Nei giorni della quarantena da coronavirus, tutto si ferma, ma non la propaganda gender.
È di venerdì scorso la partecipazione di Giovanna Vivinetto, giovane transessuale, al programma Vieni da me, condotto su Raiuno nel primo pomeriggio da Caterina Balivo. Durante la trasmissione l’ospite ha raccontato la sua esperienza di cambio di sesso e ha fatto pubblicità al suo libro autobiografico appena pubblicato. Un intervento ritenuto da più parti inopportuno, nella misura in cui, pur non essendo tecnicamente in fascia protetta, è andato in onda in un momento in cui bambini e minori – come tutti – si trovano a casa. In Parlamento, come prevedibile, le proteste sono arrivate esclusivamente dall’opposizione e, in particolare, da Forza Italia, nelle persone del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, della senatrice Licia Ronzulli e del presidente della Commissione Vigilanza Rai, Alberto Barachini.

Un episodio di ‘ordinaria amministrazione’ per Mamma Rai, tanto più che i tentativi di indottrinamento, veicolati da fiction televisive o da talk show, sono ormai all’ordine del giorno. Se non fosse che stavolta, a perdere le staffe, è stato nientemeno che il numero uno di viale Mazzini. Due anni fa, la nomina di Marcello Foa a presidente della Rai era stata accolta con un certo malumore dai circoli lgbt nostrani, tutti ben al corrente del pensiero non allineato di Foa, mai tenero, da giornalista, verso l’ideologia arcobaleno in tutte le sue forme. Una linea sostanzialmente contraddetta dal profilo basso mantenuto dall’attuale presidente Rai sulle tematiche succitate. Fino a venerdì scorso: “È importante – ha dichiarato Foa – che la Rai tenga conto di ogni sensibilità presente nel Paese, con equilibrio. L’offerta al pubblico, soprattutto nelle prossime settimane, prenderà in considerazione le osservazioni e i richiami del senatore Barachini e della senatrice Ronzulli. In particolare, la Rai avvierà una doverosa riflessione sull’invito del senatore Barachini a estendere le tutele previste per le fasce protette e modificare di conseguenza le modalità dell’intrattenimento”.

Una presa di posizione forte, quella del presidente Rai, che mette fine alla sua precedente linea prudenziale. Foa si è così guadagnato l’apprezzamento di Pro Vita & Famiglia, un anno fa impegnata nel coordinamento generale dell’XI Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona. Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e vicepresidente della onlus, hanno accolto le parole di Foa come una “vittoria del buonsenso”, esprimendo gratitudine al presidente della Rai.

LEGGI ANCHE
Non esce (per ora) il film-celebrazione di Mario Mieli, finanziato dai contribuenti

La disinvoltura con cui, da anni, la nostra TV pubblica tratta il delicatissimo tema della transessualità, peraltro, cozza con le allarmanti notizie che arrivano da varie parti del mondo riguardo alla disforia di genere e alla scriteriata applicazione delle cure ormonali. In particolar modo nel Regno Unito, negli ultimi dieci anni, è cresciuto in modo esponenziale il numero di adolescenti e persino di bambini con disforia di genere sottoposti a cura farmacologica. Con estrema leggerezza, la maggior parte dei medici indirizza i propri giovani pazienti verso il cambio di sesso, evitando la più prudente opzione della terapia psicologica. Molti dei ragazzi che presentano i disturbi tipici della disforia di genere, infatti, se trattati in modo adeguato, crescendo, rivelano di non essere nemmeno omosessuali.

Altissimo è il tasso di suicidi tra i giovani transgender, complice anche la scriteriata somministrazione di triptorelina nelle cliniche specializzate nel cambio di sesso. Per non parlare degli ormai sempre più frequenti ‘outing al contrario’, ovvero l’uscita allo scoperto di transgender che, fuorviati da medici senza scrupoli, si sono sottoposti a cura ormonale e successivo intervento chirurgico, senza però superare i sintomi patologici tipici della disforia di genere. Clamoroso, in tal senso il caso di Charlie Evans, nata donna, operata e poi diventata testimonial e simbolo dei transgender pentiti. Potranno mai storie come queste trovare spazio nelle trasmissioni Rai al pari di quelle dei transgender ‘felici’?


Luca Marcolivio è giornalista professionista free lance.