di Nicola De Felice

Dopo lo sbarco del 12 luglio scorso ad Augusta dei 560 clandestini da parte della nave ONG “Ocean Viking”, gli sbarchi in Italia provenienti dalla Libia si sono improvvisamente azzerati, secondo i dati del Ministero dell’Interno, a parte i soliti barchini tunisini che arrivano direttamente a Lampedusa.

Dall’inizio del 2021 le ONG quali “SoS Mediterranée”, “Save the Children” e “Medicins sans Frontière”, che utilizzano costose navi di proprietà, alcune delle quali finanziate dalla Chiesa Evangelica tedesca e gestite da reduci dell’ex partito comunista della Germania dell’est Die Linke, hanno contribuito a triplicare il numero dei clandestini sbarcati in Italia rispetto al 2020 o addirittura ad ottuplicare i numeri rispetto al 2019, quando erano in vigore i Decreti Sicurezza emanati dal Governo Conte uno con Salvini Ministro dell’Interno. Questi “tassisti del mare” operano normalmente in barba ad ogni norma internazionale del diritto marittimo, a dispetto della Legge del Mare dell’ONU (UNCLOS) ratificata da più di 200 Stati, contro i dettami che il Regolamento Ue di Dublino impone agli Stati di Bandiera di quelle navi quale territorio del primo passaggio illegale del migrante, incuranti delle competenze nelle aree SAR assegnate dall’ONU a Malta, Libia e Tunisia e certificate dall’Organizzazione Internazionale Marittima, contro il parere della Procura di Catania, del TAR del Lazio e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che in più sentenze non hanno ravveduto la necessità di sbarcare i migranti illegali in buona salute in Italia.

Ma come mai questo “miracolo” di zero sbarchi e zero morti in mare? Sarà una coincidenza, eppure sono dieci giorni che non pendola alcuna nave ONG davanti alle coste libiche. La flotta ONG presente nel Mediterraneo si è presa una vacanza: le due navi norvegesi “Ocean Viking” e “Geo Barents” sono alla fonda ad Augusta in quarantena per pandemia Covid, la nave tedesca “Sea Watch 4” a Trapani con l’equipaggio a mangiare cannoli siciliani, l’altra tedesca “Sea Eye 4” in fermo amministrativo a Palermo per inquinamento ambientale e pericolo alla navigazione, le tedesche “Louise Michel” e “Alan Kurdi” (quest’ultima sta cambiando nome in “ResqPeople”, con organizzazione italiana e presidente onorario l’ex magistrato Gherardo Colombo) in manutenzione nel porto “pirata” di Borriana, in Catalogna, insieme alle spagnole “Open Arms” e “Aita Mari”. L’italiana “Mare Jonio”, secondo le accuse pagata per prendere a bordo 27 migranti da una nave danese, con 4 indagati tra i quali l’ex no-global Casarini, ferma a Chioggia.

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Con zero morti in mare e zero sbarchi in Sicilia, si conferma dunque il fattore attrattivo delle navi ONG verso i clandestini paganti, risorsa essenziale per il business dei mercanti dei nuovi schiavi del XXI secolo. Un business ben calcolato e modellato sui movimenti delle navi ONG, delle quali i trafficanti conoscono in tempo reale i movimenti e le rotte assunte attraverso Internet, inviando i barconi zeppi di clienti paganti, con carburante lo stretto necessario per arrivare a poche miglia dalle coste libiche giusto sottobordo alle navi “umanitarie”, in trepida attesa. Nel frattempo, il Parlamento ha approvato il rifinanziamento della missione delle Forze Armate per addestrare la Guardia costiera libica, alla quale da diversi anni il Governo italiano e l’Unione Europea hanno affidato il compito di impedire ai clandestini di partire dalle coste della Libia. Una situazione d’incanto sicuramente provvisoria che presto si infrangerà contro gli scogli dei disegni ipocriti e farseschi di una Sinistra radical-chic mondialista e anti-italiana, lontana dagli effetti deleteri che il fenomeno del flusso migratorio illegale innesca nelle periferie delle grandi città ed impassibile nell’essere parte attiva della causa dell’aumento delle morti in mare.

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Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli. Ammiraglio di divisione (ris.), già comandante di cacciatorpediniere e fregate, ha svolto importanti incarichi diplomatici, finanziari, tecnici e strategici per gli Stati Maggiori della Difesa e della Marina Militare, sia in Patria sia all’estero, in mare e a terra, perseguendo l'applicazione di capacità tese a rendere efficace la politica di difesa e di sicurezza italiana.