di Federico Cenci
Preferite una bistecca alla fiorentina oppure uno spiedino di vermi fritti? Domanda retorica. I più rifiuterebbero persino di rispondere, considerando un simile interrogativo un intollerabile affronto alla nostra tradizione culinaria. Eppure, in Europa, c’è chi vuole persuaderci a cambiare dieta, sostituendo la carne con pietanze alternative, tra cui gli insetti. Nemmeno a dirlo, ce lo chiedono per il bene nostro e dell’ambiente.
E lo fanno attraverso una strategia della Commissione europea denominata “Farm to Fork”, ovvero “(dalla) Fattoria alla Forchetta”. Si tratta di uno dei dieci capitoli contenuti nella tabella di marcia del cosiddetto European Green Deal, tanto incensato piano di crescita europeo basato su politiche sostenibili. L’obiettivo – si legge sul sito della Commissione – è la creazione di un sistema alimentare “equo, salutare ed ecologico”, che può avvenire solo mediante “un cambiamento nelle diete delle persone”. Il testo, pubblicato la scorsa settimana, afferma: “Passare a una dieta più vegetale con meno carne rossa e trasformata e con più frutta e verdura ridurrà non solo i rischi di malattie potenzialmente letali, ma anche l’impatto ambientale del sistema alimentare”. Tradotto: meno abbacchi e porchette, più cetrioli e fragole. Ma non solo. Al fine di promuovere questa nuova dieta sostenibile, la Commissione europea si concentrerà su come “aumentare la disponibilità e cercare fonti di proteine alternative quali le proteine di origine vegetale, microbica e marina e a base di insetti e i prodotti sostitutivi della carne”. Dunque, oltre a cetrioli e fragole, anche più cavallette e larve. Il documento conclude che “il Green Deal europeo è un’opportunità per conciliare il nostro sistema alimentare con le esigenze del pianeta e per rispondere positivamente al desiderio degli europei di prodotti alimentari sani, equi e rispettosi dell’ambiente”.
Sia consentito aggiungere, tuttavia, che desiderio degli europei è anche, e soprattutto, mantenere intatte le proprie tradizioni alimentari. È bene che i prodotti alimentari siano “sani, equi e rispettosi dell’ambiente”. Ed è bene, a tal proposito, privilegiare l’agricoltura e gli allevamenti locali che abbiano un impatto minimo sull’ecosistema. Ma è finanche necessario – dal momento che si tratta di doverli mangiare – che i cibi siano appetitosi, invitanti da cucinare e gradevoli alla vista. Evviva la bistecca alla fiorentina.
Giornalista e scrittore, ha lavorato per l’agenzia di stampa cattolica "Zenit" e per "In Terris". Attualmente collabora con varie testate, tra cui "Il Quotidiano del Sud", "Culturaidentità", "International Family News". Per Eclettica Edizioni ha dato alle stampe nel maggio 2020 il libro Berlino Est 2.0 - Appunti tra distopia e realtà.
Che poi gli insetti li si mangia SOLO in 5-6 paesi in tutto il mondo.
Nella maggior parte del terzo ed anche del quarto mondo, non esistono tradizioni culinarie a base di insetti.
Magari in alcuni paesi si mangiano animali strani tipo i topi (in Nigeria mi pare, il ratto gigante è un piatto per gente chic), ma i vermetti fanno schifo un po’ a tutto il mondo.