di Andrea Bandelli
La partita che l’Italia deve strategicamente giocare all’interno dell’Unione Europea ed a livello internazionale riguarda sia il cloud nazionale sia la banda larga, la tecnologia 5G e l’intelligenza artificiale, tutti pezzi indispensabili per comporre il puzzle delle infrastrutture delle tecnologie e del software necessari alla “gestione dei dati in sicurezza”, a cui molti Paesi europei stanno già lavorando da tempo.
In l’Italia ed in Europa attualmente il mercato del cloud è dominato dai players internazionali del data storage, con tutte le problematiche relative alla continuità, all’efficacia ed all’affidabilità dei servizi nonché alla effettiva riservatezza dei dati, specie quelli strategici e connessi al funzionamento della pubblica amministrazione e alla sicurezza nazionale. Diventa perciò ineludibile anche per il nostro Paese sviluppare un piano per dotarsi di un proprio cloud nazionale, cioè di una infrastruttura a controllo pubblico, allocata fisicamente sul territorio italiano con un software gestionale possibilmente anch’esso italiano.
In Europa è la Germania che ha promosso e sta realizzando insieme alla Francia un progetto di cloud denominato “Gaia X” che usa tecnologie Sap, Deutsche Telekom, Siemens, Bosch e Atos, finalizzato a garantire la protezione dei dati degli utenti tedeschi, francesi e degli altri Paesi europei e garantirne la condivisione agli operatori ed ai governi dei Paesi europei ed extra-europei, ma soltanto a precise e stringenti condizioni e nel rispetto della sovranità e disponibilità dei dati.
Anche all’Italia è stato proposto di partecipare al progetto franco-tedesco Gaia X, soprattutto con le aziende che operano nei settori maggiormente interessati quali le aziende della galassia pubblica (Sogei, Infocert, Pagopa, Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane, Trenitalia), quelle di telecomunicazione (TIM, Retelit, Aruba), Confindustria Digitale e Cassa Depositi e Prestiti con il Fondo Nazionale Innovazione.
Francia e Germania puntano a coinvolgere anche aziende di altri Paesi europei per costruire un “sistema di cloud europeo” capace di catalizzare i dati e valorizzarli in autonomia rispetto a quanto fatto fino ad oggi dalle multinazionali come Amazon Web Services, Microsoft Azure, Google e Alibaba, IBM, Dell Oracle e Saleforces. Entro la fine del 2020 il programma, coordinato da un consorzio senza scopo di lucro con sede legale in Belgio, prevede l’avvio di circa 40 progetti nei quali sono coinvolti aziende, università, centri di ricerca pubblici e privati, incubatori e specialisti europei. L’obiettivo però non è tanto quello di costruire un polo di stoccaggio dati centralizzato gestito da un singolo operatore, quanto piuttosto quello di creare una piattaforma europea attraverso la quale i singoli operatori nazionali ed internazionali possono fornire servizi nei Paesi dell’Unione che rispondano a regole e standard operativi omogenei, sullo stile di quanto già accaduto per il GDPR a cui anche tutti gli operatori internazionali si sono dovuti attenere.
Dopo la recente sentenza della Corte Europea che ha sancito la nullità delle clausole di privacy shield utilizzate nella loro contrattualistica dalle multinazionali per trasferire fuori dall’Europa i dati degli utenti europei, stiamo assistendo alla nascita di nuovi data center sul territorio dei Paesi Ue ed alla stipula di accordi di partnership tra multinazionali straniere ed aziende europee. Anche in Italia gli effetti della sentenza sono visibili e la situazione è in veloce evoluzione: infatti ci sono aziende come Amazon che, per poter operare in autonomia, hanno deciso di procedere alla costruzione di propri data center e aziende come Google, che ha scelto la partnership con TIM per incrementare indirettamente la propria offerta di cloud storage services.
Il mercato del Cloud, del data storage e dei big data è in continua crescita ed i fatturati delle aziende, spesso multinazionali, sono davvero importanti, con ebitda significativi difficilmente replicabili nei settori dell’industria tradizionale. La Commissione europea stima che nel 2025 il mercato dei dati in Europa varrà oltre 800 miliardi di euro e le nostre aziende dovranno essere pronte a presidiarlo da protagoniste. Per fare questo in Italia c’è sicuramente bisogno di un piano nazionale di cloud storage che fornisca alle nostre aziende tutte le infrastrutture necessarie per competere con le multinazionali, tenendo presente sia gli obiettivi aziendali sia gli obiettivi relativi alla sicurezza, riservatezza ed inviolabilità dei dati, soprattutto di quelli (e sono tanti) connessi alla sicurezza nazionale.
Il piano nazionale di cloud storage italiano, che coinvolge necessariamente le competenze del MEF, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero per l’innovazione tecnologica e l’innovazione digitale, dovrà essere rivolto sia alle esigenze del settore delle Istituzioni e della Pubblica amministrazione sia alle esigenze del settore commerciale, e tenere conto anche del progetto Gaia X.
Per le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione il piano dovrà prevedere necessariamente la creazione di una infrastruttura pubblica di gestione, stoccaggio e conservazione dati strategici e dei dati delle pubbliche amministrazioni e di tutti quei dati delle Istituzioni e delle aziende a controllo pubblico o strategiche e relativi alla sicurezza nazionale. Questo obiettivo è a nostro avviso ottenibile integrando e rafforzando l’attività svolta su tutto il territorio nazionale da SOGEI, la società interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che nel suo data center sulla Laurentina (zona sud di Roma) conserva in ambiente protetto una moltitudine di dati strategici per il funzionamento delle Istituzioni e della Pubblica Amministrazione. Del resto Sogei, già oggi, si occupa dello sviluppo e gestione del sistema informativo della fiscalità (cioè dell’anagrafe tributaria per conto del Ministero dell’economia e delle finanze), dello sviluppo e gestione del sistema informativo della contabilità pubblica per la Ragioneria Generale dello Stato, del sistema informativo e contabile del debito pubblico, dello sviluppo e della gestione del sistema informativo del gioco pubblico (per conto dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli), del monitoraggio della spesa pubblica ed in particolare della spesa sanitaria, dello sviluppo e della gestione del software per le Agenzie fiscali e la realizzazione del canale web dello spesometro e del servizio fatture e corrispettivi elettronici (Entrate, Dogane e monopoli, Demanio), della selezione fornitori e del monitoraggio della produzione e spedizione della tessera sanitaria (per conto dell’Agenzia delle entrate), della realizzazione dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (in collaborazione con il Ministero dell’interno) e dello sviluppo e gestione del sistema doganale e dell’intelligence e il controllo relativi alle merci che arrivano in Dogana e che consentono il tracciamento dei singoli containers e delle aziende italiane e soprattutto estere che ne hanno la disponibilità e che sono responsabili del contenuto (per conto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). È quindi il soggetto più adatto e strutturato per svolgere con efficacia e in tempi brevi questo importante ruolo nel piano nazionale di cloud storage.
Per il “cloud storage commerciale” il piano dovrebbe prevedere la creazione di una infrastruttura dedicata, alla cui realizzazione e nella cui gestione vengano coinvolte le aziende italiane sia pubbliche sia private, così da creare un polo nazionale che potrà essere protagonista nel mercato del cloud nei prossimi anni. Questa infrastruttura dovrà essere il punto di riferimento delle aziende italiane, specialmente le piccole medie imprese e quelle non in grado di stipulare accordi di partnership con le multinazionali già da tempo attive sul nostro territorio nazionale, e possibilmente dovrà essere capace di aggregare un numero sempre crescente di aziende, anche quelle attualmente già operative in partnership con aziende straniere, così da creare le condizioni per presidiare un mercato che già oggi rappresenta una fonte di ricavi significativa con margini interessanti e che nei prossimi anni si prospetta come uno dei mercati più dinamici e con maggiori prospettive di sviluppo e opportunità.
Per quanto riguarda il Progetto Gaia X è indispensabile restare coinvolti ed essere a pieno titolo nella partita europea, per poter avere voce in capitolo sia sulle decisioni e sulle scelte che saranno prese a livello tecnico gestionale dai promotori sia sulle decisioni e le scelte a livello normativo e regolamentare che dovranno essere formalizzate nelle sedi istituzionali dagli organismi comunitari preposti.
Con queste premesse, al Centro Studi Machiavelli appare irrinunciabile ed auspicabile un tempestivo ed efficace intervento dello Stato sia come coordinatore e regolatore delle varie iniziative a livello nazionale ed internazionale, sia (pur con tutti i limiti) come investitore in un settore ed in un mercato così strategico per lo sviluppo del sistema economico e dell’organizzazione e del funzionamento delle istituzioni e della Pubblica Amministrazione del nostro Paese.
Per il Centro Studi Machiavelli è responsabile del programma di ricerca su "Reshoring e rilocalizzazione d'impresa". Laureato in Economia (Università degli Studi di Firenze), Dottore Commercialista, Revisore legale e socio fondatore di uno Studio professionale specializzato in consulenza societaria e fiscalità nazionale ed internazionale.
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