In quella che è diventata quasi una lotta mediatica per dimostrare che i “porti (non) sono chiusi”, per avvalorare lo stato di necessità se ne sparano di tutti i colori. Ma come si è arrivati veramente al caos nel Mediterraneo? La Comunità economica europea e la Lega Araba, nel 1970, erano ai lati opposti del tavolo da cui si alzarono, più o meno, nel 1973, stringendosi la mano. Era nato il cosiddetto Dialogo Euro-Arabo: l’iniziativa geopolitica che ha cambiato il destino del Vecchio Continente.

Una politica ad ampissimo raggio, messa in piedi su pressione principalmente della Francia, e che imponeva una simbiosi dei paesi arabi con l’Europa. Perché? L’obiettivo – soprattutto della Francia – era regalare finalmente all’Europa un prestigio tale da poter competere con gli Stati Uniti. Il nome così fascinoso “Dialogo Euro-Arabo” fece il resto. Cioè aprire le porte alla gestione degli aspetti della relazione: finanziari, culturali e legati all’immigrazione. Una strategia che cercava la creazione di un’entità che avrebbe permesso la libera circolazione di uomini e merci, e la nuova politica dell’immigrazione araba nell’allora CEE.

La prima riunione ufficiale fu al Cairo nel 1975. E vi presero parte ministri e capi di Stato dei paesi europei e i rappresentati della Commissione Europea e della Lega Araba. Gli accordi conclusi riguardavano la promozione e diffusione dell’islam in Europa, e quindi della lingua e della cultura musulmana grazie ai vari centri islamici che di lì a poco inizieranno a spuntare come funghi per l’intero continente.

Furono gli arabi a fissare le condizioni, mentre nei decenni successivi accordi non ufficiali tra Ue e i paesi della Lega Araba hanno disegnato la cornice politico culturale nella quale siamo inseriti.

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Sul fronte culturale, si è assistito alla completa riscrittura della storia; sul fronte politico, l’Europa ha legato il proprio destino ai paesi arabi. Il che ha prodotto una logica ostile alla denuncia del jihadismo, nascosto e giustificato. Il Dialogo Euro-Arabo ha fatto in modo che il concetto di terrorismo venisse trasfigurato: non più, pertanto, un crimine, ma un gesto epico ed eroico da compiere contro i due nemici dell’umanità decretati da quell’accordo: Stati Uniti ed Israele.

Con il Partenariato euro mediterraneo del 1995 si assiste poi all’evoluzione del Dialogo. Con strumenti finanziari ed economici, viene incoraggiata l’immigrazione islamica nell’Unione Europea: diventando l’elemento più importante della strategia comune europea per la sicurezza e la difesa del Mediterraneo. I vari compromessi costituiranno la struttura che avrebbe creato le cosiddette reti di solidarietà tra società civile e Ong sulle sponde del Mediterraneo. Eccoci arrivati al presente. 


Lorenza Formicola è giornalista e saggista, scrive per «Il Giornale» e «La Nuova Bussola Quotidiana»

Saggista e pubblicista, è analista del mondo arabo e islamico. Si occupa di immigrazione e sicurezza, con una particolare attenzione alla nuova islamizzazione dell'Europa. Scrive soprattutto per "La Nuova Bussola Quotidiana", "Analisi Difesa" e "Il Giornale".