Povero Tsipras. Prima eroe della sinistra italiana, sempre alla ricerca del Papa straniero (una lista elettorale fu persino a lui intitolata!) poi, dopo la svolta pro Ue, cioè il tradimento del referendum, paladino dell’altra sinistra, quella euro globalista. Gli uni e gli altri oggi l’hanno dimenticato, e quasi fingono di non averlo conosciuto e sostenuto, dopo la pesantissima disfatta.

Eppure il caso Tsipras può diventare un’occasione ghiotta per gli eurolirici che, dietro le fattezze dell’ex comunista (Syriza nacque da una scissione del KKK, uno dei peggiori partiti comunisti del mondo), cominciano a far intravedere quelle di Salvini. Vedete, inizia a dire l’EGU (Editorialista Globalista Unico), farete la stessa fine…

Può essere, per carità, per pagare e per morire c’è sempre tempo, tuttavia il paragone è miope e pigro, sulla linea d’onda della media dei commentatori e dei cronisti politici dei giornaloni italiani. Poco o nulla accomuna infatti la Grecia del primo Tsipras con l’Italia. Poco o nulla soprattutto accomuna Syriza con la Lega e con l’universo sovranista italiano.

Prima di tutto, Syriza non è mai stata veramente euro critica perché una forza di sinistra (estrema, in questo caso) è sempre, se non anti-nazionale, transnazionale. Il primo Tsipras vagheggiava di un’Europa socialista, senza confini, tutti fratelli uniti ad aiutarsi gli uni con gli altri. Più o meno la stessa visione di Schauble, senza però la chiosa finale. Al contrario i sovranisti ritengono che l’idea di un’Europa senza confini interni ed esterni sia una utopia, pericolosa come tutte le utopie, e che fino ad oggi abbia consentito alle potenze principali della Ue di spadroneggiare sulle più fragili – come appunto dimostra il caso greco.

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In secondo luogo, Tsipras, essendo progressista e di sinistra, era pro immigrazione. Quindi ha condotto una politica migratoria aperta e piuttosto irresponsabile, che ha generato la condizione di disumanità in cui versano i campi in Grecia, e ha soprattutto provocato l’ira di molti elettori popolari verso il «traditore».

La lezione del crollo di Tsipras e quella della contemporanea frana di Corbyn, dopo la svolta pro Ue finito nei sondaggi al quarto posto dietro conservatori, Farage e liberali, dimostra che il sovranismo di sinistra non può esistere, e che ci può essere spazio politico solo per uno: il sovranismo nazional-conservatore.


Marco Gervasoni è docente universitario e membro del Consiglio scientifico del Centro Studi Machiavelli.