Vi ricordate quando, qualche anno fa, ad ogni minimo intervento di Benedetto XVI sui temi della vita o su altri temi cari alla dottrina cattolica, una serie di arcigni intellettuali, per lo più di età avanzata e di area torinese, gridava sui giornali o in tv a difesa dei sacri e violati principi della Laicità? Le parole e gli appelli contro la protervia delle autorità ecclesiatiche, e contro le ingerenze d’Oltretevere nella politica e nella vita pubblica italiana, si sprecavano. E il Laico ne era il protagonista: sempre pronto ad alzare il dito e ad ammonire sulla necessità di tener separata la sfera del privato, entro cui il credente doveva di necessità tener circoscritta la propria fede, e quella pubblica, nella quale, uomo a tutti gli effetti dimidiato, egli doveva quasi dimenticare chi fosse.
Ora, sarà per il sopraggiungere dell’età, sarà per l’addolcirsi delle passioni, fatto sta che il Laico, con tutta la sua severa e indignata postura, è del tutto scomparso dall’orizzonte pubblico italico. Eppure, di combustibile per il suo fuoco non ne mancherebbe affatto in questa triste epoca bergogliana. È anzi proprio lui, il Francesco “venuto da lontano”, che ogni giorno interviene pesantemente nel dibattito, calibrando come un politico navigato gesti e parole in modo che colpiscano bene l’obiettivo che ha in mente. E pazienza se si tratta del ministro dell’interno dello Stato che lo ospita e coccola. Uno Stato verso il quale oggettivamente non nutre nessun rispetto perché non solo ne contesta le leggi che democraticamente si è dato, ma ne attenta quotidianamente la sovranità istigando chiunque a violarne i confini.
Che lo Stato nazionale italiano non sia mai stato sopportato dall’altra parte del Tevere è nei fatti, direi prima di tutto della storia. Ma che solo ora, a centocinquanta anni dalle breccia di Porta Pia, il Vaticano possa passare all’azione fra il silenzio dei più, è quanto meno paradossale. Ma più paradossale ancora è che i Laici siano come d’incanto scomparsi. Viene quasi un sospetto, che è forse una certezza: il loro laicismo a fasi alterne, o doppiopesismo laico, era strumentale e i loro fini erano solo politici. Sembra che, come le leggi, i principi laici in Italia si applichino coi nemici e si interpretino con gli amici.
Corrado Ocone è un filosofo e saggista.
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