di Giulio Montanaro
Nessuno c’avrebbe mai scommesso, eppure si, proprio nel bel mezzo dell’era del monopolio tecnologico, ci troviamo ad affrontare una carenza di semiconduttori che sta colpendo il complesso industriale in un modo anche più duro del Covid.
È per questo che credo sia bene iniziare con una citazione di Andy Grove, fondatore di “Intel”. Grove disse: “Il successo alimenta la non curanza. La non curanza alimenta il fallimento. Solo il paranoico sopravvive”. Essendo ormai indistinguibile l’approccio che media, marketing e politica hanno quando trattasi di comunicazione, come certificato dall’isteria, psicosi e non-senso di cui stiamo facendo esperienza nella cultura popolare in virtù del Covid, è sempre più difficile avere una chiara comprensione della realtà nell’era della post-verità e sono infatti sempre più persuaso dalle parole di Grove.
Chi scrive ha avuto a che fare 3 volte con i sintomi del Covid (e Dio solo sa quante altre volte l’abbia avuto senza sintomi) nel raggio di 12 mesi e la prima volta non è stata assolutamente bella. Ma stiamo comunque parlando di un virus a cui, nel 99,7% dei casi, si sopravvive, un virus dove il 95% dei positivi sono asintomatici, il che a miei occhi significa che anche senza immunità di gregge, non ci sarebbe poi granché di cui doversi preoccupare, no?
Il Politicamente corretto (ora vestito con l’abito del Covid Shaming) le strutture di potere ed i loro delegati mediatico-governativi non concordano con queste considerazioni perché, anche per la loro, la teoria dell’Accelerazione Sociale del sociologo tedesco Hartmat Rosa è chiave al fine di mantenere stabile il loro sistema.
Destabilizzare il sistema, allargando i confini del contenimento culturale, cercando di gettar luce sulle sue vere dinamiche, è qualcosa su cui Giordano Bruno ha impegnato la sua intera vita. Giordano Bruno da Nola, Napoli, è senza dubbio una delle menti più acute a cui la mia cultura abbia dato vita, figura incredibilmente intrigante che ha portato alcuni ad etichettarlo come “l’uomo venuto dal futuro”. Fu arso vivo in Campo dei Fiori a Roma il 17 Febbraio del 1600. È interessante notare come esattamente le stesse idee che han garantito a Bruno di perire in tali sofferenze abbiano invece assicurato elogi al filosofo greco Eraclito, un pensatore che spinse Socrate a soprannonimarlo “L’Oscuro” in virtù della profondità, astrattezza e mistero del suo pensiero.
È come se nel corso di quasi 2000 anni avessimo assistito ad una deregolazione di abitudini culturali e sociali, un processo in cui la libertà di pensiero ed espressione sono mutate passando dalla fascinazione ad una massacrante censura. Ok, Giordano Bruno era effettivamente l’incubo del Papato allora, non solo per i suoi oltraggiosi attacchi alle visioni istituzionali di religione e “presunta” scienza: era attivamente coinvolto in ulteriori “presunte” cospirazioni con governi stranieri al fine di destabilizzare il controllo che l’autorità principale del tempo, il Papato appunto, aveva sul pianeta.
Il Politicamente Corretto è ciò che ci assicurerà di continuare a vedere gente come Giordano Bruno bruciare sul rogo. Il Politicamente Corretto è il cavallo di Troia del pensiero unico dominante, è una delle principali ragioni per cui stiamo facendo esperienza dell’appiattimento degli ambienti intellettuale, sociale e politico.
Qualcuno obietterà: “Svegliati, sei ormai nella società post-sovrana, post-democratica, post-umana, che cazzo t’aspetti?”. Eh sì, effettivamente tutta ‘sta stronzata sta succedendo sulla base dell’idea che qualcuno sia intitolato a decifrare la coscienza sociale e imporre una serie di regole che permetta al mondo di trovare stabilità rispettandole. Molto democratico effettivamente….
Un po’ come quanto sta accadendo su “Twitter” recentemente, un’altra piattaforma molto democratica. Il tiranno tech-dem Jack Dorsey non finisce di stupire. Mentre i Talebani se la twittano e se la cantano, il maverick dei media americani James O’Keefe di Project Veritas, l’ex presidente Donald Trump e chiunque altro si permetta di contestare la narrativa del nuovo dogma tecno-sanitario-sorvegliante non ha più diritto di parola e finisce per esser bannato permanentemente dalla piattaforma americana.
Altri misericordiosi democratici possono esser trovati a “PayPal”. È notizia recente che i paladini della libertà d’espressione americana, anche conosciuti come Lega Anti Diffamazione (Anti-Defamation League, ADL), abbiano unito le forze con “PayPal” per “combattere gli estremismi e proteggere le comunità marginalizzate”. Andiamo a dare un occhio ad alcuni pezzi del comunicato stampa della fondazione condotta da Jonathan Greenblatt:
Attraverso questa collaborazione, PayPal e Lega Antidiffamazione hanno lanciato uno sforzo di ricerca per indirizzare l’urgente necessità di comprendere come l’estremismo ed i movimenti che fomentano l’odio attraverso l’America stiano cercando d’appoggiarsi a piattaforme finanziarie per alimentare attività criminali… Oltre agli estremisti e alle organizzazioni anti-governative, l’iniziativa si concentrerà su attori e reti che diffondano ed approfittino delle forme d’odio e fanatismo contro qualsiasi comunità.
Siamo onesti: questo Jonathan Greenblatt, CEO della Lega Antidiffamazione, è effettivamente un ragazzo onesto, che dice senza alcuna paura perché questi estremisti vadano combattuti. “Abbiamo un opportunità unica per comprendere ulteriormente come l’odio si diffonda e sviluppare considerazioni chiave per metterci in linea con gli sforzi dell’alta finanza…”. Quindi, sostanzialmente, se il nostro pensiero non si conformerà a quello che questi ragazzi dicono sia buono e giusto (quindi il dogma ESG di Wall Street e qualsiasi altra nuova cosa salti fuori dalle fondazioni Rockerfeller, Soros, Gates et similia) si rischierà molto probabilmente d’aver a che far con ban finanziari. Leggendo ulteriormente le parole di Sindy Benavides, CEO di LULAC (League of United Latin American Citizens), non riesco a smetter di ridere: “Questa innovativa partnership tra Lega Antidiffamazione e PayPal c’incoraggia a pensare in maniera nuova per combattere il male”.
Questi ragazzi, incessantemente dediti a spingere i confini della democrazia e dell’intellettualismo, facendo squadra con “PayPal” intendono puntare quei canali, piattaforme o siti che non si conformino alle narrative mainstream di sinistra per poi costringerli ad avere a che fare con problemi finanziari, a meno che non cambino i loro costumi.
Purtroppo, il Politicamente Corretto non è questione recente, risale alla notte dei tempi. La sua definizione contemporanea è solo uno dei restyling radical chic operati dall’elite globalista a concetti autoritari ritoccati con successo tramite l’uso del soft power. Mi piacerebbe poterlo ridurre all’idea di cui parlava il comico americano George Carlin: “Fascismo camuffato da buone maniere”. Purtroppo, è molto più complicato e contorto. È un Leviatano comunicazionale costruito su strati diversi, con le sue fondamenta in presidi totalitari nelle nostri menti, unità di difesa che operano nelle nostre teste combattendo le nostre abilità intellettuali ed analitiche, interferendo con le funzioni essenziali delle nostre menti su base quotidiana. Queste sono le regole del politicamente corretto.
La nostra libertà inizia e finisce nella nostra mente, non dobbiamo assolutamente dare alcun peso a questa forma di censura morale, è una follia! Dobbiamo essere liberi di dir il cazzo che vogliamo, come vogliamo e quando lo vogliamo! Il modo in cui ci comportiamo nel mondo fisico è solo un riflesso dello spazio che abbiamo costruito nelle nostre menti (dobbiamo esser forti per comportarsi a modo nella giungla là fuori) ed il politicamente corretto destabilizza alle fondamenta le nostre risorse intellettuali. Un po’ quello che fanno ai nostri corpi certi prodotti delle compagnie farmaceutiche.
Nato a Padova nel 1980, appassionato di lingue, storia e filosofia. Scrive fin da giovanissimo e dal ‘99 collabora con organi di stampa. Ha lavorato nel settore della musica elettronica, distinguendosi come talent scout e agente di alcuni degli artisti più importanti degli ultimi 15 anni. Ha fatto esperienze nella moda e nel tessile e vissuto in nove città differenti. Attualmente vive in Tunisia.
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