di Daniele Scalea

Ha fatto scalpore in Francia, lo scorso mese, l’appello sottoscritto da una ventina di generali e migliaia di altri militari in pensione per denunciare il “separatismo” di porzioni di territorio nazionale, in cui vivono comunità allogene e non integrate, generalmente islamiche, che le hanno colonizzate e sottratte de facto al controllo dello Stato francese. Nella lettera aperta si denunciano anche le parole d’ordine di “antirazzismo” e “decolonizzazione”, due termini molto amati dalla Sinistra ma utilizzati, spiegano i militari, per giustificare e agevolare un attacco mortale alla Francia, alla sua cultura e alle sue tradizioni. Il governo di sinistra di Emmanuel Macron, ovviamente, si è subito schierato contro i militari che attaccavano l’estremismo islamico, espellendo i firmatari dalla riserva e mandando i pochi aderenti ancora in servizio attivo di fronte alla corte militare.

Qualcosa di analogo è ora successo anche negli Stati Uniti d’America. Il 9 maggio l’associazione “Flag Officers 4 America“, composta da generali e ammiragli in pensione, ha pubblicato una lettera aperta sottoscritta ad oggi da oltre 150 alti ufficiali. L’incipit è immediatamente esplicativo del contenuto: “La Nazione è in grave pericolo. Stiamo combattendo, come mai prima dalla fondazione nel 1776, per la sopravvivenza della Repubblica costituzionale. Il conflitto è tra i sostenitori del socialismo e del marxismo e quelli delle libertà e dei diritti costituzionali”.

In queste pagine abbiamo più volte spiegato come l’America si trovi a un bivio fondamentale della propria storia (nella maniera più estesa nel libro Trump contro tutti) e come i disordini esplosi l’estate scorsa vadano interpretati alla stregua di una rivoluzione culturale che travalica i confini dell’Atlantico. I generali e ammiragli firmatari della lettera sembrano dello stesso avviso e lamentano come l’Amministrazione Biden stia tradendo i propositi di riconciliazione e moderazione espressi in campagna elettorale.

Tra le iniziative contestate dagli ufficiali c’è la proposta di legge H.R. 1/ S. 1., cosiddetta “For the People Act“. Le misure incluse nel progetto di legge meritano di essere elencate:

  • riduzione dei controlli sui votanti. Già oggi lo standard americano di garanzia della regolarità delle elezioni è molto al di sotto di quello europeo (le polemiche del 2020 lo dimostrano). La proposta di legge dichiara che misure come, ad esempio, richiedere all’elettore un documento d’identità al seggio equivarrebbero a “restrizioni al diritto di voto” e “razzismo sistemico” e dunque sono illegittime;
  • voto via posta per tutti. Ogni Stato dovrà fornire a ciascun cittadino il plico per il voto via posta, senza poter richiedere alcuna forma di identificazione. Il voto via posta è escluso o limitato in Europa, poiché difficilmente si può garantire che avvenga in maniera genuina, regolare e priva di condizionamenti indebiti;
  • legalizzazione del ballot harvesting. Un numero illimitato di schede votate potrà essere raccolto da una persona qualsiasi e da questa portate al seggio. L’unico requisito è che non sia pagata per farlo;
  • università e prigioni saranno premiate o punite nel finanziamento pubblico in base a quanto si impegnano a far votare i propri studenti/ex carcerati;
  • la ridefinizione dei collegi elettorali non sarà più responsabilità dei Parlamenti statali eletti dal popolo ma di commissioni “indipendenti”
  • maggiore regolamentazione degli interventi politici in Internet. Citare un candidato in un contenuto online sarà soggetto a un’ampia gamma di restrizioni e vincoli, con possibili conseguenze legali per chi non riuscisse a farvi fronte: i soggetti più piccoli e meno attrezzati saranno indotti ad astenersi;
  • pubblicazione dei nomi di coloro che donano a organizzazioni non profit. In un momento in cui chi sostiene associazioni e Ong non di sinistra è sovente fatto oggetto di boicottaggi e campagne d’odio, una simile misura non può che scoraggiare i possibili donatori;
  • l’agenzia di riscossione fiscale, la Internal Revenue Service, avrà maggiore facoltà di intervento sulle non profit. Quest’ultimo era stato limitato dopo lo scandalo del 2013, quando si era scoperto che la IRS dedicava “attenzioni particolari” (non positive) alle associazioni di destra che richiedevano le esenzioni fiscali previste per le non profit. Nel 2017 il Governo ha dovuto risarcire centinaia d’organizzazioni conservatrici che gli avevano fatto causa;
  • infine, nuove misure draconiane sul conflitto d’interessi. La norma pare fatta ad hoc per impedire a Donald Trump di ricandidarsi.
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Questa legge, se approvata, consentirà – secondo gli ufficiali – al Partito Democratico di non perdere mai più il potere conseguito nelle controverse elezioni del novembre scorso.

Nella lettera si citano anche il numero sproporzionato di ordini esecutivi (decreti che scavalcano il Congresso) emanato finora da Joe Biden, i lockdown che limitano le libertà individuali, la censura dei dissidenti, la militarizzazione di Washington D.C., l’anarchia in alcune città.

Il proposito della missiva non è golpista: essa, come si legge, vuole spronare i cittadini a impegnarsi in politica ed eleggere rappresentanti che difendano la Costituzione contro le tendenze dittatoriali e marxisteggianti del Partito Democratico.

Non sappiamo quanto questa lettera sia rappresentativa degli umori dei vertici militari americani che, ricordiamolo, durante la precedente amministrazione sono stati una spina nel fianco di Donald Trump (basti pensare a come gli stessi militari coinvolti nel suo governo ne siano poi divenuti acerrimi nemici, da H.R. McMaster a Jim Mattis). Di certo c’è che una presa di posizione del genere da parte di ben 150 ammiragli e generali denoti la realtà di un Paese sempre più diviso e preoccupato per il proprio futuro.

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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.