È evidente che ciò che manca all’Europa è un’anima.
Le élite cosmopolite che l’hanno concepita, o meglio che, a partire da un certo momento storico, ne hanno rilanciato il progetto, facendola poco alla volta diventare quello che è e che abbiamo ora sotto gli occhi, hanno in un primo tempo pensato che fosse possibile, sulla base del rispetto di rigide procedure burocratiche, di sopperire senz’altro a questa mancanza. D’altronde, che farsene del “supplemento d’anima” se l’Unione sarebbe stata messa in grado di funzionare come una macchina, con le sue direttive, i suoi “parametri” da rispettare, le sue logiche geometriche e infallibili? Se i cittadini del vecchio continente non avessero poi sentito come cosa loro la “costruzione”, peggio per loro. Tante più che le élite illuminate lavoravano per il loro benessere e la loro felicità che, ignoranti e incompetenti, non erano in grado di riconoscere. Classico esempio di superbia intellettuale e di illusione razionalistica di stampo illuministico!
Un boomerang che si sarebbe presto ritorto contro le stesse élite (ri)fondatrici e costituenti, e contro l’Europa stessa. La quale, Europa, in verità, un minimo comun denominatore ce lo aveva, a ben vedere: quelle “radici cristiane” che per millenni avevano dato identità e tono al vecchio continente. Mai però la mentalità illuministica, positivistica, progressista, in fondo “ingegneristica”, di quelle élite avrebbe accettato di ammettere tale verità. La crisi “sovranista” e “populista”, intervenuta dopo quella economico-finanziaria del 2008, e a tutt’oggi non ancora assorbita, ha ricordato alle suddette élite proprio tutti i limiti del razionalismo proceduralistico senza anima.
La mia impressione è che, in linea con quanto avviene nelle organizzazioni sovranazionali (a cui per una certa parte le istituzioni europee possono essere equiparate), il tentativo sia oggi quello di sopperire a questo deficit o deficienza con una ideologia di sostituzione, un surrogato artificiale: l’ambientalismo, l’estremismo climatologico, la sostenibilità. Una vera e propria religione secolare in linea, almeno formalmente e metodologicamente, con quelle che tante tragedie hanno creato a partire dalla stagione giacobina. Un tentativo di rilegittimazione che vorrebbe essere avveniristico e postmoderno ma che in verità riproduce in sedicesimo le caratteristiche delle ideologie del Novecento.
Corrado Ocone è un filosofo e saggista.
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