di Giulio Montanaro

Da Nag Hammadi a Matrix

È possibile trovare (e se sì, dove) coerente ed organica sintesi della cosmologia induista-buddista, dei videogames, del panpsichismo o del mito platonico della caverna, delle intelligenze artificiali, del genio maligno e del relativo dubbio iperbolico cartesiano, di film quali Matrix, Existenz o Inception, del demone di Laplace, dei papiri di Nag Hammadi, della civiltà maya, della fisica quantistica da Max Planck a John Bell, del trilemma di Nick Bostrom, del mito della farfalla sognante del taoista Zhuangzi, della via del distacco del mistico medievale Meister Eckhart, del primo computer creato da Konrad Zuse, della materia pensiero di Giordano Bruno, e della tradizionale idea di Libero Arbitrio?

Con quale arroganza e presunzione si può anche solo pretender di trovare un minimo comune denominatore che unisca migliaia d’anni di storia, scienza e filosofia?

Nick Bostrom e la teoria della simulazione

Il filosofo svedese Nick Bostrom, fondatore e direttore del Future of Humanity Institute della Oxford University, offre una prospettiva al riguardo sull’assunto di un ragionamento filosofico chiamato il trilemma di Bostrom.

Analizzeremo il trilemma in un successivo articolo; per il momento è sufficiente dire che, secondo il direttore del Future of Humanity Institute, la realtà in cui viviamo altro non sarebbe che un progetto realizzato, tramite una sorta di super computer, da un’intelligenza che va oltre l’universo e la nostra capacità di comprensione, probabilmente creato da civiltà future, extraterrestri o interdimensionali.

È un tema di cui leggo da una ventina d’anni e che risuona sempre più fortemente nel sottoscritto. È un tema da handle with care, da maneggiare con cura, sia dal punto di vista scientifico sia soprattutto etico ed emotivo.

Il nostro percorso

In un recente articolo del quotidiano inglese “The Guardian”, i filosofi Galen Strawson dell’Università di Oxford e Saul Smilansky, “Avvocato dell’Illusionismo” dell’Università di Haifa in Israele, danno spiegazione del perché la fisica e la neuroscienza degli ultimi 20 anni stiano minando alle basi l’idea di morale finora esistita.

Se si ha pratica con le dottrine gnostiche, se si ha un minimo di confidenza con l’Occulto e se l’impatto di questi non ha avuto conseguenze profonde nell’inconscio del lettore ma, anzi, ha acceso una scintilla che ha generato interesse, allora forse è il caso di proseguire a leggere con attenzione. In ogni caso, approcciate con estrema cautela ed il dovuto scetticismo quanto discuteremo in queste pagine. Si tratta di una ricerca cui ho deciso di dar la forma della trilogia, suddividendo il percorso in tre tronconi: uno afferente la storia e filosofia sulle possibili ipotesi sul fenomeno elaborate fino al XIX secolo, uno sulla Scienza dal XIX al XXI e l’ultimo inerente le implicazioni morali derivanti dalla sintesi delle prime due, avvenuta nel corso dei primi 20 anni del XXI secolo.

Il tema, seppur ancor poco conosciuto ai più, ha radici nella notte dei tempi e la maggior parte delle testimonianze in merito ha natura storico-filosofica. Solo nell’ultimo secolo la regina incontrastata delle discipline contemporanee, la “Scienza”, ha iniziato a considerarla con minor scetticismo e maggior interesse. Giungendo talvolta a conclusioni, che tratterò nell’ultimo capitolo della ricerca, propendenti per una considerazione illusoria non solo della realtà fisica, ma pure della nostra capacità di autodeterminarsi.

“Se reale è quello che senti, annusi, gusti o vedi, allora la realtà è semplicemente costituita da segnali elettrici interpretati dal tuo cervello” dice Lawrence Fishburne, nei panni di Morpheus, a Keanu Reeves, nei panni di Neo, mentre si trovano nella loading zone del film Matrix. Può sembrare assurdo, ma solo fino ad un certo punto, se pensiamo che l’intelligenza artificiale, come la realtà virtuale, è stata creata tramite retro-ingegnerizzazione del cervello umano.

La Caduta

Steven Taylor, senior lecturer, professore di Psicologia all’Università inglese di Leeds Beckett ed autore del libro The Fall: The Insanity of The Ego in Human History and the Dawning of A New Era, pubblicato da O-Books nel 2005, scrive nel primo capitolo, intitolato “Che problema hanno gli esseri umani?”: “Se gli alieni avessero osservato il corso della storia umana durante le ultime migliaia d’anni avrebbero raggiunto la conclusione che siamo il prodotto di un esperimento andato tremendamente male”.

Detta con un pizzico d’ironia, mi piacerebbe poter concordar con Taylor (di cui ho infatti apprezzato moltissimo la lettura), seppur le risultanze che m’appresto a discutere potrebbero far propender alcuni per considerare cotale esperimento un successo. Almeno per i soggetti, forse meglio dire entità, che l’hanno performato.

Entità che lo hanno performato? Le supposizioni di Nick Bostrom corrono in mio soccorso onde evitarmi una vile derisione già dalle prime pagine di questa storia: “In qualche modo, i post-umani che conducono la simulazione sono delle sorte di divinità in relazione alle persone che vivono la simulazione; i post-umani hanno creato il mondo che vediamo, sono di un intelligenza superiore, sono onnipotenti nel senso che possono interferire nei lavori del nostro mondo anche violando le leggi fisiche e sono onniscienti nel senso che possono monitorare tutto ciò che succede. In ogni caso, le semi-divinità, a parte quelle al livello della realtà, sono soggette a sanzioni dalle più potenti divinità che abitano i livelli più bassi”.

I “post-umani”? Un altro tema a cui Bostrom è particolarmente sensibile è quello dello sviluppo genetico dell’uomo. Tema rubricato nella contemporaneità sotto la voce trans-umanesimo. Ne tratteremo più avanti; ora concentriamoci a cercar di capire se e come la Teoria della Simulazione possa trovare senso nel contesto delle dottrine teologiche, filosofiche e storiche del passato.

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I papiri di Nag Hammadi

Al riguardo di quanto sostiene Bostrom a Oxford (che altro non fa che sintesi scientifica di quanto dicano alcuni papiri rinvenuti in Egitto nel 1945), troviamo riscontri, critici e non, anche da parte delle università di Cambridge, Helsinki e dalla Columbia.

Qual è il fulcro del contendere? Correva l’anno 1945 quando un contadino egiziano residente nella zona di Nag Hammadi, in Egitto, rinvenì, all’interno di una giara trovata in una grotta e locata in prossimità delle tombe della sesta dinastia egizia, una serie di papiri avvolti in custodie di pellame. Per l’esattezza 13 papiri, contenenti 52 trattati redatti in copto (l’antica lingua degli egiziani non arabi, poi soppiantata dall’egiziano arabo con la diffusione dell’islam) che tuttora costituiscono i fondamenti del cosiddetto gnosticismo.

Hans Jonas: esistenzialismo e gnosticismo

Hans Jonas visse 90 dei 100 anni del secolo scorso: tedesco, allievo di Martin Heidegger, lasciò la Germania durante il nazismo. Dopo la guerra insegnò Ebraico all’Università di Gerusalemme ed alla Carleton University di Ottawa. Jonas disegna incredibili (ai più) paralleli tra lo gnosticismo e l’esistenzialismo, come dimostrato nel 1958, quando pubblica The Gnostic Religion: the message of the Alien God and beginnings of Christianity, da alcuni tuttora ritenuta una delle principali opere contemporanea in tema di Gnosis.

Ottimo compendio per quanto concerne il tema specifico in trattazione quello di Jonas, seppur mi suggeriscano di rimandar sempre a The Secret Teachings Of All Ages, di Manly Palmer Hall, per ulteriori approfondimenti e paralleli. Singolare notare come il testo di Hall sia disponibile per download, oltre che dagli archivi della Fondazione Hall, anche dal sito della CIA. Sarebbe curioso incrociare i due testi.

Ma torniamo ad Hans Jonas, all’allievo del massimo esponente dell’esistenzialismo ontologico e fenomenologico, Martin Heidegger.

Il “negazionismo” gnostico

Scrive Jonas:

La teologia dello gnosticismo si basa su un particolare dualismo chiamato anti-cosmicismo, il che significa che gli gnostici erano negazionisti del mondo fisico. Credevano che la materia ed il divino fossero antitetici l’un l’altro e che la vera spiritualità non consistesse nel raggiungere l’armonia con questo miserabile mondo o con l’ugualmente orribile Dio [quello di cui parla ampiamente anche l’italiano Mauro Biglino, ndr] creatore del libro della Genesi. Piuttosto, la vera spiritualità consiste nel rifuggere da questa prigione terreste risvegliando la trascendente divinità che giace nascosta all’interno d’ognuno di noi e di cui Cristo parlò durante il suo viaggio sulla terra.

Parole di Hans Jonas, seppur sembri d’ascoltare una delle tante lectures di Manly Palmer Hall fortunatamente ancora disponibili online.

Gli Arconti

Figure centrali nella narrazione gnostica sono i cosiddetti “Archontes” o “Archons”, di cui ci danno notizia appunto i papiri di Nag Hammadi nella parte della cosiddetta “Ipostasi degli Arconti” o “Realtà dei Governanti”, esegesi del libro della Genesi. Vedremo più nel dettagli chi siano gli Arconti e perché diffondere il verbo sulla loro storia abbia portato alla persecuzione dei negazionisti gnostici da parte degli ortodossi materialisti, tema tuttora d’incredibile attualità agli occhi di alcuni…

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Nato a Padova nel 1980, appassionato di lingue, storia e filosofia. Scrive fin da giovanissimo e dal ‘99 collabora con organi di stampa. Ha lavorato nel settore della musica elettronica, distinguendosi come talent scout e agente di alcuni degli artisti più importanti degli ultimi 15 anni. Ha fatto esperienze nella moda e nel tessile e vissuto in nove città differenti. Attualmente vive in Tunisia.