di Trader

Un italiano che si trasferisce in Olanda nota principalmente tre cose:

– è un paese esageratamente ventoso. Sempre, in tutte le stagioni;
– le piste ciclabili sono dappertutto. Non solo in città, ma corrono di fianco alle autostrade. Non vi è angolo irraggiungibile senza la bicicletta. Il paese è poco più piccolo di Piemonte e Lombardia messi insieme, le grandi città sono al massimo un’ora di auto una dall’altra;
– stagni e canali sono dovunque, con contorno di papere, cigni e varietà aviarie assortite a seconda della stagione.

E il coronavirus? Come hanno affrontato l’emergenza gli olandesi? È vero che non vogliono aiutare gli italiani ”spendaccioni”?

Qui alcune chiarificazioni sono d’obbligo: nei Paesi Bassi, il ”corona” è finora stato al massimo un fastidio, non una tragedia. Fastidio perché per quasi due mesi ristoranti, club, parrucchieri, palestre e scuole sono stati chiusi. Tutto qui. Niente panico, niente file ai supermercati, niente posti di blocco tra paesi, multe, autocertificazioni. Pochissime persone hanno acquistato ed usano le mascherine. Un’esperienza completamente diversa rispetto a quella vissuta dagli italiani.

Curiosamente mi trovo qui nel momento in cui il ministro delle finanze Hoekstra fa la parte del poliziotto cattivo e dice ”Nee” ai ”Coronabond” che il Presidente Conte ha promesso agli italiani.

Come si spiega? L’olandese medio di politica se ne interessa pochissimo. La percezione di ”frugali” del Nord e ”spendaccioni” del Sud esiste esclusivamente tra chi di politica se ne occupa. L’interazione più comune che gli olandesi hanno con gli italiani riguarda, non a caso, le biciclette. Tra i marchi rinomati, l’Italia la fa da padrone: Bianchi, Pinarello, De Rosa, Colnago, Passoni ed altre. Anche per chi, come me, è tutt’altro che un esperto, la sorpresa è notevole. Quello che potrebbe essere un mercato di nicchia è in realtà un’altra eccellenza italiana: il prezzo medio di una bicicletta da pista nuova è di 5000-10000 euro, e l’Italia è sinonimo di qualità.

Per l’olandese medio l’Italia è quindi un paese relativamente grande, capace di prodotti di qualità e con un livello di vita altrettanto elevato a quello olandese. Un paese, quindi, capace di rialzarsi con le proprie forze e senza aspettarsi sostanziosi aiuti da un paese relativamente piccolo come l’Olanda.

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Ma se il problema non è italiani contro olandesi, allora dov’è? Forse in chi ha deciso che la risposta deve essere ”europea”, perché ”l’Europa deve essere parte della soluzione”. Forse in chi è ossessionato dalla profezia di Jean Monnet (”L’Europa sarà forgiata attraverso le crisi’‘) e vuole che una ”buona crisi” come questa non venga ”sprecata” senza avanzare verso gli ”Stati Uniti d’Europa”.

Il problema è chi, come il nostro ministro Gualtieri, parla di ”interesse europeo” come se fosse coincidente a quello italiano. L’interessa nazionale italiano è quello di una risposta economica adeguata, il prima possibile e con gli strumenti adatti. Strumenti che l’Italia ha, o ha in maniera miope ceduto alle istituzioni europee. L’interesse europeo in questa crisi è quello di mettere gli Stati con le spalle al muro, in modo da costringerli a cedere altri strumenti, senza garanzia di risultati. Gli Italiani? Un ostaggio, una pedina da negoziato. Il loro benessere? Non è un obbiettivo primario per l’europeismo fideistico imperante nelle istituzioni italiane.

Non deve quindi stupire la resistenza ad oltranza dei paesi del Nord a bond o ”Recovery Funds” a fondo perduto. A causa delle esperienze diverse e delle dimensioni dei singoli paesi (Francia e Spagna sono anch’essi ”grandi”), le richieste del ”Sud” sono ritenute incomprensibili ed ingiustificate. E non completamente a torto.

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Trader è un professionista nel settore del commercio internazionale.