L’ascia del politicamente corretto oggi si abbatte su Yale, centro universitario nevralgico per la formazione di futuri dirigenti, e ciò non dovrebbe neanche più sorprendere. Il prestigioso corso “Introduzione alla Storia dell’arte dal Rinascimento ad oggi” è stato infatti forzatamente cancellato per ragioni legate alla classica vecchia storia: “un canone occidentale eccessivamente idealizzato, troppo bianco, etero, europeo e maschile.”
Ad annunciare il pensionamento dell’amato corso è proprio la testata giornalistica dell’Università: le motivazioni sono disparate e mettono in evidenza ancora una volta la grande debolezza occidentale, sempre più contaminata da istanze multiculturali distorte. Insomma, l’Occidente era bravo, aveva degli artisti dall’ingegno unico e straordinario, ma non va bene raccontarli né studiarli dalla prospettiva occidentale. Nell’articolo in questione si denuncia il tentativo di “mettere su un piedistallo l’arte occidentale, la quale ammette solo il proprio canone”.
Tra gli studenti comunque si sono creati molti dissapori: infatti il corso era amato e seguito, soprattutto perché è innegabile guardare all’Europa quando si tira in ballo l’Arte nel senso più nobile del termine. L’America, tutto questo, non lo ha mai avuto e forse un po’ ce l’ha sempre invidiato. Il preside del dipartimento giustifica la scelta facendo anche riferimento al “malessere” generato negli studenti i cui canoni culturali sono differenti, sicché per non farsi mancare nulla ha anche aggiunto che nella nuova rielaborazione dei corsi si darà particolare attenzione al problema dei cambiamenti climatici, assieme alle “questioni di sesso, razza e classe”.
Non ci vuole molto a comprendere che siamo di fronte ad un’ennesima psicosi culturale dagli effetti socialmente devastanti, eppure la frequenza è talmente visibile che si finisce per normalizzare dei veri e propri atti discriminatori nei confronti delle produzioni europee, senza dimenticare che si giustifica il tutto facendo affidamento ai temi mainstream delle istanze liberal e progressiste. Vi sono sempre meno intellettuali e professori avvezzi al “vecchio caro metodo“, la mancanza di oggettività nello studio e nelle analisi ha dato vita a dei veri e propri disegni distorti della realtà e della storia, il prodotto universitario è ormai inquinato da una lente ideologizzata, si ripete il fenomeno dell’Affirmative Action.
La decisione del dipartimento di Yale mette in mostra questa voluta ignoranza occidentale rispetto alla propria storia: potremmo dire che “il sonno della ragione genera mostri”, sicché quando non si conosce la propria storia (se non con una narrazione ideologizzata) i risultati sono sproloqui contro l’archetipo occidentale che, a quanto pare, deve subire ogni tipo di discriminazione. Probabilmente ci vorrebbe più umiltà nel riconoscere che l’Occidente e il suo passato forse hanno ancora molto da insegnare agli uomini; non a caso tutta la tradizione giuridica e culturale regge sui solidi piedi di un sistema millenario.
Cancellare le identità e fare di tutto per riscrivere la storia a proprio piacimento ricorda tanto un esempio storico molto citato dalla frange progressiste: dopotutto era Hitler che alzava i roghi coi libri e accelerava una propaganda mistificata per avere potere sulle masse. La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.
Politologa e romanticamente innamorata di un'idea di Italia ed Occidente che non c'è più. Attualmente blogger.
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