di Ernst Fall

La tattica con cui la Sinistra “normalizza” i suoi ideali

“Designare l’avversario come politico e sé stessi come apolitici (cioè scientifici, giusti, oggettivi, neutrali) è in realtà un modo tipico e insolitamente intenso di perseguire la politica”.

Ai più acuti (negli ultimi mesi forse anche ai meno) osservatori della comunicazione politica, questa frase dovrebbe ricordare qualcosa. C’è un filo rosso che corre dal Green Pass al Ddl Zan, passando per lo Ius soli e le battaglie antirazziste. La narrativa di sinistra è sempre la stessa: la Destra fa politica (sulla pelle dei più deboli), noi le battaglie di civiltà.

Carl Schmitt ne scrive ne Le categorie del politico con la mente ai liberali. Ora che la frattura tra progressismo costruttivista e liberalismo classico si è definitivamente consumata, il primo ha ereditato il modo di fare (sicuramente efficace) del secondo.

“Solo i mestieranti della politica non sono progressisti”

È in questa sottile finestra concettuale che si trova la difficoltà delle forze conservatrici a mobilitare membri eminenti della società civile, della cultura e dell’imprenditoria – e la relativa facilità dei progressisti di fare lo stesso. Il motivo per cui lo schieramento progressista parla con le voci da milioni di follower di Chiara Ferragni o quelle da miliardi di dollari dei CEO delle società del Nasdaq.

Per chi non vive di politica sposare una battaglia progressista è “cool”, praticamente il proprio dovere civico, una passeggiata potenzialmente produttiva anche in termini di business. Abbracciare un’istanza conservatrice vuol dire remare contro la civiltà, la scienza e la giustizia tutta. La situazione per cui i conservatori si scandalizzano oggi non è né sorprendente né inattesa. È il prodotto di una tattica (e di una congiuntura temporale) efficace.

Proprio questo stato dell’arte è l’argine che tiene a bada il collasso elettorale e politico della Sinistra. Le persone sono – umile opinione di chi scrive – molto più conservatrici di quanto non si creda. Esporsi oggi rimane però molto difficile e ad accettare un simile sacrificio è in genere solo chi con la politica lavora (e spesso nemmeno quelli).

L’ingranaggio che manca alla Destra

Che fare? Se esiste oggi la congiuntura favorevole per cambiare questa prospettiva, la soluzione non cadrà comunque dal cielo. La Sinistra conta su una moltitudine di canali di produzione dei contenuti. Si va dai canali dichiaratamente politico-ideologici a quelli, appunto, “impolitici”. Questi, attuando una politicizzazione dei contenuti di tipo “residuale”, sono in grado di raggiungere bacini di pubblico più ampi e prepararli ad accogliere le idee, certamente più estreme, prodotte dai canali ideologizzati.

I conservatori ad oggi possono contare su canali dichiaratamente politicizzati. Leggiamo e percepiamo contenuti conservatori solo attraverso delle lenti che sappiamo essere esplicitamente “schierate”. Giornali di destra, pensatori di destra, centri studi di destra. Questi fanno il proprio mestiere, anche meritevolmente, ma manca un ingranaggio alla macchina.

Se non si arriva a produrre un’offerta multivettoriale, la battaglia della comunicazione sarà sempre persa in partenza. Citiamo due esempi (per ragioni di spazio, ma potremmo scriverci un libro).

Come funziona la propaganda della Sinistra: “Il Post” e “Will”

Il Post” è un giornale online nato nel 2010. La sua narrativa è quella di proporre un’altra idea del giornalismo, digitale, innovativo, tagliato sull’informazione per come la percepiscono i più giovani – un sito da 15-20 milioni di accessi al mese. Il taglio dei contenuti è cristallino, apparentemente apolitico, rivolto a tutti per spiegare la realtà e i suoi fenomeni in maniera semplice e lontana dalla partigianeria del giornalismo vecchio.

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Proposito realizzato eccellentemente. Sembra davvero tutto imparziale. In realtà tra le sue pagine virtuali troviamo, sottotraccia, le punte più estreme del pensiero progressista. Cancel culture, costruttivismo queer, neofemminismo. Tutto abilmente camuffato perché questi contenuti possano essere recepiti da un numero di lettori il più esteso possibile.

Secondo esempio. “Will” è una pagina Instagram da più di 1 milione di follower nata circa un anno e mezzo fa. Fondata da Imen Jane, ha superato brillantemente anche le sventure della fondatrice per diventare un fenomeno quasi pop. Molti giovani si informano su “Will”, che promette un’informazione rapida, facile, per tutti e non politicizzata.

Per un momento è stato effettivamente così. Quando la pagina stabiliva un legame di fiducia con i lettori e ingrandiva il proprio raggio di azione i post che prendevano una posizione politica “divisiva” erano pochi. Un anno dopo, in piena battaglia narrativa sul Ddl Zan, i contenuti (politicizzati) a tema lgbt-immigrazione-femminismo aumentavano di numero a dismisura (arrivando a coprire anche il 50% dei contenuti totali di una pagina che in teoria dovrebbe avere taglio generalista). Ormai il pubblico, dopo mesi di messaggi sottotraccia, è ben disponibile ad accettare messaggi più propriamente politici.

Un nuovo approccio alla comunicazione dei conservatori

È così, per tramite di una politicizzazione “residuale”, mascherata, che i temi della Sinistra riescono (e riusciranno) a passare come temi di civiltà universale. Reagire oggi non vuol dire solamente portare avanti progetti dal carattere marcatamente conservatore, ma adottare un approccio stratificato.

I produttori di contenuti chiaramente conservatori devono essere affinati e potenziati. Ma quelli che vogliono affascinare e avvicinare (sempre sottotraccia) bacini di pubblico più grandi ai contenuti troppo “scomodi” da approcciare direttamente devono essere approntati praticamente da zero. Solo nella sincronia di questi due aspetti si potrà far capire che “civile”, “scientifico”, “giusto” non sono sinonimi di “progressista”, “femminista” e “antirazzista”.

“Come i medici, quando tentano di dare ai bambini il tetro assenzio, prima cospargono l’orlo intorno alla tazza con il dolce miele”. Lo scrisse Lucrezio (De Rerum Natura, I), oggi il progresso lo mette in pratica. E, come insegna la grammatica della competizione, se un avversario mette in pratica tattiche efficaci l’altro ha solo da scegliere se applicarle anch’esso o perire.

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Studia la comunicazione politica, la narrazione, la capacità di creare miti e simboli per comprendere fino a che punto questo velo sia in grado di mascherare la realtà dei fatti. Proviene dal mondo del giornalismo, incubatore assieme all'università dei grandi miti post-moderni.