di Daniele Scalea
Siamo tutti d’accordo: i cinque parlamentari che, pare, avrebbero ottenuto il bonus riservato alle Partite Iva durante il lockdown avrebbero dovuto astenersi. Richiedere 600 euro quando già si ha un reddito molto elevato è peccare d’avidità, e il rappresentante politico in particolare, visto il suo ruolo pubblico, dovrebbe mostrarsi per quanto possibile virtuoso e integerrimo.
Ciò non cancella però un dato di fondo: in base alle informazioni in nostro possesso, e come ammettono anche i giornali che soffiano sull’indignazione popolare, i cinque parlamentari, non diversamente dai colleghi consiglieri locali, non hanno commesso nulla d’illegale. A marzo e aprile il Bonus 600 euro era riservato a tutti i titolari di Partita Iva iscritti alla gestione separata e non titolari di pensione; solo da maggio è stato aggiunto il requisito di dover dimostrare una perdita reddituale nei mesi di picco dell’epidemia (per inciso: non possiamo escludere che i cinque possedessero anche questo requisito). Con ciò correggiamo una falsa informazione che sta circolando nei social (e cioè che i cinque avrebbero commesso illecito) e ci portiamo verso il nocciolo del presente articolo.
Se i cinque parlamentari non hanno fatto nulla di illegale, perché l’INPS si è sentito in dovere di comunicare la cosa alla stampa? Da quando in qua un ente previdenziale si occupa della censura morale ed è autorizzato a spifferare (ovviamente in maniera selettiva) informazioni riservate e non penalmente rilevanti ai media? C’è un legame col fatto che a presiederlo sia Pasquale Tridico, personalità vicinissima al M5S, che approdato all’ente previdenziale ha cambiato quasi tutti i dirigenti e creato la famigerata Direzione Centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza, responsabile della segnalazione di cui tutta Italia sta discutendo? C’è qualche attinenza col fatto che la rivelazione pone in discredito la classe politica e attizza l’odio popolare contro i parlamentari proprio a poche settimane da un referendum che dovrà confermarne il taglio, fortemente voluto dal M5S per rendere il nostro Parlamento tra i meno rappresentativi al mondo e avanzare nel suo disegno tecnocratico?
Lo scenario è inquietante, perché enti pubblici come l’INPS conservano e acquisiscono numerose informazioni private sui cittadini: si è aperta una stagione in cui esse vengono apertamente usate a fini politici? Non che gli apparati dello Stato, che dovrebbero essere neutrali, mai siano stati strumentalizzati (c’è una parte politica che dell’occupazione dei gangli della macchina pubblica ha fatto un’arte e la chiave del proprio potere), ma in questo caso si osserva un salto di qualità nella maniera aperta e palese con cui ciò avviene.
Scenario inquietante perché viene a pochi mesi dalla più grande compressione dei diritti individuali e civili mai sperimentata in Italia nella sua storia moderna. Compressione, lo sappiamo, motivata da un evento oggettivo come un’epidemia, ma che non di meno meriterebbe attento scrutinio dell’opinione pubblica per capire se la scelta politica sia stata davvero quella giusta. Invece, il Governo Conte si sta opponendo in tutti i modi a desecretare i verbali del Comitato Tecnico-Scientifico, con i pochi già pubblicati che pongono dei dubbi circa la scelta del Presidente del Consiglio di non istituire la zona rossa a Alzano e Nembro ma imporre un lockdown generalizzato a tutta Italia.
L’opinione pubblica non è disturbata da tutto ciò. Si indigna all’inverosimile per i 600 o 1200 euro presi da cinque parlamentari (6000 euro in tutto: un millesimo di centesimo a cittadino ci sono costati!), mostra molta meno preoccupazione per i quasi 200 miliardi di debito pubblico accumulati nell’ultimo anno, per i processi contro il capo dell’Opposizione, per le prove emerse circa la politicizzazione d’una parte della magistratura, per le norme tese a controllare i vertici dei servizi segreti infilate nell’estensione dello stato d’emergenza, per la paventata legge che ridurrà la libertà d’espressione.
Altrettanti segnali di un’involuzione democratica in Italia, che del resto ben s’accoppia col clima d’opprimente cappa ideologica che sta avviluppando tutto l’Occidente. Dobbiamo pensare si sia aggiunta anche una “Stasi” pronta a utilizzare i dati dei cittadini per fare dossieraggio politico? Che, col favore delle tenebre, si stia lavorando a una svolta de facto dittatoriale per il nostro Paese?
Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.
Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).
Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.
Mancano coloro che pregano, perchè è una battaglia appartenente ai regni dell’invisibile.