Mente scriviamo gli iraniani sono impegnati con le elezioni parlamentari in un momento di turbolenze in patria e di tensioni bollenti all’estero. Eppure, se c’è un aspetto molto meno scontato del risultato elettorale e che può davvero cambiare le sorti del Paese, è il dopo Soleimani. Quello del generale non è un ruolo marginale in Iran. La repubblica islamica aveva il suo leader, con tanto di iconografia ben studiata. Era importante perché guidava la Quds Force, il braccio operativo esterno del Corpo di Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran. E con l’ex generale, era una macchina finalizzata a spingere gli Stati Uniti e altre forze occidentali fuori dalla regione, oltre che a garantire la posizione dell’Iran come superpotenza regionale. Aveva l’intelligenza, la creatività e il sostegno politico per progettare la complessa politica del regime fatta anche di gestione di gruppi militanti per procura.

Esmail Qaani, quello che era il suo vice, è stato scelto per sostituirlo a capo della Forza Quds. Ma diverse settimane dopo è arrivata un’altra nomina: il nuovo vice della Forza Quds sarà il generale Muhammad Hussein-Zada Hejazi, l’uomo che ha supervisionato i legami dell’Iran con Hezbollah. Due nomine con un messaggio alla base: Soleimani sarà anche morto, ma la Forza Quds continuerà la strategia da lui sostenuta. Perché, dal punto di vista del regime, dal momento che nessun comandante può sostituire Soleimani, la rete di delega iraniana sarà ora gestita da un comitato, con la Forza Quds capace di ricoprire, in più figure, tutti i ruoli che Soleimani aveva assunto. Era un comandante pratico, svolgeva ruoli diretti nelle operazioni chiave, stabilendo legami personali con i principali comandanti della milizia, cosa di cui Esmail Qaani non è ritenuto capace. Più burbero burocratico che leader carismatico, è improbabile sarà in grado di ricoprire tutti gli stessi ruoli e responsabilità di Soleimani. 

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Era il 2013 quando l’Iran decideva di inviare missili a guida laser, attraverso la Siria, a Hezbollah in Libano. L’Iran sperava che l’operazione sarebbe passata inosservata nel clamore della guerra siriana, ma Israele svelò il piano e nell’agosto 2019 rese pubblici i dettagli, inclusi i nomi dei personaggi coinvolti. Il più importante tra gli agenti era l’attuale vice, Muhammad Hussein-Zada Hejazi, che si era trasferito in Libano per supervisionare il progetto. La nuova decisione di ritirare Hejazi dal Libano, dove il progetto missilistico rimane una priorità sia della Forza Quds che di Hezbollah, è così un esempio lampante di come l’Iran abbia intenzione di provare a vestire tutti i panni, sebbene larghi, di Soleimani: l’aggressiva guerra per procura asimmetrica del generale continuerà per influenzare tutta la regione. Anche se paiono più le sfide che le opportunità all’orizzonte.


Lorenza Formicola, giornalista e saggista, scrive per “Il Giornale” e la “Nuova Bussola Quotidiana”.

Saggista e pubblicista, è analista del mondo arabo e islamico. Si occupa di immigrazione e sicurezza, con una particolare attenzione alla nuova islamizzazione dell'Europa. Scrive soprattutto per "La Nuova Bussola Quotidiana", "Analisi Difesa" e "Il Giornale".