Dal 20 luglio Benjamin Netanyahu è entrato ufficialmente nella storia quale premier israeliano più longevo. Ha superato un mostro sacro come Ben Gurion. Bibi sta per raggiungere i 4900 giorni di governo, ma non sa se potrà superare i 5000. Il motivo sono le elezioni anticipate che si terranno il 17 settembre, dato che il leader del Likud non è stato in grado di formare il suo quinto governo. Molti si chiedono se la vita politica di Netanyahu non sia ormai giunta al capolinea, visti anche i rischi di incriminazione per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Sarà quindi la giustizia a “resistere, resistere, resistere” contro le ingerenze (se non l’indipendenza) della politica?

Un confronto schietto fra il caso italiano e quello israeliano non sta in piedi, per tanti motivi. È vero che Israele è una democrazia parlamentare afflitta dai “mali” del sistema proporzionale (che antepone la rappresentatività alla governabilità), e difficilmente potrà intraprendere la via del maggioritario (quantomeno finché l’identità ebraica rimarrà al principio talmudico del Machloketh). Se tutti hanno ragione (cioè hanno le loro ragioni) e la sintesi non è “etica”, eccoci di fronte al grande dilemma che Bibi e i suoi successori dovranno affrontare: riuscirà lo Stato di Israele a rimanere ebraico?

La vita politica israeliana è ormai transitata a destra da almeno vent’anni. La sinistra è entrata irrimediabilmente in crisi perché incapace di farsi portatrice dei bisogni dei ceti popolari, trincerandosi dietro al motto dei “due Stati” o dello “Stato bi-nazionale”. Ma la destra ha bisogno di capire dove vuole andare. Netanyahu appoggerà una linea laicista e realista oppure darà ai “religiosi” l’esenzione dalla leva militare? Scelta tutt’altro che facile, che riguarda non solo la formazione di un altro esecutivo a trazione conservatrice, ma soprattutto i modi in cui garantire sicurezza e prosperità allo Stato di Israele. Chi vuole la pace, deve prepararsi a una lunga e aspra discussione.

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Vincenzo Pinto, storico, è direttore della rivista “FreeEbrei” e dell’omonima casa editrice