di Katalin Novak

“Spesso non si tratta dei fatti,
ma di ciò che i malintenzionati fanno con i fatti”
Konrad Adenauer

Recentemente, il leader del PPE Manfred Weber ha scritto su “Welt am Sonntag” che lasciando il Partito Popolare Europeo, che si sta spostando sempre più a sinistra, Fidesz sarebbe diventato di estrema destra e alleato di AfD. Come spesso accade, la sua affermazione è falsa.

Stiamo combattendo una battaglia per la vita e la morte contro il coronavirus. La cooperazione europea è messa alla prova dall’epidemia. I cittadini europei hanno difficoltà ad accettare la mancanza di vaccini, la lentezza degli appalti e i ritardi nelle decisioni. Sanno di quanta solidarietà abbiamo bisogno, ma hanno ragione nel pensare che la solidarietà non significhi perdere vite che potrebbero essere salvate. Nella crisi attuale, la necessità che le persone parlino e interagiscano con rettitudine, onestà e intelligenza è diventata ancora più grande.

Si chiede un’Europa forte e di successo; un’Europa di Stati, nazioni e cittadini, piuttosto che un’Europa di burocrati e istituzioni. Sempre più persone sentono che la libertà, la nazione, la famiglia tradizionale, la cultura cristiana, la dignità umana sono valori non più rappresentati dai cosiddetti partiti di centro-destra. Queste persone sono giustamente stanche di essere stigmatizzate, emarginate e discriminate perché non si accodano all’ortodossia progressista. Si veda l’esempio dell’allenatore ungherese Zsolt Petry, immediatamente licenziato dall’Hertha BSC per le sue opinioni in contrasto col mainstream tedesco. Sempre più persone sentono di essere lasciate senza una vera rappresentanza. Viene da chiedersi: perché la Sinistra è descritta come il “centro” e la Destra come una “frangia estremista”?

In questi tempi difficili, l’Ungheria mostra i muscoli per difendersi. Abbiamo raddoppiato il numero di vaccini somministrabili grazie a quelli (sicuri) di fattura russa e cinese, aggiunti a quelli occidentali: così l’Ungheria vanta oggi il secondo più alto tasso di copertura vaccinale tra gli Stati membri dell’UE. Abbiamo aumentato gli stipendi dei medici, lanciato il più grande programma di alloggi popolari della storia ungherese e dal prossimo anno esenteremo i giovani dall’imposta sul reddito. Nel frattempo, in tutta Europa, i politici e i governi vengono indeboliti o abbattuti dagli scandali di corruzione e dalle bugie. Quo vadis, Europa?

Noi ungheresi, che abbiamo vissuto come nazione cristiana nel cuore dell’Europa per più di mille anni, sappiamo dove stiamo andando. Abbiamo una visione chiara di come costruire un Paese competitivo e moderno, preservando la nostra cultura e i nostri valori nazionali. Accogliamo tutti coloro che vengono in Ungheria con rispetto e condividendone la visione del futuro.

Siamo sempre più sorpresi dai commenti tedeschi e di Bruxelles sull’Ungheria. Ci ricordano di Karl May, lo scrittore tedesco che, grazie alla propria incredibile immaginazione, descriveva in dettaglio il selvaggio West senza esserci mai stato. La vita in Ungheria, però, non è né una fantasia né un romanzo d’avventura. Il problema non sono solo le ripetute affermazioni false, ma anche il fatto che i media possano facilmente diventare un’arma politica, approfittandosi del deterioramento della qualità dei resoconti e della conoscenza dell’Ungheria e della sua gente.

Negli ultimi undici anni il nostro governo ha preso tre decisioni, che rispettano pienamente l’ordine giuridico europeo e tuttavia sono considerate peccati imperdonabili nello spazio europeo dominato dai media e dalla politica progressista. Nel 2011 abbiamo sancito costituzionalmente che il matrimonio è la relazione tra un uomo e una donna; nel 2015 abbiamo detto no all’immigrazione di massa; nel 2021 gli ungheresi vengono vaccinati con vaccini approvati dalle nostre autorità nazionali. A lungo siamo stati abituati ai giochetti dell’ala sinistra del PPE, che continuamente chiede conto a Budapest di inesistenti violazioni della democrazia e dello stato di diritto. Hanno finito con l’azzopparsi da soli: messo alle strette, Weber ha dichiarato apertamente di non voler diventare presidente della Commissione europea con i voti determinanti di Fidesz. Questo suo desiderio si è esaurito: non è stato eletto.

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Lo scopo evidente di questa campagna è creare l’impressione che l’Ungheria sia un Paese isolato e arretrato, governato da un regime oppressivo. Ma la cooperazione tra i Quattro di Visegrád in Europa Centrale è eccellente, il Primo Ministro ungherese sarà presto il decano nel Consiglio Europeo e, dopo l’uscita di Fidesz dal Partito Popolare Europeo, è diventato chiaro come la maggioranza dei partiti della Destra democratica europea vorrebbe stabilire una cooperazione più stretta con quello al governo a Budapest.

Il primo aprile Viktor Orbán ha ricevuto a Budapest i leader dei più forti partiti della Destra europea: il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e Matteo Salvini, il segretario della Lega, partito italiano più popolare nel governo guidato da Mario Draghi. I tre statisti si sono accordati per riorganizzare la Destra democratica europea. In futuro lavoreremo con persone che dicono sì alla libertà, alla nazione, alla famiglia, al cristianesimo e alla dignità umana, ma no all’immigrazione, alla logica imperiale, al comunismo, alla censura e all’antisemitismo.

Per Fidesz, la CDU e la CSU erano e sono gli alleati politici naturali in Germania. Le loro figure storiche di spicco, i visionari dell’Europa come Konrad Adenauer e Helmut Kohl, sono da noi sinceramente ammirate. Osserviamo però che le masse, deluse dalle politiche sempre più a sinistra del PPE, sono diventate politicamente apolidi. Tuttavia, non abbiamo intenzione di formare alleanze con altri partiti tedeschi, anche se alcuni vogliono dare questa impressione.

Al contrario, Fidesz prende rigorosamente le distanze dai partiti che non sostengono l’ordine costituzionale. Siamo l’unica forza politica di questo tipo in Ungheria, dove l’intera opposizione, composta da post-comunisti, socialisti, liberali e verdi, ha stretto un’alleanza con un partito apertamente antisemita e razzista (Jobbik) per presentare candidati comuni contro di noi alle prossime elezioni. Questa oscenità politica non ha ripercussioni a livello europeo?

Fidesz rappresenta gli autentici valori conservatori. Ciò di cui abbiamo bisogno in Europa è una Destra democratica che non cerchi di adattarsi allo zeitgeist ambiental-progressista, ma che voglia plasmare il futuro dell’Europa mantenendo la sua identità.

La casa dei conservatori europei, negli ultimi tempi, si è andata svuotata. I suoi abitanti residui quasi non osano più parlare apertamente, nemmeno tra di loro. Siamo pronti a ridare vita a questa casa, ad aprirne le porte a nuove idee e a coloro che vogliono trasferirvisi, in modo che sempre più persone possano sperimentare cosa vuol dire vivere liberamente. Ecco come possiamo creare una casa politica per milioni di europei. E può anche significare la rinascita della Destra democratica in Europa.

Questa è la nostra “cultura del benvenuto” per l’Europa.

(L’articolo è tratto dal quotidiano ungherese “Magyar Nemzet”)

 

Ministro ungherese delle Famiglie, Vice-presidente del partito Fidesz.