di Alberto Basile
Ho letto con pieno consenso l’intervento di Marco Gervasoni sul quotidiano ‘il Giornale’ di domenica 24 Gennaio. Il professore sprona il Centro-destra a stilare un breve programma con alcuni punti essenziali al fine di concretizzare una alternativa al binomio PD-Cinque Stelle in caso di elezioni anticipate. Bisogna farsi trovare pronti; questo è l’appello del nostro professore, che noi condividiamo e rilanciamo.
Gervasoni si concentra poi su alcuni tratti della possibile proposta del Centro-destra, sottolineando i punti in cui essa dovrebbe essere alternativa a quella delle attuali forze di governo. Ne riporto alcuni apprezzabili passaggi al fine di svolgere poi delle mie considerazioni personali. Il professor Gervasoni auspica un’alleanza per “l’Italia dei produttori” che si opponga alla “cultura economica di stampo autoritario statalista” di PD e Cinque Stelle, che da sempre “si accompagna ad un pregiudizio anti-industriale e che è più in generale ostile a qualsiasi attività economica”. Il professore è inoltre critico nei confronti delle parole di Mario Monti, che si è detto favorevole al fallimento di piccole e medie imprese e nei confronti della ricetta assistenzialista volta a “rinfoltire un ceto parassitario”.
Sono personalmente concorde con queste affermazioni e con questa impostazione strategica per il Centro-destra. L’alleanza per “l’Italia dei produttori” è un ottimo punto di partenza per una piattaforma conservatrice ancorata ai valori della democrazia liberale, all’Occidente e, last but not least, alla libertà economica. Da molte parti, infatti, si sentono anche a destra proposte economiche di stampo statalista e favorevoli ad una maggiore pianificazione da parte dello Stato.
Chi scrive non condivide il dogma del “Dio mercato” e contesta il liberismo ideologico particolarmente caro alle élite sovranazionali, ma non possiamo non riconoscere che la crescita economica, fondamentale per la ripresa dell’Italia, debba passare da un forte rilancio delle imprese, della libertà economica e delle forze produttive del Paese. L’Italia dei produttori non ha bisogno di un maggiore intervento dello Stato nell’economia, di nuove nazionalizzazioni a spese dei contribuenti e neppure di nuovi debiti a spese delle future generazioni. Quando, anche da destra, sento incolpare il mercato e il neoliberismo per tutte le malefatte della società, penso che si sia persa un’occasione di verità e di chiarezza, perché di politiche neoliberali l’Italia ne ha viste veramente poche e anzi necessiterebbe di maggiori liberalizzazioni e di maggiore concorrenza. Le prossime elezioni vedranno il Centro-destra opporsi probabilmente al blocco PD-M5S che sta attuando politiche economiche stataliste e assistenzialiste, nemiche dei ceti produttivi e della crescita e altresì favorevoli alla spartizione clientelare delle risorse e ai ceti parassitari .
La sfida è quella di rappresentare un’alternativa a questa deriva socialisteggiante e pauperista partendo dalle necessità dei ceti produttivi, che incarnano le forze più innovative e dinamiche del Paese; altrimenti non usciremo mai da una crisi che è iniziata ben prima della pandemia di Covid. Ritengo che sia quindi fondamentale affiancare ai temi più cari alle forze conservatrici e sovraniste (immigrazione, famiglia, tradizioni, sovranità nazionale, etc) anche una decisa dose di libertà economica. L’Italia merita un’alternativa a tutto tondo alle forze giallo-rosse e non possiamo riciclare a destra le ricette economiche più fallimentari dei governi di sinistra: sarebbe un vero e proprio cavallo di Troia.
Classe 1988, dottore in Lingue straniere (Università Cattolica di Milano). Poliglotta ma sempre profondamente legato al proprio Paese, si reputa un liberale conservatore e realista. Lavora in ambito commerciale per un marchio italiano del lusso.
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