di Giovanni Giacalone

Lo scorso 21 novembre, durante una video conferenza organizzata via Zoom da RescueMed con la presenza anche di Luca Casarini (ex no global e oggi attivista sulla Mare Jonio), Nello Scavo e l’equipaggio della nave Mare Jonio, l’inviata di Rai News 24, Angela Caponnetto, ha fatto una dichiarazione allarmante che getta serie ombre sull’operato di militari e forze dell’ordine che, a suo dire, fornirebbero segretamente informazioni alle Ong permettendo così l’arrivo sulle coste italiane di immigrati irregolari.

La Caponnetto ha affermato: “Un ringraziamento a quelle poche forze dell’ordine che ci hanno dato comunicazioni sottobanco, che stanno lavorando e che continuano a lavorare insieme alle Ong per salvare vite umane, nonostante per loro sia molto più complicato perché hanno ordini diversi. Quindi ringrazio Guardia Costiera e Guardia di Finanza”.

Una situazione che, se confermata, sarebbe di una gravità inaudita e necessiterebbe un immediato intervento istituzionale, con misure durissime nei confronti dei trasgressori, e un rafforzamento dei controlli interni per prevenire eventuali ulteriori azioni del genere da parte di attori che avrebbero il dovere di salvaguardare la sicurezza del Paese e che agendo in tal modo la mettono invece in serio pericolo.

È bene ricordare che numerosi jihadisti che hanno poi colpito in Europa (o che erano in procinto di farlo) sono arrivati via mare, come ad esempio Brahim Auoissaoui, che lo scorso 29 ottobre a Nizza ha ucciso tre persone decapitandone una. Arrivato lo scorso settembre a Lampedusa a bordo di un barcone, dopo un breve periodo a Bari su una nave quarantena gli era stato consegnato un semplice ed inutile foglio di via.

Nonostante sia ormai appurato che jihadisti e membri di organizzazioni criminali (in particolare nigeriane, ma non soltanto) arrivino in Italia grazie all’incontrollato e indisturbato flusso di irregolari che salpano dalle coste di Tunisia e Libia, non si è fatto assolutamente nulla di concreto per fermarlo e gli sbarchi continuano. Come se non bastasse, ora emerge anche l’ipotesi di un sostegno “sottobanco” alle Ong da parte di agenti della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, come affermato appunto dalla Caponnetto.

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Si possono studiare tutte le misure possibili per cercare di prevenire il fenomeno terroristico in Italia e in Europa, ma diventa praticamente inutile nel momento in cui sono le medesime istituzioni a remare contro, rendendo così vano il lavoro di chi si occupa di contrasto alla criminalità e al terrorismo.

Non ci si può dunque stupire se poi l’Italia viene lasciata fuori dai vertici europei per l’antiterrorismo.

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Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.