di Antonio Terrenzio
Lo “scandalo” di turno

L’immagine plastica di cosa sia diventata la Sinistra è ben rappresentata dalla stretta di mano tra Landini e Draghi. Il leader della CGIL stringe la mano al nemico di sempre, espressione di quel neoliberismo finanziario che ha polverizzato i diritti dei lavoratori e che oggi avalla l’odioso Green Pass.

Gli scontri che hanno visto protagonisti militanti di Forza Nuova (FN) hanno dato il là al solito antifascismo di risulta, sempre in rispolvero in prossimità di appuntamenti elettorali. Del resto, l’allarme sull’eversione nera è il giusto corollario alle inchieste farlocche di “FanPage” su Fratelli d’Italia e “lobby nere”, o al caso Morisi della Lega. Adesso le forze di sinistra del nostro Paese chiedono compatte lo scioglimento di Forza Nuova, che rischierebbe di trascinare l’Italia in un pericolo eversivo, e con lei, ça va sans dire, anche il popolo dei “no-vax”. Due piccioni con una fava: criminalizzare la piazza e colpire il Centro-Destra con la solita accusa di connivenza coi neofascisti. Lo scandalo non viene quindi dai sindacati che abdicano al “Drago” e che appoggiano una misura discriminatoria talmente odiosa da far rivoltare Peppino Di Vittorio nella tomba, ma dai fascisti che assaltano la sede di chi vuole mandare in mezzo alla strada i lavoratori invece che difenderli.

Sottomettersi non serve

L’errore di comunicazione e di sottomissione al codice deontologico delle Sinistre, però, viene fatto dalla Meloni e da Salvini, che si affrettano a prendere le distanze dai “fasci” e a ribadirlo nei salotti televisivi. Chissà se il PD si è mai perorato di inviare un biglietto di solidarietà al “Bestia” per i bossoli di proiettile ricevuti, per gli assalti ai suoi banchetti, o quanto sincere fossero le prese di distanza dagli insulti sessisti alla Meloni. Sarà, ma la Sinistra coi centri sociali ha sempre avuto un rapporto di contiguità, come con Gualtieri che ne ricerca i voti e promette di far sgomberare Casa Pound dalla sua sede.

Eppure dal flop delle elezioni amministrative qualcosa si sarebbe dovuto capire. Non è edulcorando le proprie posizioni, rendendosi più presentabili e più graditi all’establishment progressista, che la Destra può pensare di crescere nei consensi – semmai ne perderà. Men che meno poi rincorrere la Sinistra sulla retorica dell’antifascismo e di tutto il galateo politicamente corretto. Le Sinistre hanno una insana capacità di riciclarsi perché ciò che a loro interessa difendere sono solo posizioni di privilegio e di potere. La Destra deve assolutamente mutare atteggiamento, capire che nel Paese è ormai presente una cesura irricomponibile tra due fette della società. La Sinistra si poggia principalmente sul blocco sociale delle ZTL e dei ceti privilegiati che vivono di rendite di posizione; il voto espresso nei grandi centri alle elezioni comunali ha confermato questa tendenza, a Roma, Milano, Bologna.

Tale frattura antropologica si è sovrapposta al quella dei sostenitori del regime di emergenza sanitaria e del popolo dei cosiddetti “no-vax” (quest’ultimo puntualmente additato come pericolo  per l’ordine democratico). Gli scontri di Roma con elementi di FN hanno semplicemente fornito il pretesto per dare l’etichetta definitiva alla piazza e servire a giustificare ulteriori limitazioni e restringimenti di libertà costituzionalmente garantite, al netto della presenza di agenti del disordine.

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Le forze progressiste si ricompattano per preservare il proprio ruolo egemone negli apparati dello Stato, come nei media e nei ceti dirigenti. L’antifascismo in questo caso è uno strumento vecchio come il cucco, ma sempre utile da sfoderare alla bisogna contro il nemico. Tale strumento potrebbe anche essere utile al Centro-Destra per ricompattarsi a sua volta.

La presenza all’interno del governo Draghi della Lega vedrebbe meno la propria ragione di esistere, se il Paese fosse inondato di immigrati, la sicurezza dei confini un lontano miraggio, e la riforma catastale usata per tartassare ulteriormente i ceti medi. La Meloni rischia di invischiarsi in una posizione ambigua, di finta opposizione o resa sui temi caldi mentre rilancia l’idea di “Super Mario” al Quirinale. In queste condizioni la Destra perde solo credibilità e consensi. Una decisione forte e difficile oggi potrebbe essere ricapitalizzata in futuro, attingendo a quell’astensionismo formato da un elettorato scoraggiato e deluso, ma più sensibile a temi nevralgici quali sicurezza, identità, equità sociale ed economica, contrarietà al regime sanitocratico, ritorno alla libertà di vivere. Si accetti la cesura ormai presente nella società italiana e la si cavalchi.

Nel caso specifico, non si ceda e nessun compromesso al ribasso. Per ogni Morisi c’è un Mimmo Lucano condannato a tredici anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Salvini deve chiedere scusa per un fatto che non costituisce reato e che non lo vede direttamente coinvolto, Lucano riceve il sostegno di tutto il jet set. E noi vorremmo giocare ad armi pari con questi mestatori di professione, questi ribaltatori delle evidenze più elementari? Ma scherziamo? La Sinistre vorrebbero semplicemente che la Destra rinunciasse a sé stessa, che smettesse di esistere: questo è il livello del confronto, ma Meloni e Salvini non sembrano ancora averlo capito.

Tornare al popolo

Come ha fatto notare anche Francesco Storace, la Destra smette di vincere quando rinuncia ad essere populista, in altre parole quando diventa conforme allo status quo. Per superare l’impasse è quindi necessario ritornare da dove si era partiti: a dare voce al popolo, che oggi non vota più una Destra anestetizzata. A Salvini e alla Meloni suggerirei di disertare i salotti televisivi, di chiara impronta PD, e comunicare solo con quella parte di società che ha orecchie per sentire.

L’unica patente di presentabilità che la Destra deve dare è quella da mostrare ai propri elettori: il popolo della sinistra antifà è già rappresentato degnamente da Letta e da Landini.

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Imprenditore, laureato in Scienze Politiche (UNINT) con Master di I livello in International relations with Eastern countries (Università di Macerata); laureando magistrale in Relazioni internazionali (Università Cusano)