di Nathan Greppi

Negli ultimi anni è diventato sempre più evidente come gli influencer digitali siano in grado di orientare politicamente l’opinione pubblica, spesso più del giornalismo tradizionale. Mettendo da parte chi, come Fedez, ha ottenuto un seguito sui social sulla base del successo nel mondo dello spettacolo, a sinistra si sono creati direttamente in rete un seguito da centinaia di migliaia di persone personaggi come Lorenzo Tosa, Saverio Tommasi e Fabrizio Delprete. Il loro successo deriva da post polemici confezionati in modo tale da ricevere una grande visibilità, puntando più sulle emozioni che sulla ragione.

Ma oltre agli influencer che spadroneggiano su “Facebook”, “Instagram” e “Twitter” ci sono anche gli youtuber, anch’essi capaci di arrivare ad un pubblico molto vasto e, in casi molto rari, di monetizzare sui contenuti che pubblicano in modo tale da – se non diventare ricchi – perlomeno guadagnare abbastanza per vivere di questo. Un esempio ce lo fornisce Giovanni Pizzigoni, in arte GioPizzi, youtuber milanese con più di 440.000 iscritti al proprio canale.

Chi è GioPizzi

Classe 1994, ha iniziato a fare questo mestiere nel 2013 parlando di cultura pop e facendo doppiaggi, ma in seguito si è specializzato sull’attualità politica, con una prospettiva vicina alla Sinistra radicale. Sulla base del successo riscontrato in rete, ha anche pubblicato due romanzi.

Un tema su cui si è soffermato particolarmente è quello dello scontro generazionale tra giovani e vecchi in Italia. Egli sostiene che le generazioni più anziane vogliano togliere il futuro ai giovani e non ne capiscano le ragioni. Partendo da questo presupposto, il 23 novembre 2021 ha pubblicato un video dal titolo Il vittimismo dei vecchi con la favola del politicamente corretto, che in meno di due mesi ha già superato le 180.000 visualizzazioni. Come per Zerocalcare, che nel maggio 2021 con una storia a fumetti su “Internazionale”  sminuiva la portata della cancel culture, anche qui è necessario analizzare le sue dichiarazioni per spiegare perché si sbaglia.

Cosa dice GioPizzi

GioPizzi inizia prendendosela con i boomers, accusati di pensare solo ai propri interessi a discapito delle generazioni più giovani. Un punto di vista condivisibile, se non fosse che subito dopo tira in ballo il tema del politicamente corretto, in merito a quella che vede come la ritrosia dei vecchi a confrontarsi con i cambiamenti culturali in merito al genere e all’identità. E qui si vede la prima contraddizione: da un lato li accusa di liquidare le battaglie progressiste “con ironia e sufficienza”, ma dall’altro lui stesso liquida le preoccupazioni verso le derive di questi cambiamenti come paranoie di vecchi incapaci di restare al passo, senza tenere conto del fatto che anche molti giovani non condividono le idee progressiste.

Cosa ignora GioPizzi

Un’altra contraddizione si trova nella sua accusa a chi contesta il politicamente corretto di non studiare e informarsi sui nuovi temi. Allo stesso modo, infatti, egli stesso non sembra informato sulle derive che certe questioni hanno preso all’estero: per esempio non fa riferimento al caso di J.K. Rowling (che per aver detto che i transessuali restano del sesso biologico alla nascita si è vista recapitare molte minacce, al punto che attivisti trans hanno diffuso su “Twitter” il suo indirizzo di casa per indicarla come bersaglio)o a quello del fumettista Frank Miller (che venne cacciato da un festival del fumetto poiché accusato di islamofobia, per ironia della sorte giusto pochi mesi dopo che Zerocalcare ci spiegava che la cancel culture è solo un mito).

Tra l’altro, ad un certo punto lo youtuber si mette a parlare, in maniera generica, di “Dragon Ball”: il che è ironico, poiché proprio la celebre serie anime è stata recentemente censurata in Spagna e in Argentina per accuse di sessismo.

GioPizzi commette lo stesso errore di Zerocalcare, soffermandosi quasi unicamente sul contesto italiano e trascurando quello che succede all’estero. È vero che in Italia l’infotainment televisivo spesso sdogana opinioni anche becere in quanto fanno più ascolti dei pensieri elaborati, e la censura fortunatamente è ai minimi termini rispetto ad altri Paesi. Se si guarda a ciò che accade nel mondo anglosassone, che alla lunga esercita un’influenza culturale non indifferente anche sull’Italia, è però tutto un altro discorso. Inoltre, raramente GioPizzi cita esempi specifici, ma preferisce buttarla in caciara proprio come gli esibizionisti televisivi che tanto critica.

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Quando parla della cultura si sofferma quasi solo sulla televisione, trattando molto meno il giornalismo cartaceo e digitale (dove i progressisti prevalgono eccome, tanto che secondo uno studio della Columbia University del 2019 i giornalisti italiani erano i più a sinistra in Europa); eppure sminuisce l’influenza anche televisiva di figure come Roberto Saviano e Michela Murgia. In particolare, Saviano può esprimere le sue opinioni senza contraddittorio o quasi, come ha fatto recentemente su “La7” a “Piazzapulita”, quando ha rivendicato testualmente il diritto di attuare una campagna d’odio contro Giorgia Meloni.

La parzialità di GioPizzi è percepibile anche nelle sue concezioni di destra e sinistra: per lui il PD è un partito di centro/centrodestra, a suo dire reo di non battersi abbastanza per lo ius soli. Posizioni simili le aveva espresse anche in un altro video sulle prossime elezioni in Francia, dove definiva Macron “di destra” nonostante sia un centrista che in precedenza aveva servito come Ministro dell’economia per il socialista Hollande.

Scontro generazionale

Siccome in molti Paesi occidentali i giovani tendono ad essere più di sinistra rispetto alla media della popolazione, anche voci più autorevoli di GioPizzi hanno cercato di cavalcare il fenomeno dello scontro inter-generazionale a fini politici, e nei modi più inverosimili. Ad esempio, ha fatto discutere un editoriale pubblicato il 16 novembre sul “Guardian” (e tradotto in italiano a dicembre su “Internazionale”) del politologo britannico David Runciman, che proponeva seriamente di abbassare l’età minima per votare ai bambini di 6 anni, con la scusa che i giovani non sono rappresentati e che bisogna rendere la democrazia più inclusiva.

Una simile dichiarazione farebbe solo ridere, se non fosse che a scriverla su uno dei quotidiani più letti al mondo è un docente ed ex-capo dipartimento dell’Università di Cambridge, nonché una firma ricorrente della “London Review of Books”, la più importante rivista di critica letteraria inglese. Inoltre, sebbene sia il “Guardian” sia “Internazionale” in teoria siano contro i populismi (di destra, meno contro quelli di sinistra), nell’articolo Runciman ha fatto più volte ricorso al concetto dello “uno vale uno”, che in Italia è stato per anni alla base del populismo del Movimento Cinque Stelle.

Conclusioni

Insomma: il video non aggiunge niente di nuovo alla retorica di testate che si rivolgono alla nuova Sinistra giovanile, come “Vice” o “Valigia Blu”, che negano il problema proprio perché lo vedono di buon occhio. Per dimostrare che il politicamente corretto esiste e non è una paranoia, occorre prima di tutto fare le dovute distinzioni tra il contesto italiano e quello, ad esempio, dei Paesi anglosassoni, citando casi come quello della Rowling o di altri individui che, per le loro opinioni, hanno subito torti ingiustificabili.

Un’altra distinzione che va fatta è tra ciò che viene detto o fatto con la precisa intenzione di offendere (come dare a qualcuno del “negro” o del “frocio”) e ciò che non viene detto con l’intenzione di offendere ma che viene solo interpretato come tale dall’interlocutore. Perché nel primo caso è un dovere condannare l’odio, ma se si condanna tutto ciò che viene “interpretato” come offensivo, allora nessuno è più al sicuro.

Giornalista pubblicista, ha scritto per le testate MosaicoCultweek e Il Giornale Off. Laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e laureato magistrale in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università di Parma).