di Davide Lanfranco

Visto che non ho praticamente mai azzeccato il pronostico di una qualsiasi elezione italiana degli ultimi trent’anni, provo ad azzardare un pronostico relativo ad un elezione presidenziale in un Paese estero di cui capisco pochissimo, gli Stati Uniti d’America. Almeno se sbagliassi non avrei gravi colpe, eppoi sarei comunque in linea con la tendenza di molti nostri connazionali che, alla bisogna e senza sapere nulla, si improvvisano virologi, economisti, politologi e costituzionalisti. Anche se ammetto che, in questo caso, devio, leggermente, dallo standard nazionale del tuttologo di professione; perché più che discettare in una materia senza saperne assolutamente nulla, azzardo un pronostico pur essendomi informato, ma cosciente di capirci poco.

Sono ormai mesi che approfondisco la realtà politica americana, cercando di non restare ancorato all’immagine che di quel mondo ci propinano i nostri giornali e le nostre TV, perché ho ormai la certezza che questa sia pesantemente influenzata da una posizione pregiudiziale nei confronti del Presidente in carica Trump ed eccessivamente benevola nei confronti della parte democratico-progressista. Ho fatto un bel po’ di domande ad un mio amico italiano d’origine, ma ormai di moglie, figli e passaporto americano, che lavora all’Università della Pennsylvania. Lui vota per Biden ma è uno onesto intellettualmente e mi preannunciò la vittoria di Trump nel 2016. Ho ascoltato i discorsi dei candidati alla Presidenza e, prima ancora, i dibattiti della Primarie Democratiche. Ho letto gli articoli dei giornali americani e le analisi di esperti di diverse tendenze culturali ed ho capito una banalità: gli Stati Uniti d’America sono sì una democrazia occidentale, ma poco c’entrano con vecchia Europa. Per questo i tentavi di imitare gli USA dalle parte parti nostre naufragano sempre miseramente.

Fino a prova contraria, chi ha cercato di riportare alle nostre latitudini quel sistema politico ed economico o si è trovato isolato o ha fatto la fine di Nando Mericoni (“Americà facce Tarzan”). Questo è avvenuto poiché i sistemi politici ed economici che possano durare non li costruisci in laboratorio, ma sono il risultato di storie umane, personali e collettive che si dipanano su secoli di storia. Quella statunitense è una storia di coloni e frontiere, armi e libertà. Schiavitù e liberazione. È una storia di individualismo e comunità. È una storia che non ha conosciuto rivoluzioni ma guerre civili. È una storia che non ha mai provato guerre mondiali sul suo suolo. È una storia senza socialismo, comunismo e fascismo. È una realtà dove destra e sinistra, come le intendiamo noi, non significano nulla. Trump è di destra ed Hillary Clinton di sinistra all’europea maniera? Chi ha favorito o intrapreso più guerre imperialiste? I vituperati Repubblicani o i politicamente corretti Democratici? È stato più dannoso per l’Europa e l’Italia il volgare Donald o il fascinoso Obama? Domande che, affrontate con occhi un po’ meno europei e progressisti, danno riposte diverse da quelle che spesso ci sentiamo ripetere. Allora quei sondaggi che vedono Biden sicuramente vincente su Trump a Novembre mi sembrano una grande bufala.

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Con chi sta il popolo americano? Mica è tutto come quello che vediamo nei servizi giornalistici, cioè quasi sempre quello delle grandi città delle coste, ben rappresentato dalla famiglia del Sindaco di New York De Blasio. Le proteste poi si dice che abbiano attraversato tutti gli Stati Uniti. E le città degli Stati dell’interno? Quei milioni e milioni di abitanti sconosciuti a noi europei? Gli operai ed i minatori che vedono sparire i loro posti di lavoro a causa della concorrenza sleale cinese contro cui il Presidente dal ciuffo arancione ha ingaggiato una guerra senza precedenti, per chi voteranno? Si dice che le “minoranze razziali” voteranno tutte contro Donald. La comunità nera è compatta a favore del Black Lives Matter? Mi risulta che molti neri americani siano poliziotti o soldati; gradiranno la scelta dei Sindaci Democratici di tagliare i fondi alla Polizia? Gli ispanici poi, che sono tantissimi negli Stati del Sud ed hanno una cultura fortemente cattolica e tradizionalista, accetteranno la “genderizzazione” dell’agenda politica?

Non ho sondaggi riservati e non sono tifoso nella disputa (non capisco i molti tifosi pro o contro di casa nostra) però ho visto le immagini della carovana presidenziale che attraversava le strade d’Amarica accolta per kilometri da supporters che acclamavano il Presidente in carica.  Ho visto poi intere baie affollate di barche con la bandiera a stelle e strisce ed il faccione dell’odioso tycoon. Ho la sensazione che il consenso di Trump sia ancora altissimo e che pure stavolta dalle parti nostre il 3 Novembre, almeno per qualche minuto, anche gli altri esperti d’America dovranno convenire con me dicendo: “We didn’t understand anything”.

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Laureato in Sociologia (Università La Sapienza di Roma) con Master in Economia e Finanza degli Intermediari Finanziari (Università LUISS). Da vent’anni lavora per lo Stato Italiano nel settore delle Forze di Polizia.