Nei paesi occidentali e negli USA ancora di più esiste una tendenza, da parte degli studenti maschi, ad intraprendere una carriera legata all’informatica più frequentemente di quanto fanno le studentesse. Simmetricamente, una percentuale maggiore di ragazze intraprende studi umanistici rispetto ai maschi. Questa semplice differenza ha conseguenze sul livello dello stipendio che gli studenti percepiranno nella loro carriera lavorativa, e va a sfavore delle donne.

A spiegazione di questo fenomeno si è diffusa nel mondo liberal una teoria a dir poco delirante, che chiama in causa la supposta tendenza dei maschi ad isolare ed escludere le donne dall’ambito informatico complicando loro la possibilità di intraprendere una carriera remunerativa. Stuart Reges, docente di informatica da più di trent’anni, ha voluto affrontare il tema scrivendo un articolo che è rimbalzato su numerosi blog e forum titolato Why Women Don’t Code.

L’articolo è di una pacatezza notevole e scritto senza spirito di provocazione. Reges afferma che si tratta di una questione complessa, probabilmente difficile da ridurre ad una sola causa, ma che il presunto “mobbing” maschilista non sia la spiegazione più logica. L’autore si limita ad elencare qualche dato e qualche studio accademico sul fenomeno. Emerge dalle ricerche citate, ad esempio, che il grado di impegno di una nazione per affermare la “uguaglianza di genere” è spinge le donne a scegliere meno di frequente, e non di più, facoltà come ingegneria o informatica. Lo studio avanza l’ipotesi che un ricco welfare svincoli la scelta degli studi da criteri strettamente economici e lasci maggior spazio agli interessi personali. Un altro studio ipotizza che, avendo le donne mediamente voti migliori alle superiori in più materie, si disperdano su più possibili differenti scelte universitarie, al contrario degli uomini che tendono ad essere molto rappresentati nel gruppo di studenti con buoni voti per le materie scientifiche, ma senza particolari skills linguistiche: esattamente il tipo medio di studente che è ragionevolmente portato per iscriversi ad informatica.

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Come avrete notato le riflessioni sono, condivisibili o meno, ragionevolmente supportate da dati, eppure tale pacatezza non è bastata all’autore per conservare il proprio posto di lavoro: scopriamo infatti che non è stato rinnovato il suo contratto di insegnamento. Ufficialmente il licenziamento non è conseguenza della pubblicazione dell’articolo, ma l’autore nota che a fronte del successo del suo corso tenuto alla Washington University, dell’ottima valutazione del suo lavoro datagli dagli studenti, l’Università ha misteriosamente interrotto il suo contratto triennale dopo solo un anno di insegnamento. Risulta quasi toccante leggere il racconto della vicenda scritto dallo stesso Reges che, essendo gay, afferma di aver già subito in passato ingiuste discriminazioni e che ci tiene a dare un consiglio ai più giovani: “Ho raggiunto una certa età e ho accumulato abbastanza risparmi da poter dire quel che ritengo vero, ma a tutti voi dico: fate attenzione a quel che dite”.

Nessuno è al sicuro dall’inquisizione progressista ed alla lista dei sacrificati al politicamente corretto, dopo altri nomi come Damore e Strumia, oggi si aggiunge il professor Reges.


Guido Taietti si occupa di comunicazione politica, scrive di intelligence e geopolitica sul “Primato Nazionale”; è autore del libro “Trattato sul Sovranismo”.

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Scrive su "Il Primato Nazionale" di geopolitica ed intelligence. Si occupa inoltre  di Comunicazione politica e marketing elettorale, avendo seguito  decine di campagne elettorali locali e nazione ecollaborato alla stesura di strategie comunicative per ONG in Italia e all'estero. Autore del saggio Trattato sul Sovranismo.