di Helen Andrews

(Traduzione autorizzata da: The American Conservative)

Ho avuto il Covid durante le vacanze di Natale, dopo che mio marito, tri-vaccinato, lo ha portato a casa da una conferenza. Il che significa due cose: che ora ho l’immunità naturale; e che non mi convincerete mai che le persone vaccinate non diffondano il virus agli altri.

Quest’ultima doveva essere la logica dei passaporti vaccinali. Se i vaccini prevenissero la diffusione della Covid, allora ci potrebbe essere un senso nel dare alle persone la tranquillità di sapere che il loro caffè locale o museo o ufficio sia uno spazio sicuro dove nessuno li infetterà.

Ora che abbiamo scoperto che i vaccini servono più che altro a proteggere sé stessi e non gli altri, la logica del renderli obbligatori sta svanendo. Eppure è in questo momento esatto che città in tutta l’America stanno adottando i propri passaporti vaccinali.

Le città di Boston, Philadelphia, Chicago e Washington D.C. hanno tutte sistemi di passaporto vaccinale che entrano in vigore questo mese, coprendo ristoranti, palestre, luoghi di intrattenimento e altri spazi chiusi. Los Angeles ha lanciato “SafePassLA” a novembre, seguendo l’esempio di San Francisco e New York City, che hanno adottato i propri passaporti vaccinali lo scorso autunno.

I sindaci di queste città non fingono nemmeno di avere una buona ragione per lanciare adesso i passaporti vaccinali. Leggendo le loro dichiarazioni pubbliche, il ragionamento sembra essere che più perseguitano i non vaccinati, più alto sarà il tasso di vaccinazione della loro città. Gli appelli a “proteggere gli altri” sono ripetuti per abitudine, ma senza alcuna affermazione esplicito che gli individui vaccinati non diffondano la nuova variante “Omicron”, altamente contagiosa.

Costringere le persone a una procedura medica che non vogliono e, a seconda del loro profilo di rischio, di cui magari non hanno bisogno, è un male. Ma questa non è la ragione più importante per opporsi ai passaporti vaccinali. La ragione più importante è che una volta creata l’infrastruttura per un sistema di credito sociale, non te ne libererai mai.

Una volta che gli americani si saranno abituati a scansionare un codice QR ogni volta che entrano in un edificio, non ci sarà limite alla sorveglianza e alle spinte che potranno essere costruite su di ciò.

Ci sarebbe una registrazione di dove sei andato e con chi eri ogni volta che sei entrato in un bar. Attualmente bisogna mostrare un documento d’identità per bere, cosa che alcuni pensano sia equivalente allo mostrare una prova di vaccinazione. Ma la polizia non può chiamare il bar e chiedere una lista di tutti coloro che erano nel locale la notte scorsa. In un regime di passaporto vaccinale fornire una tale lista sarebbe facile come un click di mouse. La polizia australiana ha già usato i dati delle letture del codice QR in indagini criminali. Questo suggerisce che le autorità ottengono un certo livello di sorveglianza supplementare a quello che già possedevano, anche con il tracciamento delle celle telefoniche e altre impronte digitali.

Sarebbe molto facile per applicazioni come CLEAR Health Pass costruire sistemi di credito sociale sopra i passaporti vaccinali, premiando certi comportamenti e penalizzando altri – tanto più che parliamo di aziende private. I politici, dalla Casa Bianca di Biden in giù, si sono affrettati a delegare le app dei passaporti vaccinali al settore privato, forse anche per schivare cause legali. Immaginate gli odierni dibattiti sul fatto se “Twitter” e “Facebook” siano liberi di penalizzare certi utenti o se abbiano obblighi legati al fatto di essere la nuova sfera pubblica virtuale. Ecco: ora immaginate lo stesso dibattito riguardante la sfera pubblica reale. Questo è ciò che accadrà quando l’ingresso di ogni negozio o esercizio sarà collegato all’ecosistema CLEAR o a quello VaxYes.

Il settore tecnologico ha le sue buone ragioni per sbavare sulla prospettiva di un passaporto vaccinale. I dati sono il nuovo oro, come si suol dire. I passaporti vaccinali offrono un’opportunità senza precedenti di raccogliere dati e, cosa più importante, di sincronizzare i dati di una persona sotto un unico profilo digitale.

Nel suo recente libro sulla Cina moderna, David Goldman riferisce d’una conversazione con un dirigente bancario cinese che ha acquistato dati dalle società di telecomunicazione per realizzare annunci mirati. “Se sei passato davanti a una concessionaria d’auto tre volte nelle ultime settimane – vi si legge – ti mandiamo un testo che pubblicizza il noleggio di un’auto”; e aggiunge: “Non ci sarebbe permesso di farlo in Occidente”. Le possibilità per questo tipo di tracciamento digitale sono infinite, sia per le aziende che vogliono vendervi delle cose sia per gli organi del governo che vogliono controllare quanta Co2 producete.

Queste parti interessate sanno di avere una finestra ristretta per mettere in atto le basi di questo sistema, prima che l’atmosfera di crisi Covid evapori. Noi abbiamo una finestra altrettanto stretta per impedirlo.

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I passaporti vaccinali sono stati sperimentati per la prima volta a San Francisco e New York City. Il fatto che siano entrati in vigore relativamente senza problemi, senza provocare una rivoluzione in nessuna delle due città, è il fattore numero uno che incoraggia altri sindaci ad adottarli.

Solo una cosa impedirà ai passaporti vaccinali di diffondersi ulteriormente: ossia che tutto smetta di filare via liscio. Se gli avventori di bar e ristoranti se ne terranno alla larga, se le vendite di biglietti per concerti e partite diminuiranno, se le imprese si rifiuteranno di applicare questo sistema discriminatorio fino a quando i tribunali non si saranno pronunciati sui ricorsi giudiziari. Secondo mio marito i residenti di Washington D.C. dovrebbero protestare contro il passaporto vaccinale, quando entrerà in vigore il 15 gennaio, portando i propri dollari ai ristoranti dall’altra parte del fiume, in Virginia. (Strana scusa per una serata in compagnia, ma la accetto).

Quando il governatore di Washington, Jay Inslee, ha cercato di mettere in atto un sistema di tracciamento dei contatti che registrava il nome e il numero di ogni individuo che entrava in un locale al chiuso, ha fatto marcia indietro dopo la protesta popolare. Le app digitali di passaporto vaccinale sono una minaccia molto più grande alla privacy personale. Ci deve essere di nuovo quel tipo di protesta.

Non sarà una consolazione se i passaporti vaccinali saranno implementati solo in alcune città in mano al Partito Democratico. Il sistema di passaporti interni dell’Unione Sovietica era limitato ai grandi centri urbani come Mosca e San Pietroburgo, più le aree di confine e altre zone militarmente sensibili. Il regime si concentrava sulle aree che era importante controllare e lasciava che i “bifolchi” dell’entroterra facessero quello che volevano. Almeno fino al 1974, quando il passaporto interno universale fu esteso ai residenti nelle zone rurali. La limitazione geografica non ha reso il sistema meno tirannico o meno efficace nell’emarginare i dissidenti.

La cosa triste dei passaporti interni sovietici è che erano popolari. Quando entrarono in vigore nel 1933, solo a Mosca, più di un milione di persone furono costrette a lasciare la città perché non gli fu rilasciato il passaporto interno, senza il quale non potevano ottenere lavoro o iscrivere i figli a scuola. Un comunicato interno del partito elencava le seguenti risposte dei lavoratori al nuovo sistema, come citato nel nuovo libro di Albert Baiburin The Soviet Passport: The History, Nature, and Uses of the Internal Passport in the USSR:

The sad thing about Soviet internal passports is that they were popular. When they went into effect in 1933, in Moscow alone, over a million people were forced to leave the city because they were not granted an internal passport, without which they could not obtain employment or register their children for school. An internal party communique listed the following responses from workers to the new system, as quoted in Albert Baiburin’s new book The Soviet Passport: The History, Nature, and Uses of the Internal Passport in the USSR:

“È un bene che stiano introducendo il sistema dei passaporti. È così che ci libereremo dei criminali” -Yegorov, operaio della fabbrica Borets

“È importante lavorare e non essere un parassita. Le autorità sovietiche hanno ragione a non dare passaporti ai parassiti e ai porci pigri” – lavoratore agricolo nella regione moscovita

“Kharkov è un grande centro industriale, con una popolazione di un milione di persone. Qui, persone totalmente contrarie alla costruzione del socialismo si sono create un piccolo nido accogliente. Elementi criminali senza talento creativo si sono insinuati nelle nostre istituzioni. Il passaporto rivelerà il vero numero di cittadini sovietici” – impiegato d’ufficio della cooperativa “Vita quotidiana e lavoro”.

“Era ora che introducessero i passaporti. È un ottimo modo per pulire lo sporco dalla capitale” – Stadnik, operaio della fabbrica “Falce e Martello”.

Notate, nelle citazioni di cui sopra, come la gente scivolasse senza soluzione di continuità dalla motivazione intellettuale per i passaporti – mantenere gli elementi antisociali fuori dalle regioni sensibili – a un’ostilità emotiva verso “parassiti”, “porci pigri”, “elementi criminali”, “sporcizia”. I passaporti incoraggiano l’odio e la disumanizzazione: implicano che certe persone non abbiano nemmeno il diritto di esistere accanto al resto di noi. In un momento di polarizzazione politica senza precedenti, questo è l’ultimo sentimento che dovrebbe essere incoraggiato.

Redattrice Senior di "The American Conservative". Ha lavorato per numerose testate americane e per il Centre for Independent Studies di Sydney, Australia. Laureata in Studi religiosi all'Università di Yale. Suoi articoli sono comparsi in vari giornali, tra cui "New York Times" e "Wall Street Journal". Il suo ultimo libro è BOOMERS: The Men and Women Who Promised Freedom and Delivered Disaster (Sentinel, 2021).