di José Papparelli
“In Europa il Centro-Destra si divide in tre. Il mio sogno è di unire il meglio di queste tre famiglie per contrastare i socialisti e i comunisti. Insieme possiamo vincere. Da una parte c’è la libertà e – come ha detto la Presidente di Madrid recentemente eletta – dall’altra c’è il comunismo. Tra il comunismo e la libertà, scelgo la libertà”. Con queste significative parole Matteo Salvini ha sintetizzato la sua strategia politica per l’Unione Europea durante l’intervento al III Congresso di Chega!, il “Vox portoghese” di André Ventura, che fa già parte del gruppo Identità e Democrazia, insieme (tra gli altri) a Lega, Rassemblement National di Marine Le Pen e Alternative für Deutschland di Jörg Meuthen.
L’intenzione di Salvini è chiara: creare un “gruppo forte e unito” nel Parlamento europeo che sia in grado di riunire le forze migliori e agire come vera alternativa alla Sinistra. Il presidente ungherese Viktor Orbán sta lavorando a questo compito difficile e complesso, soprattutto dopo la sua uscita dal PPE. La scorsa Pasqua Orbán ha incontrato a Budapest il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e il segretario federale della Lega con la stessa intenzione: l’unità delle famiglie politiche della Destra europea. Un ex popolare europeo, un conservatore-riformista e un identitario-democratico. La settimana scorsa, Santiago Abascal ha visitato Orbán e, insieme a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Morawiecki. Qualcosa si muove nei gruppi europei di destra.
La menzione della presidente della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, e del suo slogan elettorale “Comunismo o libertà”, ripreso da Salvini in Portogallo, è molto significativa, perché in qualche modo fa da spartiacque ideologico e da pungolo per il PPE. In ogni caso, al di là delle intenzioni e delle strategie, è quasi impossibile che il Partito Popolare anche solo si avvicini a figure tanto “corrosive” come Salvini, Le Pen o Orbán. Il sogno di “un’altra Europa possibile” con un Casado e anche una Ayuso è utopia.
Nonostante ciò, gli obiettivi prefigurati da Salvini sono più che lodevoli: sono necessari. Questa strada alternativa è percorribile e, evidentemente, l’obiettivo è quello di cambiare l’Unione Europea dall’interno. A giugno è stato annunciato che gli inviti e gli incontri con francesi e austriaci continueranno. Il Salvini di oggi è politicamente più maturo e intelligente. Ha chiaro che per governare ha bisogno non solo di alleanze elettorali, ma anche di tenere conto che la partita si gioca più a destra che al centro. Sia Salvini sia la Meloni, che condividono una visione comune negli aspetti più importanti, dovrebbero avvicinare le loro posizioni perché il vero avversario è fuori dalle rispettive famiglie politiche. Se un’altra Europa è possibile, sarà con l’unità e il fronte comune dei migliori che si oppongono alle politiche delle élite globaliste.
Salvini, insieme ad André Ventura capo di Chega!, ha affermato tra gli applausi dei congressisti portoghesi che “il mio obiettivo, per creare davvero un’Europa basata su lavoro, diritti, famiglia e partecipazione, è quello di creare un gruppo, forte e unito, che riunisca le forze migliori dei tre attuali raggruppamenti di Centrodestra, alternativo alla Sinistra (anche estrema) che finora ha dettato legge nel Parlamento europeo”. Ha aggiunto che il suo impegno per l’unità mira a sfidare la Sinistra e “coloro che vanno contro l’Europa dei popoli e della libertà”. Ha anche ricordato che “l’Europa è cristiana, il Portogallo è cristiano e l’Italia è cristiana”, riaffermando i principi di lavoro, famiglia, sicurezza e libertà, la lotta contro l’immigrazione clandestina e l’avanzata dell’islamismo, il rifiuto della maternità surrogata e dell’adozione da parte di coppie omosessuali. “Dopo la Covid, niente è più come prima: lavoro, salute, sicurezza e libertà devono tornare al centro del dibattito europeo; basta con l’austerità e con organismi antidemocratici e trasparenti che decidono sulla pelle di 500 milioni di persone”, ha detto infine Salvini, abbracciando il suo alleato portoghese.
Le carte sono sul tavolo e ci sono già state le prime reazioni dei compagni di viaggio di Salvini in Italia, e pure i primi ostacoli. Antonio Tajani di Forza Italia ha detto che “dare vita a un unico gruppo di centrodestra in Europa è impossibile, i valori del Ppe sono incompatibili con quelli di alcuni componenti di Identità e Democrazia come l’Afd e il Fronte Nazionale di Marine Le Pen (…). Il Centrodestra in Italia è unito, ma non è un modello che può essere portato in Europa. Partiti come il FN o l’Afd sono incompatibili con il PPE, non basta essere un’alternativa alla Sinistra”.
Ignazio La Russa, senatore di Fratelli d’Italia, ha dichiarato: “Non conosco bene le regole dei gruppi parlamentari europei, potrebbe non essere conveniente [unirli]. Una maggiore coordinazione è certamente una buona idea. In effetti, il coordinamento può rendere più omogenee le politiche dei partiti che si identificano con il Centro-Destra, mentre il gruppo unico, oggi, mi sembra un passo troppo lungo. È bene attuare un maggiore coordinamento, ma dobbiamo stare attenti a non fare un passo di troppo”. La chiusura (FI) o la mancanza di entusiasmo (FdI) degli alleati politici della Lega mostrano che il compito che ci aspetta sarà tutt’altro che facile.
C’è ancora molta strada da fare, ma è chiaro come sia necessario percorrerla. Le intenzioni, le strategie, le logiche differenze e le speculazioni partigiane possono essere letali, se non si forma un fronte comune contro i mercanti disposti a vendere, e persino a regalare, una cultura e una civiltà millenaria come quella europea. Il tempo darà il suo verdetto.
(Fonte: “El Correo de Espana” tramite European Media Cooperation)
Giornalista italo-argentino. Formatosi in Scienze della comunicazione e management culturale, è un analista della vita politica, sociale e culturale. Lavora con "Radio Ya" ed è specializzato nello studio storico del patrimonio ispanico nelle Americhe.
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