di Andrea Bandelli

In una fase dell’economia globale come l’attuale, caratterizzata da un calo generalizzato della produzione e dei consumi, dove ogni Stato cerca di mantenere o riportare sul proprio territorio nazionale la capacità produttiva precedentemente delocalizzata, ecco che il “Defence Production Act” appare lo strumento perfetto per dare una ulteriore spinta alle politiche di reshoring messe in atto dal Presidente Trump.

Il Defence Production Act fin dal 1950 (anno in cui fu istituito durante la guerra in Corea) prevede un sistema di norme per l’allocazione di materiali e strutture, autorizzarne la requisizione, prestare assistenza finanziaria alle aziende nazionali per favorire l’espansione della loro capacità produttiva e incrementarne quindi le quantità di prodotti o servizi offerti, provvedere alla stabilizzazione dei prezzi delle retribuzioni dei lavoratori, regolamentare e risolvere controversie in materia di lavoro, rafforzare il controllo sul sistema del credito e, attraverso tutte queste misure, facilitare la produzione dei beni e servizi ritenuti necessari per la sicurezza nazionale.

Il DPA è suddiviso in tre sezioni principali: la prima sezione autorizza il Presidente degli Stati Uniti a richiedere alle aziende di accettare e dare priorità ai contratti per i materiali considerati necessari per la Difesa nazionale, indipendentemente dal fatto che questi prevedano condizioni che portano ad una perdita per le aziende ed inoltre lo autorizzano a designare i materiali di cui è vietato l’accaparramento (la legge non prevede cosa accade se l’azienda si rifiuta di sottoscrivere i contratti o di darne esecuzione nei termini contrattualmente previsti, tuttavia chiunque compia atti proibiti o volontariamente non compie quanto richiesto dal DPA può essere sanzionato con una multa fino a 10.000 dollari e/o un anno di detenzione in carcere); la seconda sezione autorizza il Presidente ad istituire meccanismi (quali regolazioni, ordini o agenzie), allocare materiali, servizi, strutture per promuovere la difesa nazionale; la terza sezione autorizza il Presidente a controllare l’economia civile così che i materiali scarsi o critici necessari per la difesa nazionale siano disponibili.

Inoltre il DPA autorizza il Presidente a requisire proprietà, a imporre all’industria di incrementare la produzione e la fornitura delle risorse di base, ad effettuare un controllo dei prezzi e dei salari, a risolvere controversie in materia di lavoro, a controllare il credito al consumo ed i finanziamenti immobiliari ed a stabilire le priorità contrattuali e l’allocazione delle materie prime alle aziende della difesa.

La designazione presidenziale di prodotti sotto la giurisdizione del DPA è lo strumento maggiormente usato dal Dipartimento della Difesa sin dagli anni Settanta, mentre tutte le altre prerogative sono amministrate dall’Office of Strategic Industries and Economic Security. Il Defence Priorities and Allocations System istituisce un sistema di rating per i contratti e gli ordini di acquisto, che deve essere approvato dal Segretario della Difesa.

Il Presidente Trump, che già all’inizio del suo mandato si era impegnato a riportare il maggior numero possibile di industrie manifatturiere delocalizzate sul territorio americano eliminando la forte dipendenza dall’estero, specie nei settori, nelle filiere e nelle catene di valore che producono beni e servizi ritenuti strategici, lo ha confermato lo scorso martedì nel corso dell’ultimo briefing alla Casa Bianca.

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Questa scelta appare adeguata se si pensa al contesto in cui si trovano gli Usa, e cosi sta accadendo specialmente se ci focalizziamo sui beni e servizi vitali di cui le persone hanno bisogno per salvaguardare la salute pubblica. Tra tutte le iniziative messe in campo dall’Amministrazione per supportare e favorire il rilancio dell’economia americana, è significativa e da segnalare la lettera d’intenti sottoscritta con Kodak per supportare, da parte dell’azienda, la produzione sul territorio americano di farmaci generici essenziali in quantità tali da garantire la copertura delle necessità della popolazione. Quando questa lettera d’intenti sarà finalizzata, il CEO della U.S. International Development Finance Corporation (DFC) eserciterà quanto previsto dal Defence Production Act (DPA) Loan Authority per erogare all’azienda un finanziamento a lungo termine di 765 milioni di dollari volto a supportare la start up Kodak Pharmaceutical che prevede l’assunzione a regime di almeno 360 nuovi lavoratori e la produzione del 25% dei principi attivi necessari al fabbisogno nazionale di tutta una serie di farmaci essenziali, sulla base delle richieste che saranno comunicate dall’Amministrazione. Questa operazione è soltanto una delle numerose iniziative della DFC promosse dal Presidente Trump per riportare sul territorio americano la produzione di medicinali, dispositivi medici e altri prodotti strategici così da rendere marginale e annullare la dipendenza dalla Cina e da altri Paesi produttori a basso costo. Nel solo anno 2020 ad oggi l’Amministrazione ha promosso 33 interventi della DFC sulla base del Defence Production Act per un controvalore totale di 3,2 miliardi di dollari volte a dare supporto ai settori dell’industria medico farmaceutico e della difesa ed i cui destinatari sono gruppi quali General Electric, Honeywell, Puritan e 3M al fine di incrementare la produzione di ventilatori polmonari, tamponi, mascherine e altri prodotti strategici.

Sarebbe interessante pensare ad un provvedimento tipo il DPA anche per il nostro Paese che, con i dovuti aggiustamenti e coordinato con una forte politica di reshoring integrata, potrebbe consentire in questo momento di grande difficoltà del sistema economico la rilocalizzazione sul territorio nazionale italiano di numerose attività produttive con un incremento potenziale di prodotto interno lordo, di posti di lavoro, di consumi ed una corrispondente diminuzione delle importazioni e quindi un significativo miglioramento dell’avanzo primario e della bilancia dei pagamenti.

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Per il Centro Studi Machiavelli è responsabile del programma di ricerca su "Reshoring e rilocalizzazione d'impresa". Laureato in Economia (Università degli Studi di Firenze), Dottore Commercialista, Revisore legale e socio fondatore di uno Studio professionale specializzato in consulenza societaria e fiscalità nazionale ed internazionale.