di Federico Cenci
Il radicalismo del Black Lives Matter è come un piano inclinato, che esercita una pressione sempre più grave sulla nostra identità culturale e religiosa.
Dapprima, col pretesto dell’uccisione di George Floyd, l’obiettivo dei rivoltosi sono state le forze dell’ordine. Ben presto, tuttavia, la ribellione si è tramutata da dissenso verso i soli abusi di potere in un sussulto anti-razzista in senso lato; anti-gerarchico e anti-identitario. È così che la loro furia si è abbattuta sui simboli della storia americana, europea, occidentale in genere. In un impeto di rediviva iconoclastia – degna del bigottismo dei riformatori protestanti, della sovversione dei giacobini e della barbarie dei terroristi islamici – sono state prese di mira statue di personaggi importanti del passato, da Cristoforo Colombo finanche a Giulio Cesare, da Gandhi persino ad Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti che vinse le elezioni del 1861 promettendo – pensate un po’ – l’abolizione della schiavitù.
Non solo: i novelli “anti-razzisti” si sono accaniti contro simboli cristiani, sfregiando edicole mariane in Olanda come a Firenze. È di qualche settimana fa, poi, l’uscita di un tale Shaun King, scrittore americano tra i leader dei Black Lives Matter. “Sì, ritengo che le statue che raffigurano Gesù come un europeo bianco – ha scritto King su Twitter – debbano essere abbattute, sono una forma di suprematismo e lo sono sempre state, nella Bibbia quando la famiglia di Gesù voleva nascondersi indovinate dov’è andata? In Egitto, non in Danimarca, buttatele giù”. Sulla stessa linea di questo improvvisato esegeta biblico sono coloro che hanno lanciato una petizione online per chiedere alla Casa Reale britannica di modificare una delle più alte onorificenze della Gran Bretagna. Essa rappresenta l’Arcangelo Michele che sovrasta Satana, assumendo una postura che, secondo certe sentinelle anti-razziste, ricorderebbe l’uccisione di Floyd.
Il piano – dicevamo – è inclinato. Ecco allora che c’è chi si spinge oltre l’abbattimento di statue o la modifica di una medaglia. Si tratta della Ligue de défense Noire Africaine (LDNA), in Francia, che su Twitter ha attaccato un esponente del movimento tradizionalista cattolico Civitas affermando che i neri si riscatteranno da secoli di sottomissione. “Ma presto – hanno scritto – arriverà il giorno in cui la LDNA otterrà le giuste riparazioni per le atrocità commesse e consentite dalla Francia, sui nostri antenati! Anche il Vaticano e la Chiesa Cattolica dovranno passare alla cassa e sciogliersi dopo aver pagato le riparazioni!”. A costoro, evidentemente, poco interessa che la Chiesa cattolica registri aumento di fedeli e nuove vocazioni soprattutto in Africa e offra sostegno ai popoli africani attraverso le missioni.
Lecito supporre, allora, che l’obiettivo ultimo delle rivolte non sia un presunto “suprematismo bianco”. Viene da chiedersi se non stiamo assistendo a una tempesta distruttrice e dissacratoria, che placherà la sua fame soltanto quando avrà divorato ogni lembo di identità, culturale e religiosa.
Giornalista e scrittore, ha lavorato per l’agenzia di stampa cattolica "Zenit" e per "In Terris". Attualmente collabora con varie testate, tra cui "Il Quotidiano del Sud", "Culturaidentità", "International Family News". Per Eclettica Edizioni ha dato alle stampe nel maggio 2020 il libro Berlino Est 2.0 - Appunti tra distopia e realtà.
‘Quando arrivaste, noi avevamo le terre e noi le Bibbie. Ci sedemmo e pregammo. Quando riaprimmo gli occhi, noi avevamo le Bibbie e voi le terre.’
Yomo Kenyatta