Il 1° aprile scorso, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha pubblicato su “La Repubblica” una lettera agli italiani dal titolo Scusateci, ora la Ue è con voi alla quale, il giorno successivo, ha risposto il Presidente del Consiglio Conte, evidenziando la necessità di un cambio di passo a livello europeo.

Nella lettera della von der Leyen si cita con grande enfasi “una nuova iniziativa economica” una sorta di “cassa integrazione europea“, uno strumento con il quale “l’Europa vuole dare una mano, stanziando nuove risorse per finanziare la cassa integrazione. L’Unione stanzierà fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto”. Il riferimento della von der Leyen riguarda un nuovo strumento europeo chiamato Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency (SURE) da introdursi nei singoli ordinamenti nazionali attraverso un emanando regolamento europeo.

Come ampiamente pubblicizzato dalla stampa, l’idea di base è quella di consentire agli Stati di disporre di risorse aggiuntive per un totale complessivo massimo di € 100 miliardi. Queste risorse saranno destinate esclusivamente a finanziare gli strumenti che ogni singolo Stato ha già in essere per il sostegno dei redditi; si tratterebbe quindi di un intervento temporaneo volto a stemperare le pesanti conseguenze economiche della crisi sul reddito degli europei. L’analisi del testo della bozza di regolamento porta a evidenziare aspetti di assoluto rilievo per la comprensione del meccanismo, che tratteggiano un quadro parzialmente diverso da quello rappresentato dai mass media.

Prima di ogni altra cosa va chiarito che la frase “l’Unione stanzierà fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia” è quanto meno ambigua. Lo schema del SURE è quello di un prestito, tanto che nella documentazione del regolamento si richiama il precedente dello European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM), la prima versione del fondo salva-Stati; essenzialmente quindi la Commissione reperirà fino a € 100 miliardi sui mercati finanziari e, a propria volta, li presterà ai singoli Stati che, ovviamente, dovranno restituirli. Nessun stanziamento di fondi europei quindi ma solo un prestito. Il principale vantaggio offerto dal SURE sarà dunque costituito dallo spread tra il costo spuntato sui mercati dalla Commissione ed il costo che ciascun Stato affronterebbe per reperire quanto richiesto a SURE.

La quantificazione di quanto l’Italia potrà ottenere da SURE è assai complessa. Lo Stato interessato al SURE dovrà presentare una richiesta alla Commissione documentando le maggiori spese, sostenute o da sostenersi, a causa della crisi del coronavirus da parte dei meccanismi nazionali a tutela del reddito. Il regolamento prevede però alcune limitazioni: in particolare l’art. 9 statuisce che la somma di quanto dovuto dai tre Stati che più hanno richiesto al SURE non potrà eccedere i € 60 miliardi. Il tasso applicato e la durata del finanziamento verranno determinati dalla Commissione, fermo restando che quanto dovuto da tutti gli Stati non potrà superare i € 10 miliardi in ciascun anno, imponendo di fatto un graduale rientro e non un’unica restituzione totale alla scadenza.

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La stampa cita non meglio precisate garanzie per € 25 miliardi sottolineando l’effetto leva rispetto ai € 100 miliardi del programma. SURE richiede infatti la presenza di garanzie solidali per complessivi almeno € 25 miliardi, volontariamente messi a disposizione dagli Stati; per l’Italia la quota in oggetto ammonterà a circa € 2,7 miliardi. Secondo il regolamento, tali garanzie devono essere irrevocabili, liquide ed immediatamente esigibili (“irrevocable, unconditional and on demand guarantees”). Va sottolineato che, ai sensi dell’art. 12 del regolamento, SURE si attiverà solo successivamente alla messa a disposizione dell’intera somma di € 25 miliardi; quindi in assenza della totalità delle garanzie, i € 25 miliardi, SURE non erogherà alcuna somma. Questo aspetto inoltre, con ogni probabilità, si rifletterà negativamente sulla tempistica ai fini di per poter disporre delle risorse del SURE che ben difficilmente perverranno in tempi brevi.

Quella immaginata dalla von der Leyen sarà anche una “Europa fondata sulla solidarietà” ma certamente è un’Europa assistita da garanzie irrevocabili, liquide ed immediatamente esigibili.

In estrema sintesi SURE consentirà di risparmiare qualcosa sul costo del finanziamento di una manciata di miliardi (quanti ad oggi è difficile quantificare), ma solo dopo aver precedentemente messo a disposizione garanzie per circa € 2,7 miliardi. Il nuovo strumento europeo costituisce un tentativo da parte della Commissione di alleviare un aspetto socialmente importante della crisi ma, sotto un profilo finanziario, non è certo uno sforzo impressionante.


Luca Ruggeri è un dirigente nel settore finanziario.

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Ricercatore senior del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Economia, ha lavorato per oltre venti anni presso una grande banca italiana ed attualmente svolge la propria attività quale direttore generale presso un investitore istituzionale.