di Giovanni Giacalone

La questione vaccinazione e Green Pass sta facendo scaldare gli animi oltremodo da entrambe le parti e questo è preoccupante, in quanto i toni estremamente accesi rischiano di scatenare una spirale di violenza che va assolutamente evitata poiché nociva per tutti.

La questione vaccinale andrebbe infatti affrontata con la massima pacatezza e nel rispetto delle differenti opinioni, senza fretta, visto che la scienza per sua natura si basa sulla continua messa in discussione; altrimenti diventa una religione, fondata su dogmi intoccabili e sui quali vige il divieto di critica. Purtroppo finora sul mainstream ha prevalso questa seconda impostazione. Chi osa criticare il “santo vaccino” viene deriso, stigmatizzato, insultato e in certi casi addirittura minacciato, non solo sui social, ma anche sulla televisione.

Parliamoci chiaro: le due posizioni, quella di vaccinarsi o meno, sono entrambe legittime e vanno rispettate, visto che il vaccino non è obbligatorio (altrimenti non vi sarebbe una liberatoria da firmare). Non è invece legittimo obbligare, nemmeno indirettamente tramite la privazione di diritti fondamentali dell’essere umano, garantiti non soltanto dalla Costituzione ma anche da diversi trattati internazionali. È inopportuna e sconsigliata la pressione psicologica costante, magari con l’intimidazione di un eventuale prossimo obbligo, perché non fa certo onore alla causa vaccinale, ma infiamma soltanto gli animi.

E questo è il primo punto, chiave, perché da qui si passa poi al secondo punto che ne è la conseguenza e cioè: quello della retorica che, se utilizzata in maniera inappropriata, estrema, rischia di scatenare conseguenze. Ma questa retorica l’abbiamo vista provenire da entrambe le parti, perché se da un lato ci sono state minacce nei confronti di esponenti di governo e medici, è altrettanto vero che su trasmissioni della televisione mainstream abbiamo sentito altrettanti medici ed esponenti del mondo politico fare affermazioni a dir poco agghiaccianti, come Giuliano Cazzola che ha invocato Bava Beccaris contro i manifestanti. Il governatore della Toscana, Gianluca Giani, ha dichiarato di voler chiudere in casa i non vaccinati. Roberto Burioni ha affermato di volerli mettere agli arresti domiciliari “come sorci”. David Parenzo ha detto che “i rider dovrebbero sputare nel cibo dei no vax”. Matteo Bassetti è addirittura arrivato a dire che i no-vax sono dei criminali e che chi è contro i vaccini “è contro lo Stato”. Queste sono soltanto alcune delle dichiarazioni di personaggi presenti sui media mainstream.

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La violenza e le minacce vanno sempre condannate, ma da entrambe le parti, e chi lo fa sui principali canali televisivi o dai giornali non è così diverso da chi lo fa sul web. Trattasi in ambo i casi di retorica violenta ed è risaputo che la violenza non fa altro che generare altra violenza.

Un altro aspetto è poi quello della generalizzazione. Bisogna infatti prendere atto del fatto che tra chi protesta ci sono persone contrarie al green-pass, persone che non si fidano di ciò che viene attualmente definito “vaccino” anti-Covid e non vogliono sottoporsi a somministrazione. Non è corretto definirli “no-vax”, perché ciò non corrisponde alla realtà dei fatti. Manifestare è un diritto e le manifestazioni avvenute finora si sono svolte pacificamente, salvo alcuni casi isolati di violenza, certamente da condannare. Accusare e criminalizzare le piazze non fa certo decrescere il dissenso nei confronti del governo, al contrario: lo fa aumentare e questo lo insegna anche la storia. Dovremmo tutti fermarci a riflettere.

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Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.