di Andrea Bandelli
Lo scorso martedì al Forum Ansa c’è stato l’interessante, concreto e puntuale intervento del Dott. Antonio Patuelli, ottimo Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, il quale ha giustamente e legittimamente evidenziato, con la sua consueta determinazione e chiarezza espositiva, le attuali e le imminenti problematiche che le singole banche ed il sistema bancario italiano nel suo complesso devono e dovranno affrontare a breve per continuare la loro opera di sostegno al sistema economico nazionale ed alle famiglie italiane.
Il Presidente dell’ABI è tornato a chiedere con insistenza alle autorità Ue di ripensare le norme sul trattamento dei prestiti e la definizione del default, perché a gennaio, quando tali norme entreranno in vigore, si rischieranno pesanti ed inopportuni effetti restrittivi sulla capacità degli istituti bancari a concedere credito e, in una situazione di emergenza sanitaria ed economico-finanziaria quale quella che stiamo attraversando, questa eventualità deve essere scongiurata tempestivamente. Posizione questa condivisa anche dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il quale ha sostanzialmente evidenziato che in una fase straordinaria come quella attuale le Autorità fiscali e monetarie dovrebbero continuare a fornire sostegno, e adattare la loro azione alla situazione in evoluzione: ritirare il sostegno troppo presto o un mancato intervento tempestivo potrebbero frammentare la ripresa ed aggravare la crisi economica ed il disagio sociale.
Il Presidente dell’ABI, come era immaginabile, ha affrontato anche la complessa e strategica questione della Banca Monte dei Paschi di Siena per la quale, sottolinea giustamente, dovrebbero essere attentamente ripensate le scadenze della cessione derivanti dell’impegno preso dal governo italiano di procedere in tal senso per la fine del 2021, dichiarando di essere sempre stato contrario ad una scadenza per la vendita di un asset: l’imposizione di una scadenza implica solitamente l’automatico deprezzamento dell’asset posto in vendita. Una riflessione questa diretta principalmente alla politica ed al MEF, che detiene la quota di maggioranza assoluta di MPS. Il messaggio sembra essere di quello di ponderare senza fretta e ponendo attenzione a tutte le conseguenze che le scelte sul destino della banca senese avranno sia per la banca stessa sia per il territorio in cui è radicata e per il sistema bancario nazionale. Un invito quindi alla prudenza, confermato dal Presidente quando dichiara che le banche non sono contrarie a prescindere all’esistenza nel sistema di istituti con capitale pubblico, purché anche questi ultimi concorrano ad armi pari con quelli private sul mercato senza vantaggi competitivi ex lege.
Infine il Presidente si sofferma sull’incremento molto consistente dei depositi bancari italiani, che sono aumentati del 9,5% nell’ultimo periodo di riferimento attestandosi a oltre 1.700 miliardi di euro. Depositi bancari così consistenti rappresentano per il sistema bancario e per il sistema imprenditoriale italiano risorse importanti che dovrebbero tornare a essere convogliate a sostegno e finanziamento dell’economia reale, in primis degli investimenti produttivi delle aziende vero motore della creazione del plusvalore (un concetto cardine delle leggi economiche che con la globalizzazione dei mercati sembra da molti ormai dimenticato o non tenuto in debita considerazione) e dello sviluppo economico.
Per raggiungere questi obiettivi il Presidente suggerisce ed auspica il ricorso ad “una nuova Ace (Aiuto alla crescita economica) rafforzata”, un’agevolazione già in essere dal 2011 per favorire il rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese e del sistema produttivo italiano, soppressa con la legge di bilancio 2019 e reintrodotta con la legge di bilancio 2020 (articolo 1, comma 287, legge 160/2019) con decorrenza 2019. In pratica un forte incoraggiamento alle imprese ad accantonare riserve che rafforzino la loro solidità patrimoniale, che andrebbe opportunamente “incentivata”. È chiaro che l’introduzione di una ACE rafforzata rappresenterebbe un elemento che indirettamente potrebbe favorire l’investimento e quindi l’impiego da parte dei risparmiatori delle somme depositate in attesa di tempi migliori per gli investimenti. Inoltre il rafforzamento della solidità patrimoniale delle imprese avrebbe un effetto di alleggerimento della pressione sul sistema bancario, ridurrebbe la rischiosità del finanziamento al sistema produttivo rendendolo meno costoso in termine di remunerazione del rischio e liberando risorse per ulteriori finanziamenti. Una operazione sistemica dove tutti gli attori presenti sul mercato traggono un beneficio.
Non si può che condividere i suggerimenti, gli auspici, le indicazioni e gli spunti espressi dal Presidente dell’ABI che sono certamente utili ed indispensabili per la tenuta del sistema bancario economico nazionale ed il futuro sviluppo di questo nostro Paese.
Tuttavia l’Ace rafforzata non può essere che uno dei provvedimenti necessari da adottare per supportare il sistema economico nazionale. Altri ne servono e di grande portata se si vuole arginare la grave recessione economica in atto e provare a riportare l’economia italiana ai livelli pre-covid o ancor meglio ai livelli pre-Lehman.
In qualità di Responsabile del Programma di ricerca su “Reshoring e rilocalizzazione d’impresa” del Centro Studi Machiavelli, mi permetto sommessamente di far osservare che proprio un Piano Nazionale di Reshoring ( a differenza di tutte le altre misure che sono state proposte dall’attuale governo che prevedono principalmente interventi con ricorso ad ulteriore indebitamento) sarebbe, quello sì, in grado di attivare a costo pressoché zero per il bilancio dello Stato un circuito virtuoso che accanto all’aumento del PIL, dell’occupazione, del reddito disponibile e quindi dei consumi, troverebbe nelle nuove iniziative imprenditoriali e nell’indotto l’impiego perfetto di queste risorse dormienti riattivando quel processo di finanziamento e partecipazione dei risparmiatori al capitale di rischio del sistema Paese che l’emergenza sanitaria, la crisi economica e l’assenza di aspettative positive ha temporaneamente stoppato.
Non si può più aspettare: urge agire, ma ad oggi l’adozione di un Piano Nazionale di Reshoring che non prevede sostanzialmente debito pubblico aggiuntivo non è ritenuta opportuna da questa scarsa ed inadeguata classe politica di sinistra, dirigista, statalista che governa il Paese e che piega il dettato keynesiano al proprio interesse di breve periodo, senza alcuna visione, portandoci spediti alla progressiva dismissione del sistema produttivo nazionale in favore delle multinazionali e di operatori esteri sostenuti da economie nazionali forti, puntando all’annientamento di quella classe media italiana fatta di tanti imprenditori che, con le loro piccole e medie imprese, hanno sostenuto per decenni l’economia, e al progressivo inesorabile impoverimento della Nazione.
Per il Centro Studi Machiavelli è responsabile del programma di ricerca su "Reshoring e rilocalizzazione d'impresa". Laureato in Economia (Università degli Studi di Firenze), Dottore Commercialista, Revisore legale e socio fondatore di uno Studio professionale specializzato in consulenza societaria e fiscalità nazionale ed internazionale.
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