di Nathan Greppi

Quando, il 16 dicembre 2021, è uscito il videogioco Five Nights at Freddy’s: Security Breach, esso ha ricevuto un’accoglienza di pubblico e critica perlopiù positiva, che ha confermato il successo della serie dell’orrore Five Nights at Freddy’s (nota anche con la sigla FNaF). Tuttavia, chi forse ha potuto gioire poco per il successo del nuovo titolo è stato proprio il creatore della saga, lo sviluppatore Scott Cawthon, che nel giugno 2021 si è ritirato dal mondo dei videogiochi a seguito di attacchi e minacce ricevute online per la sola “colpa” di essere repubblicano.

Chi è Scott Cawthon

Partiamo dall’inizio. Cawthon, nato a Houston nel 1978 e tuttora residente in Texas, ha pubblicato il suo primo videogioco, Doofas, nel 1994, quando era ancora un adolescente. A partire dai primi anni 2000 ha realizzato decine di videogiochi indipendenti e cartoni animati per bambini, ma il vero successo è iniziato nel 2014, anno in cui uscirono i primi due titoli di FNaF. Qui, il protagonista è il guardiano notturno di una pizzeria, caratterizzata dalla presenza di diversi robot con le fattezze di animali. Se di giorno intrattengono i clienti, di notte gli stessi robot prendono vita e vagano per il locale come sonnambuli e, se incontrano il guardiano, lo uccidono. L’obiettivo è di riuscire a nascondersi e sopravvivere all’interno della pizzeria per cinque notti di fila.

Partendo dal basso e con risorse limitate, Cawthon è riuscito a raggiungere diversi traguardi con questa serie: con un totale di dieci titoli e tre spin-off pubblicati in soli sette anni, già nel 2015 è entrato nel “Guinness dei Primati” per il maggior numero di sequel pubblicati in un solo anno (tre). Sulla base del successo riscontrato lo stesso Cawthon ha scritto dei romanzi ispirati alla trama dei giochi. Attualmente si sta anche lavorando alla possibilità di realizzare un film.

La polemica sulle sue opinioni politiche

L’astro di Cawthon ha iniziato e calare il 10 giugno 2021, giorno in cui divenne virale su “Twitter” il registro delle sue donazioni fatte a vari candidati nel corso degli anni. A parte la democratica Tulsi Gabbard, erano tutti repubblicani: tra di loro spiccavano Devin Nunes, Ben Carson, Mitch McConnell e l’allora presidente Donald Trump. A seguito di ciò, diversi videogiocatori lo attaccarono pesantemente, specialmente quelli LGBT, che lo accusarono ingiustamente di sostenere politici omofobi e razzisti.

Difronte agli attacchi, Cawthon non ha cercato di scusarsi o di rinnegare le sue idee per compiacere il pubblico, tutt’altro. In un messaggio pubblicato sulla piattaforma “Reddit” pochi giorni dopo, affermava:

Dire che gli ultimi giorni sono stati surreali sarebbe un eufemismo. Ho discusso molto sul modo migliore per affrontare questo problema, incluso non affrontarlo affatto, ma con così tante persone della comunità LGBTQ+ nella base di fan che amo, non è un’opzione. Mi piacerebbe pensare che gli ultimi sette anni mi avrebbero dato il beneficio del dubbio riguardo a come cerco di trattare le persone, ma eccomi lì, a fare tendenza su Twitter per essere un omofobo, essere condannato, con persone che minacciano di venire sotto casa mia. Mia moglie è incinta di sei settimane e ha trascorso la notte scorsa nella paura a causa di ciò che è stato detto online. Ha già lottato con la sua gravidanza, quindi vederla così spaventata ha spaventato me a sua volta. Tutto questo perché ho esercitato il mio diritto e dovere, come cittadino americano, di votare e sostenere i candidati che ritenevo potessero governare al meglio il Paese, per tutti, ed è qualcosa di cui non mi scuserò.

A proposito di Trump, aggiungeva:

Ho sentito che era l’uomo migliore per alimentare un’economia forte e resistere ai nemici dell’America all’estero, e ce ne sono molti. Anche se c’erano candidati con cose migliori da dire alla comunità LGBT e promesse più grandi da fare, credevo che le loro posizioni su altre questioni avrebbero finito per arrecare a quella stessa comunità molti più danni che benefici.

Infine, concludeva il suo messaggio così:

Sono un repubblicano. Sono un cristiano. Sono a favore della vita. Credo in Dio. Credo anche nell’uguaglianza, nella scienza e nel buon senso. Nonostante ciò che alcuni potrebbero dire, tutte queste cose possono andare insieme. Non sono scuse o promesse di cambiare, è il modo in cui è sempre stato.

Prima ancora di questa dichiarazione, elementi cristiani (e più in generale di tipo spirituale) erano già rintracciabili nel suo lavoro: in particolare in quelli nel campo dell’animazione, realizzati soprattutto per conto dell’azienda “Hope Animation”, incentrati su tematiche cristiane. Nel 2005 uscì su “YouTube” una sua serie animata basata sul romanzo Il pellegrinaggio del cristiano, scritto nel 1678 dal predicatore inglese John Bunyan, e dalla quale trasse anche un videogioco nel 2011. Inoltre, proprio in FNaF l’elemento spirituale ha un ruolo chiave, poiché nel corso della saga viene rivelato che i robot prendevano vita poiché posseduti dai fantasmi di bambini uccisi tempo prima da un pazzo assassino.

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Il ritiro

Il 17 giugno, a una settimana esatta dall’inizio delle polemiche, ha annunciato il suo ritiro dal settore dei videogiochi, ufficialmente per dedicarsi alla famiglia: “Ho avuto una carriera benedetta, appagante e ricca. Mi è stata mostrata una grande gentilezza e ho cercato di mostrare una grande gentilezza in cambio. Ho provato a fare dei buoni giochi e ho assistito alla creazione della fanbase forse più creativa e talentuosa del pianeta”. Ha aggiunto: “Mi manca creare giochi per i miei figli, mi manca farlo solo per divertimento e mi manca creare giochi di ruolo anche se mi fa schifo. Tutto questo per dire che vado in pensione”. Ha concluso che la serie non finirà, ma ne affiderà la gestione a qualcuno di fiducia.

Nonostante gli attacchi ricevuti, la maggior parte dei giocatori gli ha portato rispetto anche in questa occasione: subito dopo il suo annuncio, l’hashtag #ThankYouScott è diventato uno degli argomenti di tendenza su “Twitter” negli Stati Uniti.

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Giornalista pubblicista, ha scritto per le testate MosaicoCultweek e Il Giornale Off. Laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e laureato magistrale in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università di Parma).