È veramente imbarazzante commentare i sei punti programmatici con cui il movimento delle Sardine si è presentato all’opinione pubblica. E anzi dispiace che una storia che era stata tragica ma seria quale quella della sinistra italiana finisca oggi al grado zero della politica e della cultura. Questa sorta di infantilizzazione della politica di sinistra può essere vista come una terza e non prevista fase di quella evoluzione, o meglio involuzione, della cultura politica di sinistra che aveva già visto il passaggio, lucidamente anticipato da Augusto Del Noce, dal marxismo al radicalismo di massa.
Essa era già visibile nei “girotondi”, che sin dal nome richiamavano gli aspetti ludici dell’infanzia, ma matura ora verso una forma di populismo basico che vorrebbe semplicemente depoliticizzare il mondo, eliminando da esso la conflittualità, e cioè la politica, e cioè la democrazia. Ovviamente, per affermare la propria di politica: a priori “giusta”, “buona”, rispettosa delle regole o “regolare”. E quindi disciplinante, totalitaria, soffocante. Il vecchio Marx, maestro di realismo politico, sarebbe inorridito davanti a questi suoi figli degeneri che vogliono eliminare (punto 6) la violenza verbale dal discorso politico, lui che aveva definito la violenza “levatrice della storia”. E chi cantava “Bella Ciao” sulle montagne era davvero un seguace dell’amore e utilizzava “arte, bellezza, creatività, ascolto”? E quanto a Antonio Gramsci, citato ma sicuramente mai letto, avrebbe sicuramente espresso una sonora risata al tentativo di farne un santino del “buonismo”. E che cosa avrebbero detto quei “padri”, colti figli dell’idealismo tedesco, del realismo ingenuo di chi vorrebbe una “informazione fedele” ai fatti (punto 4) e una politica “trasparente” (punto 3)?
In sostanza: le Sardine sono un prodotto dell’incultura di massa e non sanno di esserlo. Facile strumento nelle mani dei vecchi e navigati volponi della sinistra intellettuale e radical chic, sabato accorsi tutti a piazza San Giovanni a dare un “supporto morale”. Sì, proprio quelli che sulla ingenuità dei tanti e i buoni e infantili sentimenti dei più hanno costruito, nel mondo del giornalismo e della politica, solide carriere e pesanti portafogli. Chi Sardina si fa…
Corrado Ocone è un filosofo e saggista.
non avrei ma saputo proferire parole più adeguate!
All’articolo manca la parte finale. Non spiega il perchè i media nazionali stanno dando tanto rilievo a questo movimento che si autoalimenta in questo modo