di Daniele Scalea

Il “ciclo delle notizie” è l’insieme di modi e le tempistiche con cui una notizia accede agli onori delle cronache, permane per un periodo nel dibattito mainstream, e quindi ne esce più o meno dimenticata. Una delle parti più interessanti è capire come e perché certe notizie entrino in tale ciclo e altre no. Non sempre, infatti, sembra che la rilevanza sia la logica seguita. In molti casi, sembra c’entrare la politica. Proviamo a indagare tale aspetto attraverso una vicenda che sta ora tenendo banco negli Usa, ma che ha fatto non poca fatica a entrare, appunto, nel fatidico mainstream. Si tratta dell’affare Reade-Biden.

La vicenda sarà sconosciuta al lettore italiano solito a informarsi esclusivamente tramite i Tg nazionali. In estrema sintesi, la signora Tara Reade ha denunciato che, nel 1993, quando lavorava nell’ufficio dell’allora Senatore Joe Biden, quest’ultimo la aggredì sessualmente. La notizia è particolarmente delicata dal momento che Biden è il candidato presidente dei democratici per le elezioni di questo novembre, e che i democratici hanno cavalcato il MeToo e il mantra per cui “a ogni donna va creduto” per attaccare il giudice Brett Kavanaugh candidato (poi confermato) alla Corte Suprema. Le accuse della Reade sono, quasi sicuramente, non accertabili, eppure hanno a supporto molti più indizi rispetto a quelle che la signora Blasey Ford rivolse contro Kavanaugh e furono prese per oro colato dai democratici.

Osserviamo questo grafico, realizzato dal sito di statistica “FiveThirtyEight“, relativo alla copertura data alla vicenda Reade da tre canali all-news americani: si tratta di Fox News (conservatrice), CNN e MSNBC (entrambi liberal).

tara reade

La prima osservazione è che il canale di destra, Fox, dà molto più spazio alla vicenda di quanto facciano gli altri due, di sinistra, i quali essenzialmente se ne interessano solo quando lo stesso Joe Biden emana una sua risposta. Ma di questo comportamento censorio e incoerente da parte dei media progressisti già si è scritto.

Nel grafico possiamo però scorgere qualcosa di più sorprendente: e cioè che anche Fox News lascia passare quasi tre settimane, dal momento in cui Tara Reade si fa avanti, per cominciare a coprire la notizia. Potrebbe trattarsi di un’attesa motivata dal desiderio di meglio verificare l’accusa. Ma è curiosa la coincidenza per cui Fox si muove quando è il “New York Times”, media d’orientamento liberal, a pubblicare un articolo sulla vicenda. In poche parole, per quanto Fox sia il canale televisivo di notizie di gran lunga più seguito negli USA (e con molti più utenti del NYT), sembra interessarsi alla vicenda Reade-Biden solo quando una rinomata testata di sinistra la introduce nel ciclo delle notizie.

Certi media (quelli che noi definiamo “autorevoli”) hanno il potere di far diventare una notizia mainstream o di lasciarla nell’ombra. In genere questi media sono schierati a sinistra. Lo vediamo ancora meglio quando si osserva il ciclo delle notizie internazionali. Una notizia dagli Usa arriva in Italia solo se la riportano “New York Times”, “Washington Post” o CNN, anche se hanno molti meno utenti di Fox. Una notizia da Israele arriva in Italia se ne scrive “Haaretz”, anche se nel proprio Paese è alla stregua de “Il manifesto” qui da noi. Di converso, le notizie dall’Italia sono veicolate all’estero principalmente tramite “La Repubblica”. Sorprenderà scoprire che anche testate conservatrici estere utilizzano il quotidiano simbolo della Sinistra italiana.

Del resto, qui in Italia troveremo che “Repubblica”, “Corriere della Sera”, il Tg de “La 7” e trasmissioni partigiane come “Report” sono quelle che determinano i contenuti del discorso mainstream. Ciò non significa che poi l’opinione pubblica li segua nel giudizio che danno delle singole notizie; ma sono le loro notizie a essere dibattute, anche dai giornalisti e cittadini conservatori, molto più di quelle che escono da “La Verità” o “Il Tempo”.

Questo meccanismo rientra appieno nel tema dell’egemonia culturale, che è anche egemonia dell’informazione. L’egemonia non richiede che esistano solo testate della medesima fazione: è vero che la maggior parte dei media sono di sinistra, ma non mancano quelli di destra. Egemonia significa che i media di sinistra sono generalmente percepiti come “centristi”, “autorevoli”, “affidabili”, quelli di destra come “faziosi”. Certamente possono esistere responsabilità da parte di giornalisti e operatori culturali di destra, è possibile che la qualità sia mediamente inferiore rispetto ai prodotti degli ambienti di sinistra, ma ciò dipende principalmente dal fatto che coloro che si muovono al di fuori di tali ambienti rimangono necessariamente in un cono d’ombra, coperti dallo stigma della “non autorevolezza” a prescindere dalla validità delle loro inchieste. Alla fine persino i media e gli opinionisti di destra preferiscono non citarsi tra loro, ma fare costante riferimento agli “autorevoli”.

Internet ha parzialmente scardinato questo meccanismo. La vicenda Reade è portata alla ribalta dal NYT anche perché molti siti web ne stavano parlando da settimane. Non si può però confidare nella rete e nei social. Siti e blog di destra, qui in Italia, vivono quasi sempre per la passione militante di chi li conduce, quasi mai grazie a un modello di sostenibilità economica. E da anni i gestori dei social network cercano (non senza qualche risultato) di espungere e censurare i contenuti non in linea con le preferenze politiche dei loro management. Ciò che serve è che si esca dal complesso di inferiorità culturale e intellettuale che la Destra ha verso la Sinistra. O sarà sempre quest’ultima a decidere cosa sia notizia e cosa no.

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