di Giuseppe Adamo
Con la globalizzazione e l’utilizzo dell’inglese come lingua franca mondiale, quasi 5 milioni di studenti in tutto il mondo hanno iniziato un percorso di studi in un Paese diverso da quello di origine, con un trend fortemente rialzista fino alla pandemia di Covid-19.
L’Italia nel 2017 possedeva una popolazione di 78mila studenti stranieri contro i 72mila della ben più modesta Polonia. Contando che nel numero italiano sono inclusi gli immigrati di seconda generazione (quindi nati in Italia ma senza cittadinanza), che pesano almeno per un 34% sul totale, ne esce ridimensionata l’attrattiva internazionale del nostro sistema universitario.
La Polonia possiede il quarto numero più alto in Europa di studenti totali rispetto alla popolazione e ha visto un vero e proprio boom di studenti stranieri nell’ultimo decennio, arrivando a quota 82mila nell’anno accademico 2019/2020 (+5% in un anno). La previsione è di toccare quota 100mila entro pochi anni.
Ma qual è il segreto del successo nella promozione del sistema universitario polacco nel mondo? Un’agenzia governativa con un intero dipartimento dedicato alla promozione, un’estesa offerta di borse di studio e più di 400 corsi universitari in lingua inglese sono stati i fattori determinanti di un processo di sviluppo che sembra consolidarsi dalla caduta del comunismo.
La Narodowa Agencja Wymiany Akademickiej (Agenzia Nazionale Polacca per lo Scambio Accademico), fondata nel 2017, ha preso le redini della promozione del sistema universitario sulla scia della campagna “Study in Poland”, iniziata anni prima dalla rivista ed ONG “Perspektywy” che, a cadenza annuale, pubblica rapporti e classifiche di tutto il sistema educativo polacco. La tattica della NAWA consiste in una continua ed estesa presenza e promozione, sia online sia alle fiere internazionali, reclutando gli stessi studenti stranieri come volontari per interviste e produzione di materiale digitale da condividere nei social media in diverse lingue, risparmiando ogni forma di costo legato alle traduzioni ma dando in cambio visibilità e possibilità di vincere tirocini retribuiti presso la propria sede.
Già nel 2015 il governo polacco aveva stanziato 75 milioni di euro per promuovere l’internazionalizzazione delle proprie università, creando il sito https://study.gov.pl/ contenente un motore di ricerca sull’offerta formativa e le borse di studio. Quest’ultime, oltre ad essere co-finanziate da fondi europei, spesso non sono vincolate da criteri economici ma solamente di merito ed innovazione, essendo il fine quello di far acquisire alla società polacca il know-how necessario al progresso accademico e scientifico. Iniziative simili sono state avviate anche da regioni, come l’iniziativa “Study in Pomorskie”, o addirittura città, come l’iniziativa “Study in Lublin”, spronando la competizione tra enti locali per attirare più studenti stranieri possibili.
E in Italia?
La buona notizia è che, sorprendentemente, l’Italia risulta essere molto all’avanguardia nell’offerta di corsi universitari in inglese: un corso universitario su dieci nel nostro Paese è offerto interamente in lingua inglese. Inoltre l’Università per Stranieri di Perugia rappresenta una particolarità a livello mondiale per la promozione della lingua e cultura italiana tra gli stranieri. Anche nel versante borse di studio l’Italia offre molte occasioni, come il programma “Marco Polo” per gli studenti cinesi o le varie borse del Ministero degli Affari Esteri.
L’internazionalizzazione delle nostre università è un investimento e un’opportunità unica per poter ampliare il soft power dell’Italia, allargare gli introiti e l’indotto del sistema educativo e scalare i ranking internazionali in un mercato globale stimato di 100 miliardi di euro l’anno. Il problema più grande è l’assoluta frammentazione della comunicazione e l’assenza di un programma di promozione unico, costante e su larga scala.
L’istituzione più simile al NAWA in Italia è il CIMEA, che si occupa di mobilità e conversione dei titoli di studio ma non ha nessuna competenza riguardo la promozione, che rimane frammentata e divisa tra il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell’Istruzione e le singole università. L’assenza di una strategia comune si può notare nella totale mancanza di contenuto promozionale nei più comuni social media e nella presenza di molteplici portali internet come study in Italy, studiare in Italia e Universitaly, tutti dalla grafica minimalista e spesso con contenuti non aggiornati (la pagina facebook di “Universitaly” è ferma al 2016). La sola eccezione rimangono i centri Uni-Italia sotto il Ministero degli Affari Esteri, che sembrano dare una prospettiva più efficiente riguardo la promozione dell’Italia all’estero, pur comunque rimanendo abbastanza di nicchia nel coinvolgimento di vaste porzioni di pubblico.
L’Italia ha tutte le carte in regola per poter ampliare il suo parco di studenti internazionali: possiede un’attrattiva culturale di altissimo livello, titoli di studio prestigiosi e largamente riconosciuti, ed una offerta formativa in inglese già esistente e a buon mercato. Ha solo bisogno di una strategia promozionale costante che vada oltre la prospettiva fallace del sito web o della campagna pubblicitaria stagionale dipendente da finanziamenti periodici. Una strategia a lungo termine e apolitica, con il supporto di uffici di dipendenti specializzati in comunicazione, giovani, dinamici e a tempo indeterminato che si occupino solo di questo quotidianamente.
A volte basta semplicemente copiare gli altri.
Giuseppe Adamo, studioso di Europa Centro-Orientale con base in Polonia, è membro della fondazione e scuola di formazione politica “Służba Niepodległej”, Laureato in Studi Europei (Università Cattolica di Lublino) e in Relazioni Internazionali (Università di Varsavia). Ha lavorato per il Ministero degli Affari Esteri polacco.
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