di Giovanni Giacalone

Gli arresti effettuati dalle autorità venezuelane nei confronti di gruppi di ribelli affiancati da due mercenari statunitensi destano non poche perplessità, al punto che si fa persino fatica a definirla “operazione”, nonostante che i due registi dell’iniziativa, Jordan Goudreau e Javier Nieto Quintero, abbiano rilasciato un filmato con parvenza di serietà che non rispecchia però quanto visto sul campo.

Un’operazione terminata ancor prima di iniziare nonché ultima fase di un progetto utopico, assurdo e suicida che ha visto coinvolti diversi personaggi ambigui legati a quegli ambienti militari bolivariani anti-Maduro rifugiatisi in Colombia, e che a questo punto è lecito chiedersi quanto anti-regime fossero realmente. Tutto ciò all’interno di una galassia d’opposizione internamente divisa e disorganizzata.

Nel frattempo Maduro suona la gran cassa e accusa Washington di aver architettato l’invasione, cosa ben poco credibile visto l’esito dell’iniziativa. Il Presidente Trump è stato chiarissimo e oltre a dichiarare l’estraneità statunitense, ha affermato che se fossero veramente stati gli Usa ad organizzare l’assalto, le cose sarebbero andate ben diversamente e su questo i dubbi sono pochi.

Per quanto riguarda le dinamiche della fallita invasione, la lista di errori è talmente lunga che illustrarli tutti in dettaglio richiederebbe troppo spazio. In primis bisogna tener presente che i due registi, ovvero Goudreau e Nieto Quintero, sono rispettivamente ex berretto verde veterano pluridecorato di Iraq e Afghanistan, ben noto in Florida dove ha sede la sua società di sicurezza privata “Silvercorp”, e un ex capitano delle Forze Armate del Venezuela, ora strenuo oppositore di Maduro. Certamente non degli eccellenti strateghi, ma neanche digiuni di campo di battaglia.

Nonostante ciò, hanno pensato bene di avanzare in territorio nemico, procedendo via mare utilizzando due motoscafi (uno dei due rimasto anche senza benzina) con a bordo una sessantina di uomini male armati e senza adeguato addestramento. Ciò significa non avere idea di chi ci fosse dall’altra parte della barricata. Uno dei due motoscafi è tra l’altro sbarcato a Macuto, area urbana densamente popolata e vicina a un porto, non certo il punto migliore per un’infiltrazione clandestina. I due contractors statunitensi fermati a Chuao avevano con sé passaporti e patenti di guida e tra le armi confiscate c’era persino un fucile M4 da softair. Uno dei due ha successivamente dichiarato che l’obiettivo era quello di arrestare Maduro e portarlo negli Usa.

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Non vi sono poi dubbi sul fatto che l’intelligence venezuelana fosse da tempo al corrente della missione, forse perché qualche socio venezuelano di Goudreau ha parlato un po’ troppo a Bogotà, o forse perché non tutti i ribelli anti-regime addestrati da Goudreau erano realmente anti-regime. Del resto Goudreau stesso non si è certo impegnato nel nascondere la cosa, diffondendo il video assieme a Nieto Quintero e twittando dell’operazione mentre era ancora in corso. Strano modo di rovesciare un regime.

Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.