di Emilio Pietro De Feo
Un’ idea dura a morire

È da settembre che si assiste – attraverso pubblicazioni, conferenze istituzionali e non, articoli della stampa ed interventi dei media nazionali – alla riproposizione di un tema caro all’agenda europea: l’esercito europeo. Il fattore scatenante che ha riportato l’argomento all’attenzione degli europeisti nostrani è da ricondurre allo “shock” (per gli ingenui) provocato dall’uscita di scena degli Stati Uniti dal territorio afghano. Uno shock per certi versi simile a quello dell’elezione di Trump nel 2016 provato da alcuni leader europei, i quali si sentirono improvvisamente spaesati, costretti a camminare tragicamente da soli a causa del repentino cambiamento di visione politica del settantennale protettore americano.

Sogno europeo Vs realtà geopolitica

Quanto è realistica l’idea di una difesa europea comune? L’incontro Difesa europea, la posta in gioco, tenutosi lunedì 11 ottobre presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma, non ha risposto alla domanda. Dagli interventi istituzionali di Roberta Pinotti – attualmente presidente della quarta Commissione Difesa del Senato – a quelli militari di Claudio Graziano – presidente del Comitato Militare dell’UE – e industriali di Alessandro Profumo e Giuseppe Bono – amministratori delegati rispettivamente di “Leonardo” e “Fincantieri” – si è sottolineata la necessità di propendere verso una politica estera europea comune al fine di istituire una difesa comune. Ecco dunque che il sogno europeo esteso in ambito militare darebbe il definitivo colpo di grazia mortale al “Principe” di machiavelliana memoria, con la privazione della sovranità sulle armi dopo aver perso quella sulla moneta.

Di tutt’altro avviso al suddetto incontro è stato l’intervento di Lucio Caracciolo. Il direttore di “Limes” ha definito la Difesa europea come uno strumento senza scopo; o meglio, l’unico scopo che potrebbe avere un’idea così al di fuori della realtà geopolitica sarebbe quello di fungere da strumento di politica estera americano (una sorta di multilateralismo in cui gli europei andrebbero a combattere le guerre tattiche che gli USA non possono né vogliono più fare: si pensi sempre allo scenario afghano). Riguardo tale tematica era stato già abbastanza lapidario Dario Fabbri (analista “Limes”).

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Inoltre, come si può pensare con tanta leggerezza e miopia ideologica di coniugare la nostra politica estera e la nostra Difesa a quella francese, tedesca ecc.? “Tutt’al più sarebbe necessario rafforzare la Difesa italiana, uscire dalla “vacanza dalla storia” in cui ci troviamo dal ’45 ed avviare un’operazione di pedagogia nazionale” ha dichiarato Caracciolo a conclusione del suo intervento.

Il pensiero magico europeo, oltre a voler ignorare la dialettica tra interessi e ideali, spesso appare speculare al pensiero liberista secondo il quale la causa di una crisi economica, ad esempio, non è da ricercare nel sopraccennato pensiero economico ma nella mancanza di una sua totale applicazione. In altre parole: costringere la realtà ad adattarsi alle idee. L’UE ha incontrato problemi lungo il percorso? Secondo il discorso logico precedentemente espresso è opportuno procedere all’unione militare, dopo quella politica, giuridica ed economica. Ebbene, non si potrebbe neanche immaginare il caos che si potrebbe generare tra gli stessi Paesi europei una volta dotatisi di una fantomatica Difesa e politica estera comune.

Diventerebbe l’arma a doppio taglio per la condanna definitiva degli Stati (dis)uniti d’Europa con buona pace di Spinelli, Monet, Schuman ecc. Come può in definitiva, un continente come quello europeo, che ha giocoforza completamente tabuizzato la guerra, congiungersi in unica bandiera per andare a combattere? “Armiamoci e partite”: potrebbe essere questo il grido di guerra lanciato da Bruxelles.

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Laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali (Università degli Studi di Salerno) è laureando in Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale (Università Internazionale degli Studi di Roma, UNINT). Pubblicista, collabora con "Quotidiano del Sud- Corriere dell'Irpinia" e con "Oltre la linea".