La retorica delle donne elette a prova del valore positivo e progressivo del sistema Bruxelles? grazie, no.

Non mi pento di essere stata un feroce guerriero dell’emancipazione femminile a guardia della parità di opportunità tra i due sessi, anche semplicemente partendo dalla esperienza personale che mi ha visto regolarmente scavalcata da maschietti che valevano quanto un alluce del mio piede sinistro. Ma nessuno pretenda di convincerci che ci sia un grande progetto dietro la scelta di due donne alla guida delle due istituzioni chiave dell’Unione Europea, la commissione e la Banca Centrale, e non invece un compromesso più o meno accettabile, e alla fine obbligato, l’unico modo per evitare la paralisi.

Per il resto, guardare curriculum, storia e credibilità delle persone, e poche chiacchiere. Theresa May, per dirne una, sarà ricordata come un politico fallimentare e senza alcuna capacità di comando. E non brillerà nella storia, se non per una visione occhiuta, Angela Merkel, tanto celebrata dagli italiani col complesso della superiorità tedesca.

Affermato che in Europa vincono le forze che rappresentano il maggior numero di governi nazionali, e che questo è stato ed è ancora il problema dei sovranisti, che pure vanno crescendo per importanza e possibilità di veto, Francia e Germania, che hanno espresso le due signore, faticano un po’ più di quanto brillassero fino a ieri, soprattutto la Germania di una Merkel al tramonto politico e personale.

Il suo tremito, probabilmente dovuto ad abuso di psicofarmaci, ne è la rappresentazione. Non che Macron sia meglio, uno dei gravi problemi che affliggono i Paesi europei è la mediocrità degli attuali leader politici.

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Detto questo, i mediocri scelgono sempre la continuità su qualunque novità e di accettare nuove realtà hanno terrore, e così la tedesca Ursula Von Der Leyen è una perfetta merkeliana che vaneggia di Stati Uniti d’Europa contro gli egoismi degli Stati nazionali, che detto da un tedesco suona grottesco, ed è una signora madre di 7 figli che ha fatto, prima di diventare ministro della Difesa, il ministro della Famiglia, ma anche, lo dico per i distratti entusiasti di “Avvenire”, una sostenitrice della teoria gender.

Christine Lagarde, politico in carriera, userà gli strumenti che già furono di Mario Draghi, bazooka monetari e whatever it takes, ma certamente con minore credibilità e con una preparazione non da economista ma da giurista, senza dimenticare la vocazione da vampiro dimostrata dal Fondo Monetario nella gestione della crisi della Grecia. In questo un vero maschietto. Auguri.

Ps. Lascia l’incarico di commissario agli esteri una italiana e donna, Federica Mogherini, che, velo in testa, si è distinta per amore per gli autocrati palestinesi, odio per la democrazia di Israele, e piaggeria nei confronti degli Ayatollah d’Iran che frustano le donne, le lapidano quando vengono violentate, impiccano gli omosessuali. Peggio di così… La retorica bugiarda delle donne al comando per fare la differenza spiegata al suo meglio.


Maria Giovanna Maglie è giornalista e saggista