di Daniele Scalea

Il presidente ungherese Viktor Orban ha silenziato l’ultima radio d’opposizione in Ungheria. O almeno questo è ciò di cui sono convinti i media, la Commissione Europea e il Parlamento Europeo, che si scagliano contro il presunto caso di censura che avrebbe colpito l’emittente magiara “Klubrádió”. Non è mancata nemmeno l’autorevole presa di posizione del M5S, che ha chiesto di bloccare ogni fondo europeo all’Ungheria. Malgrado la nostra fiducia nei professionisti dell’informazione e nella Sinistra europea sia totale, proviamo a indagare maggiormente la questione.

“Klubrádió” è davvero una radio d’opposizione in Ungheria. Essa è apertamente schierata col Partito Socialista Ungherese (MSZP), oggi in grave crisi di consensi (non ha raggiunto il 12% nelle elezioni del 2018) ma in passato lungamente al governo del Paese, sia in maniera democratica (tra 1994 e 2010, quando ha fatto solo quattro anni d’opposizione) sia in modalità autocratica (il MSZP è la forma attuale del Partito Socialista Operaio Ungherese che governò dittatorialmente dal 1956 al 1989). Basti pensare che nel 2005 Ferenc Gyurcsány, leader del MSZP, condusse personalmente un programma su “Klubrádió” mentre era primo ministro del Paese.

“Klubrádió” è stata discriminata dal Governo Orban a causa della sua militanza socialista? Di certo c’è che l’emittente ha beneficiato, negli ultimi anni, di contributi pubblici, seppur di entità limitata (meno di 13 milioni di fiorini). Dopo la scadenza nel 2011 della sua concessione settennale della frequenza 95,3 MhZ, malgrado “Klubrádió” avesse perso la gara per il rinnovo, l’autorità preposta ai media, in considerazione di vertenze legali aperte, le ha garantito di trasmettervi per ulteriori tre anni grazie a licenze temporanee. Finalmente nel 2014 ha ottenuto una nuova licenza settennale per la frequenza 92,9 MhZ.

Ciò che è successo il 15 febbraio scorso, dunque, non è stata la “revoca” della frequenza da parte del Governo Orban, bensì il suo naturale giungere a scadenza. La legge ungherese prevede la possibilità di rinnovo automatico, ma solo se la concessionaria non è incappata in infrazioni amministrative, cosa accaduta invece a “Klubrádió” sei volte negli ultimi sette anni. Tra le altre cose, l’emittente è stata condannata per diffamazione tramite il ricorso a telefonate anonime (secondo i critici appositamente organizzate per evitare di esporsi in prima persona, con conseguenze legali ancora più pesanti), le cui accuse erano prima trasmesse e poi rilanciate come autentiche dalla radio. In questi casi, la legge ungherese prevede che sia bandita una nuova gara per la frequenza. “Klubrádió” non è la prima emittente cui succede ciò, e altre in passato hanno semplicemente riottenuto la frequenza vincendo la gara. Per garantire che non ci fossero interruzioni nel servizio, l’autorità dei media e delle comunicazioni aveva dato un preavviso scritto d’oltre un anno a “Klubrádió” e bandito la gara in modo da assegnare la frequenza al vincitore prima della scadenza della concessione. È stato il ricorso in sede giudiziaria di “Klubrádió” a impedire che si svolgesse nei tempi previsti; ricorso che l’emittente ha perso trovandosi ora costretta ad abbandonare la frequenza. Come ultimo atto persecutorio, l’autorità dei media ha stabilito che, in quanto concessionaria uscente, “Klubrádió” avrà dei punti bonus nella gara per la riassegnazione della frequenza.

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Attualmente ci sono in Ungheria, una nazione con meno di dieci milioni d’abitanti, 156 stazioni radio terrestri e 78 online. I media internazionali, così attenti alla libertà di stampa nel Paese magiaro, non hanno dato grande risalto alla decisione del Comune di Budapest, retto dall’opposizione anti-Orban, di obbligare i quotidiani gratuiti distribuiti nella capitale a mettere 4 pagine a disposizione della giunta comunale.

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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.