di Alberto Basile
Ogni volta che odo gli intellettuali di sinistra esprimersi nei confronti della Lega sento sempre l’impellente esigenza di stare il più possibile alla larga da certi personaggi e da certi ambienti, ma soprattutto di impegnarmi per cercare di smascherare la loro presunzione di superiorità e la loro profonda illiberalità. L’ultimo fulgido esempio ce l’ha dato Tomaso Montanari, storico dell’arte e saggista “de sinistra”, che in diretta dagli studi della Gruber su “La7” si è lanciato nelle seguenti considerazioni riguardo al partito di Salvini. Interpellato dalla conduttrice, Montanari ha espresso un pensiero che potremmo riassumere con queste parole: il suo problema è “capire se il progetto della Lega sia compatibile con il progetto della nostra Costituzione, e io penso che per molti versi non lo sia” e “averla portata al governo è un errore che ci costerà tantissimo” perché le dà una legittimazione democratica che la Lega non merita in quanto, nonostante il consenso, essa è pericolosa per la democrazia.
Bene, bravo, applausi!… che tristezza… non c’è niente da fare, per la Sinistra non esiste un avversario politico i cui valori e programmi siano degni di rispetto e da controbattere in democratico consesso. Bisogna per forza cercare di estrometterli dall’arco costituzionale, vagheggiare presunti pericoli democratici e derive fasciste; insomma la Destra deve sempre passare attraverso gli esami di democrazia dell’intellighenzia di sinistra per essere infine sempre bocciata “a pieni voti”.
Informiamo il prof. Montanari che Salvini non ha bisogno di nessuna legittimazione democratica: lui e la Lega si trovano in Parlamento e al governo del Paese grazie al consenso elettorale democraticamente ottenuto e, nonostante quello che sostiene il suddetto Professore, essi esercitano questo potere nel pieno rispetto delle regole costituzionali e della dialettica democratica. Il resto è solo ideologia e mancanza di argomenti.
Montanari parla di “progetto della Costituzione” e questo è effettivamente un tasto dolente del testo costituzionale: nella legge fondamentale dello Stato italiano, nata dalla lotta antifascista (ma non antitotalitaria) della Resistenza, sono presenti degli aspetti programmatici, dei veri e propri fini politici, che vengono affidati ai partiti affinché essi li realizzino nella società. Questo è un tratto a mio avviso profondamente illiberale della Costituzione italiana che la Sinistra cavalca da decenni sia per imporre determinati valori e determinate politiche, sia soprattutto per escludere, ghettizzare la Destra e le sue convinzioni alternative.
La Costituzione è prima di tutto una cornice di forme e regole istituzionali, diritti e libertà che vengono riconosciuti in maniera solenne, e all’interno di questa cornice tutte le posizioni politiche che concorrono alla vita democratica del Paese sono parimente valide, legittimate e rispettabili. È da quasi 80 anni che la Sinistra cerca di “impadronirsi” della Costituzione inquinando il dibattito politico e la nostra convivenza civile, indebolendo il nostro senso di appartenenza alla Patria e al destino comune.
Nonostante in termini di consenso la Lega stia inevitabilmente perdendo qualcosa in favore del partito della Meloni, rimango fermamente dell’idea che la presenza della Lega al governo sia necessaria e abbia portato a dei risultati apprezzabili, nei limiti inevitabili di una così grande ed eterogenea coalizione. Stare fuori avrebbe significato dare ragione e accontentare tutti quelli come Montanari che vorrebbero rinchiudere la Lega e tutto il Centrodestra in una “riserva indiana”. Per questo è importate far circolare voci, idee e valori della Destra conservatrice e liberale all’interno della società, sui social, nei media e dare voce a quella “maggioranza silenziosa” e produttiva d’Italia, che dello snobismo di Montanari non sa proprio che farsene!
Classe 1988, dottore in Lingue straniere (Università Cattolica di Milano). Poliglotta ma sempre profondamente legato al proprio Paese, si reputa un liberale conservatore e realista. Lavora in ambito commerciale per un marchio italiano del lusso.
Invece quelli più palesemente pericolosi per la democrazia sono i 5 stelle.
E neanche velatamente, sono espliciti quando propongono delle riforme illiberali.