di Silvio Pittori
Ultimamente trovo poco interessante seguire i dibattiti televisivi che, solitamente, più che dibattiti risultano essere esposizioni monotone del pensiero unico in merito al vaccino ed alla certificazione verde, senza contraddittori che tali possano essere definiti. Anche perché trovo intollerabili i risolini di scherno di alcuni dei soliti virologi presenti ogni sera in TV, al cospetto delle questioni etiche oltre che giuridiche poste da insigni filosofi in merito alla singolarità in un Paese democratico della perpetuazione di uno stato di emergenza non previsto all’interno della nostra Costituzione, ed al rischio evidente di natura discriminatoria conseguente ad alcune scelte di politica sanitaria.
Virologi che, dimenticando l’origine stessa della scienza e, pertanto, di come la stessa sia profondamente debitrice ab origine della filosofia, ritengono che discutere “filosoficamente” di concetti apparentemente astratti (ma che in concreto gettano le basi per un’analisi profonda di quanto sta accadendo nel nostro Paese e della direzione che il nostro Paese sta prendendo) sia ultroneo rispetto alle esigenze del Paese stesso. Idea profondamente sbagliata, che denota, oltre a pacifici limiti culturali, la deriva scientista che ci attanaglia, riconducibile al positivismo francese ed al costante allontanamento dei più non soltanto dalle radici religiose dell’Occidente ma dallo stesso pensiero occidentale complessivamente inteso, spingendo verso il tramonto delle nostre tradizioni.
A fronte di tutto ciò la tecno-scienza, che da strumento anche della politica si trasforma in scopo essa stessa, quale fine di sé stessa. Il timore è quello che ci si trovi davanti a quell’incremento “indefinito” della tecnica, preconizzato dal filosofo Emanuele Severino; incremento che spinge la tecno-scienza a diventare essa stessa fine ultimo, un fine ultimo che promette, con una terminologia che oramai è propria persino di chi ricopre ruoli istituzionali, felicità, benessere, fuga dalla morte, nonché libertà, tramite, attualmente e per quanto ci occupa, la vaccinazione di massa e la certificazione verde. Ma la creazione di un nuovo paradiso, composto dal benessere generale certo e da una libertà asseritamene riacquistata, può trasformarsi in ogni momento in un inferno, ove le mete promesse mostrino la loro incertezza e le prospettazioni la loro fallacità.
Oltretutto, detta progressione della scienza verso la realizzazione della propria, legittima quanto pericolosa, volontà di potenza, sta avvenendo nel nostro Paese mediante una frustrazione costante dei principi della nostra Costituzione e degli ammonimenti rivolti agli Stati contenuti nelle risoluzioni europee, assumendo la politica, succube della scienza, decisioni capaci di modificare l’ordinaria ed ordinata vita democratica tramite semplici decreti legge, stabiliti ancora una volta – trattasi di una costante negli ultimi dieci anni – da Ministri di un Governo che non è espressione del voto popolare, decreti chiamati ad essere convertiti da un Parlamento in cui seggono rappresentanti senza oramai rappresentanza.
Nella Messa domenicale dello scorso 8 agosto, il parroco, durante il commento al Vangelo secondo Giovanni, ha ammonito i fedeli dal rischio di una vita che non abbia altro fine della mera sopravvivenza biologica. Ma forse tale finalità rappresenta proprio la deriva dell’umanità: in particolare di una umanità che avendo prima assistito alla “morte di Dio”, rispetto alla quale probabilmente Papa Ratzinger è l’ultimo katechon, assiste adesso alla affermazione indefinita della scienza. Ma se l’incontro tra la religione cristiana e la filosofica greca, ambedue fondate anche sul Logos (“Il Dio della Fede e il Dio dei filosofi”, J. Ratzinger), hanno forgiato la nostra civiltà, sarebbe necessario o quantomeno opportuno continuare ad ascoltare il pensiero puro dei filosofi che si limitano in definitiva soltanto a richiamare la nostra attenzione sui rischi connessi ad una retrocessione della politica e della vita democratica a vantaggio della volontà di potenza della scienza, volontà oltretutto senza fine.
La filosofia quale salvezza temporale del singolo nel Convivio del Sommo Poeta.
Avvocato cassazionista con sede a Firenze, esperto in diritto civile societario e in diritto penale di impresa e contrattualistica. Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Firenze.
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