In Italia la responsabilità di gestione di una crisi o conflitto risale all’Organizzazione Nazionale per la Gestione delle Crisi (ONGC), che definisce la composizione e le attribuzioni degli organi decisionali e del consesso interministeriale di supporto per l’adozione delle misure di prevenzione, risposta e gestione della situazione di una crisi. Applicando questa metodologia al verificarsi del contagio del Coronavirus, il Governo avrebbe potuto avviare immediatamente un complesso di attività che avrebbero coinvolto una molteplicità di organi decisionali, di coordinamento e di gestione.

L’azione di coordinamento degli sforzi avrebbe potuto essere assegnato all’ONGC, le cui funzioni sono regolate dal DPCM del 5 maggio 2010. Trattandosi di un intervento rivolto a ripristinare specifiche funzionalità, sarebbe risultato vitale, prima dell’intervento, definire una strategia di “ingaggio” della crisi nell’ambito della quale si sarebbe dovuto definire lo “stato finale” desiderato che avrebbe dovuto descrivere compiutamente le condizioni ritenute accettabili (e sostenibili) al termine dell’intervento. Si sarebbero potuti chiaramente individuare i domìni di interesse che costituiscono il “dominio di ingaggio” della crisi ed il teatro delle operazioni.

Il dominio di ingaggio è genericamente circoscritto ad una serie di fattori politici, militari, economici, sociali, informativi ed infrastrutturali: in sostanza quella parte dell’ambiente (costituito da elementi materiali e non materiali) sul quale la Nazione sarebbe stata in grado di provocare effetti duraturi, attraverso l’utilizzo sistemico e sincronizzato degli strumenti del potere nazionale. L’utilizzo degli effetti avrebbe facilitato la corretta assegnazione delle priorità agli sforzi ed una corretta allocazione delle risorse. Una volta definiti gli effetti desiderati, al livello di gestione della crisi sarebbero state determinate le azioni discendenti. In ultima analisi, il ciclo degli effetti descritto si sarebbe concluso quando le rispettive azioni discendenti sarebbero state capaci a modificare le condizioni generali nell’area nei termini desiderati (di fatto, corrispondenti allo stato finale), trasformandole da inaccettabili ad accettabili.

Se è vero che ogni crisi presenta caratteristiche di unicità, è altrettanto vero che gli elementi su cui agire per la sua prevenzione e risoluzione sono essenzialmente gli stessi, dal ripristino della sicurezza sanitaria e dell’ordine civile, al riavvio del processo politico e la ripresa di normale vita sociale. Come in ambito Difesa, quindi, siamo ancora in tempo per attivare il processo di definizione delle strategie di impiego attraverso il Comitato Politico Strategico (CoPS), che potrebbe seguire lo sviluppo della crisi attraverso il Nucleo Interministeriale Situazione e Pianificazione (NISP). Il CoSP/NISP assicurerebbe altresì l’integrazione con i contributi strategici delle altre componenti governative coinvolte nella gestione della crisi e la sincronizzazione con gli attori esterni.

Il Comitato in parola, presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, valuterebbe gli elementi di situazione definendo i provvedimenti da sottoporre all’approvazione del Consiglio dei Ministri, dando l’indirizzo strategico all’approccio della crisi. Alle riunioni del CoPS parteciperebbe, tra gli altri, il Capo di Stato Maggiore della Difesa e si eviterebbe la mancata coordinazione con le Forze Armate come invece successo il 7 marzo scorso al momento della chiusura del Nord e la conseguente grande fuga verso il Sud. Nella battaglia contro la pandemia, sarebbero chiamati a partecipare alle riunioni anche altri Ministri o responsabili di strutture/organismi dipendenti, funzionali alla trattazione di specifici casi. Il CoPS interagirebbe con gli attori esterni dello stesso livello politico-strategico, in particolare con il Consiglio Europeo, con il Consiglio Atlantico e con il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con le Ambasciate delle Nazioni coinvolte nella crisi.

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Il NISP coinvolge i Ministeri di Interno, Affari Esteri e Difesa, insieme ai Ministeri dell’Economia e Finanze, della Salute, i Dipartimenti della Protezione Civile, delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile; le Agenzie di Informazione e Sicurezza Interna (AISI) e di Informazione e Sicurezza Esterna (AISE); uffici del portavoce del Presidente, del consigliere diplomatico e del consigliere militare del Presidente del Consiglio. La partecipazione sarebbe estesa a rappresentanti di altri Ministeri o Enti così come ritenuto necessario.

I compiti del NISP correlati alla situazione che sta rapidamente evolvendo sarebbero l’aggiornamento della situazione in base alle comunicazioni delle varie organizzazioni come l’OMS, AIFA, ISS, utilizzando l’interscambio di notizie fra i vari ministeri ed utilizzando le informazioni provenienti dalle rappresentanze diplomatiche; formulazione di ipotesi di posizioni da assumere in merito alle misure da prendere, per le successive decisioni del CoPS; esame e proposta al CoPS delle linee guida della politica d’informazione predisposte dal rappresentante dell’ufficio stampa e del portavoce del Presidente. Allo scopo di coadiuvare il NISP, i rappresentanti dei vari Ministeri, della Protezione Civile e di tutti gli altri garantirebbero lo scambio di comunicazioni, informazioni e quant’altro sia ritenuto attinente alla crisi.

Nulla vieterebbe di costituire in seno al NISP una cabina di regia per l’analisi e le valutazioni delle proposte anche con le forze politiche di opposizione.


Nicola De Felice, Ammiraglio di divisione (ris.), è Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli.

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Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli. Ammiraglio di divisione (ris.), già comandante di cacciatorpediniere e fregate, ha svolto importanti incarichi diplomatici, finanziari, tecnici e strategici per gli Stati Maggiori della Difesa e della Marina Militare, sia in Patria sia all’estero, in mare e a terra, perseguendo l'applicazione di capacità tese a rendere efficace la politica di difesa e di sicurezza italiana.