Soldati turchi e jihadisti dalle lunghe barbe, tutti radunati assieme al grido “Allahu akbar” prima dell’ennesima offensiva nella zona di Idlib, contro l’esercito governativo siriano, il tutto documentato in un video e fatto circolare sul web. Ankara viene così presa in castagna per l’ennesima volta a sostenere gli estremisti islamici.
Un filmato che rischia di creare serio imbarazzo sia alla Nato sia agli Stati Uniti, in particolare dopo che i due attori avevano espresso solidarietà ad Ankara per la morte dei 33 militari turchi, colpiti da un bombardamento siriano sui jihadisti; ebbene sì, perché i soldati di Ankara si trovavano proprio a fianco dei tagliagole durante i raid di Damasco.
Per quanto riguarda la situazione di Idlib, i punti essenziali sono due:
1- La Turchia ha aggredito uno Stato sovrano attaccandone le forze armate e occupandone militarmente parte del territorio. Idlib è infatti territorio siriano, è bene ricordarlo. Schierarsi a fianco di Ankara significa dunque sostenere una gravissima violazione internazionale.
2- Il legame tra Ankara e gruppi jihadisti come Hayyat Tahrir al-Sham (HTS), branca siriana di al-Qaeda, è oramai chiaro. Nel momento in cui Nato e Usa dovessero decidere di sostenere Ankara, si troverebbero automaticamente a spalleggiare anche quel jihadismo che la “Coalizione” dice di voler combattere. Le dichiarazioni fatte dal rappresentante speciale americano per la Siria, James Jeffrey, secondo cui “HTS non ha commesso attacchi terroristici a livello internazionale” e dunque “in alcune circostanze si può dialogare con loro” non fa che peggiorare la situazione, visto che fa distinzione tra “terrorismo interno” e “terrorismo esterno”, come se il primo fosse eventualmente accettabile in base all’obiettivo da colpire.
In ultimo, è bene ricordare come le dichiarazioni di Erdogan sulla “crisi umanitaria di Idlib generata dall’esercito di Damasco” (teoria purtroppo assecondata in certi ambiti politici europei e statunitensi) non abbiano senso, visto che l’unico vero problema dell’area sono i gruppi jihadisti e i militari turchi che stanno occupando il suolo siriano e che non dovrebbero essere lì.
Curioso poi come Erdogan si preoccupi tanto della popolazione di Idlib, ma non si faccia problemi ad ammassare profughi ai confini greci per utilizzarli come merce di scambio e ricattare l’Europa.
Giovanni Giacalone è senior analyst presso l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Itstime) dell’Università Cattolica di Milano e presso il Center for Strategic Analysis (Kedisa) di Atene.
Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.
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