di Giovanni Giacalone
Mentre i media sono occupatissimi con la pandemia da Covid, le zone colorate e il caos politico-istituzionale negli Stati Uniti, passa quasi inosservata la notizia della visita a Roma del leader del GNA, Fayez al-Serraj, arrivato da Tripoli nella serata di giovedì.
Il giorno dopo la delegazione di Serraj si è incontrata a palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte. Presenti anche il ministro degli Esteri Di Maio ed altri esponenti istituzionali. Tutto ciò mentre il portavoce della Sirte-Jufra Operation Room confermava il supporto d’intelligence fornito dall’Italia al GNA, assieme alla Turchia. È più che plausibile ritenere che Serraj abbia per l’ennesima volta richiesto sostegno all’Italia, vista la situazione sempre più problematica in Libia, con gli scontri in ripresa e con un Haftar che non ha alcuna intenzione di mollare.
Il premier Conte in un tweet ha parlato di “costruttivo incontro con il presidente libico Serraj” e di “pieno sostegno italiano al dialogo intra-libico verso un’ordinata transizione istituzionale a beneficio del popolo libico”. È lecito chiedersi come si possa parlare di “dialogo intra-libico”, di “ordinata transizione” e di “beneficio del popolo libico” quando l’Italia fornisce, assieme alla Turchia, supporto in ambito di intelligence a un GNA oramai divenuto un regime fantoccio di Ankara, come già precedentemente esposto.
Secondo le informazioni condivise su “Twitter” dall’analista israeliano Oded Berkowitz, Italia e Turchia fornirebbero supporto al GNA in ambito di contro-terrorismo. Tale linea è stata poi confermata anche dal generale di brigata Al-Hadi Salem Idrah, portavoce ufficiale della Liberation of Sirte and Jufra Operations Room, come pubblicato su “Strumenti Politici”:
Il ruolo dell’Italia dovrebbe essere più efficace e decisivo. Non neghiamo che Roma ci stia fornendo informazioni di intelligence, ma militarmente dovrebbe svolgere un ruolo più decisivo. In passato esitava sul da farsi, ma ora vedo che l’Italia ci sostiene sempre di più.
Salem Idrah, oltre ad auspicare il sostegno militare italiano, ha inoltre parlato di “alleanza ufficiale con la Turchia” per contrastare le forze del generale Haftar.
A questo punto sorge spontanea una domanda: come si fa a fornire supporto di contro-terrorismo a chi utilizza terroristi e jihadisti come quelli trasferiti dalla Siria a Tripoli proprio dai turchi? Intanto Serraj, dopo il colloquio con Conte, è subito volato in Turchia per incontrare il suo alleato di ferro, Tayyip Erdogan, e l’Italia ancora una volta mostra di preferire l’asse islamista.
Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.
Scrivi un commento