di Antonio Terrenzio

L’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi era cosa nota a ben oltre la metà del popolo italiano. Solo i lettori del “Fatto Quotidiano” potevano credere ad un’imparzialità ed una rettitudine del terzo potere dello Stato.

È infatti almeno dalla ormai nota e triste stagione di Tangentopoli che questo organo, a parte qualche giudice che onora la propria funzione, fa danni al nostro Paese. Adesso le intercettazioni emerse dalle dichiarazioni del relatore di Cassazione, il magistrato Amedeo Franco, fanno indignare anche Piero Sansonetti che su “Il Riformista” è il primo a pubblicarle. Il “plotone di esecuzione” scagliato contro il titolare di Mediaset: dichiarazioni che ribaltano totalmente l’esito di quella sentenza, dove il leader di FI veniva accusato di frode fiscale.

Tali intercettazioni fanno inevitabilmente il paio con quelle di Palamara su Salvini e la Nave Diciotti, e sulla necessità di processarlo per colpirlo politicamente. Senza dimenticare lo scandalo del magistrato Di Matteo e dalle pressioni che avrebbe ricevuto il Ministro di Giustizia Bonafade per la sua mancata nomina alla Direzione affari penali. Queste ultime rivelazioni gettano ancora fango ad un intero corpo dello Stato che è praticamente immunizzato da ogni tentativo di revisione interna o principio di responsabilità penale.

Alla luce degli scandali emersi, ci appaiono più chiare e legittime anche le dichiarazioni dell’allora Presidente della Repubblica Cossiga, che accusava i giudici di eversione e minacciava di mandare i carabinieri al CSM. Allo stesso modo come aveva ragione Bettino Craxi nel vedere nell’operato della casta dei giudici un’azione di attacco al potere politico, attraverso il pretesto della vigilanza ed il contropeso ai poteri legislativo ed esecutivo. Il leader del PSI accusò anche le procure di essere spesso manovrate da poteri stranieri e nemici della Repubblica Italiana, con la funzione di indebolirne il potere politico, cos da spolparne le ricchezze e suoi asset strategici.

Ecco perché si dovrebbe sciogliere l’intero Consiglio Superiore della Magistratura, non solo riformarlo. Da troppo tempo infatti tale potere è soggetto a derive correntiste, a maneggi ed intrallazzi con i politici in area ex-PCI, che tramano e concordano di agire illegalmente per far fuori l’avversario politico. Il caso Palamara, su tutti, è stato talmente emblematico da non potere lasciare alibi di sorta, dal momento che membri dell’Anm si spartiscono nomine e carriere, con un senso di impunità.

Vittorio Sgarbi ha detto che la mafia più pericolosa in Italia è quella dei magistrati, e che sono la vera vergogna di questa nazione, di fronte a parlamentari di una sinistra “ingrillita” che gridano alla lesa maestà se il critico d’arte li manda a quel paese. Prevedibile anche le reazioni di Travaglio e del “Fatto quotidiano”, da sempre megafono ufficiale dei togati e dei manettari, che rigettano le volgari accuse contro i giudici o che minimizzano, che nicchiano e rilanciano col “Silvio corrotto ed evasore seriale”.

Supefluo ribadire ai Travagliati ed ai moralisti con un occhio solo che, per lo scoperchiamento di questo “vaso di Pandora” di infamie e vergogne che fanno a pezzi lo Stato di diritto, sarebbe dovuto cadere giù il mondo, che si sarebbe dovuto procedere ad una “Magistropoli” che rivoltasse da cima a fondo un sistema corporativo! È solo grazie alla copertura mediatica e quirinalizia che questo schifo viene ridotto a diceria, a “magagne del singolo”, quando l’inquinamento ideologico di tale corpo risale ai tempi di “Magistratura democratica” e di “Mani pulite”.

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Non basteranno ricorsi alla Corte Europea per i diritti dell’uomo (quella è legittima solo per Carola Rackete che sperona le motovedette della Guardia di Finanza), né processi mediatici per sperare in una opera di bonificazione. Il degrado istituzionale nel quale è scivolata gradualmente la Repubblica Italiana, ha responsabile l’arco parlamentare e soprattutto le forze di centro-sinistra, che occupano gli apparati vitali dello Stato italiano dal ’92. Sistematicamente una parte minoritaria del Paese, che esce sconfitta alle elezioni, si ritrova a governare. Il Partito Democratico occupa “manu militari” tutti i gangli sistemici del paese ed ha come vertice di questo potere il Quirinale.

Possiamo qui sostenere, con buona dose di certezza, che nessun tipo di riforma istituzionale interna potrà avviarsi con questo PdR, clamorosamente silente in questa fase. Conte potrà emettere tutti i Dpcm che vuole, potrà disattendere la carta costituzionale, se chi ha il dovere di farla rispettare dorme o assiste muto a tali curvature autoritarie. Può chiudersi a Villa Pamphilj a porte chiuse, sterilizzare il Parlamento e decidere meglio come svenderci ai padroni della finanza europea. Restiamo impotenti di fronte a tutto questo ed anche l’opposizione, seppure ‘scarica’, non puo’ permettersi di fare nemmeno dei “flash mob”, perché c’e’ il Covid che è sempre in agguato.

Tutto è rimandato a novembre, con le elezioni americane, con la speranza di una vittoria di Donald Trump contro il “deep state”. In quel caso, molte cose potrebbero cambiare anche nella Penisola. Fino ad allora, assistiamo impotenti di fronte ad un partita che si gioca altrove. Probabilmente le intercettazioni che vengono fuori in questi giorni potrebbero essere il rilfesso di una guerra “sottotraccia” che investe anche l’Italia e che vede alcuni elementi autonomi della magistratura ribellarsi ai vecchi poteri, che adesso non sono più forti come in passato.

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Imprenditore, laureato in Scienze Politiche (UNINT) con Master di I livello in International relations with Eastern countries (Università di Macerata); laureando magistrale in Relazioni internazionali (Università Cusano)