Nel Dossier n. 33 Nathan Greppi illustra come si stia affermando la “cultura della cancellazione” e il modo in cui politici e privati possono rispondervi.
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SOMMARIO ESECUTIVO
- La cancel culture è nata, tra la Francia e i Paesi anglosassoni, per riempire il vuoto lasciato dal declino del comunismo, sostituendolo con contenuti postmoderni e odio per l’Occidente. Ha potuto prosperare anche grazie all’effetto moltiplicatore dei social network.
- In Italia il fenomeno è meno diffuso che all’estero, per via di alcuni fattori che gli rendono più difficile attecchire (disillusione verso le ideologie, atteggiamento della Sinistra verso la cultura nazionale, maggiori tutele per gli accademici dissenzienti, più giovani orientati a destra, assenza di minoranze provenienti da ex colonie o con storie di discriminazione).
- La politica deve reagire partendo dall’istruzione primaria e secondaria, inserendo nei programmi scolastici la valorizzazione della storia nazionale e occidentale. Le amministrazioni locali debbono promuovere e sostenere varie iniziative culturali.
- Il mondo della cultura di destra deve passare da uno stadio artigianale a uno industriale, investendo sia nella letteratura sia nel cinema. Ciò potrà richiedere di fare rete, di consorziarsi o di fondersi per creare realtà più grandi e competitive.
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Dossier 33 - Contrastare la cancel cultureGiornalista pubblicista, ha scritto per le testate Mosaico, Cultweek e Il Giornale Off. Laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e laureato magistrale in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università di Parma).
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