Se ne parla sempre di più, seppur se ne dica sempre di meno – verrebbe da dire mutuando un sarcasmo di flaiana memoria… Come ci ricorda quotidianamente la demenzialità affiorante dall’interpretazione del combinato disposto dei vari DPCM emessi dal 2020, minimizzare i rischi, esaltare o inventare di sana pianta pregi inesistenti o viceversa, è pratica standard, default, dei meccanismi propagandistici che oliano gli ingranaggi politico mediatici. Mi duole però deludere i vaccino-scettici: il tema in trattazione è l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nelle versioni Sciame, Autonoma e Forte.
Evoluzione biologica o furto all’umanità? Bach VS Lanier
“Se consideriamo che è l’uomo ad aver creato le intelligenze artificiali, be’, allora le IA sono parte dell’evoluzione biologica stessa” argomenterebbe il normalmente sorridente Joscha Bach, vice presidente della Fondazione Intelligenze Artificiali. “Un semplice furto all’umanità. Ecco cosa sono le IA. Progettate per sottrarre ai più e dar ai pochi” obietterebbe il sempre intellettualmente indipendente Jaron Lanier, padre della realtà virtuale.
Il fascino delle idee di Lanier è senza tempo, un po’ come il mio scetticismo sul mito ed il trionfalismo che ammantano l’idea d’Intelligenza Artificiale. Un fenomeno sempre più omnipervasivo nella nostra società, un fenomeno che soppianterà l’idea d’umanità e società da noi finora conosciuta, un fenomeno che, se mi fosse chiesto di definire in 5/6 lettere, credo etichetterei come Totem.
Il nuovo Totem della società del futuro
Come riporta la Treccani un Totem è:
Un fenomeno cui si attribuisce una relazione speciale con singoli gruppi sociali; quando la relazione è di parentela, come nel caso del clan o del lignaggio, il totem è considerato capostipite o intimamente connesso alla persona del capostipite; è comunque oggetto di particolare rispetto e nel caso si tratti di un animale non può essere ucciso, né essere oggetto di caccia.
Idea che calza a perfezione con il ruolo a cui sta assurgendo l’idea d’Intelligenza Artificiale nella contemporaneità. Il caso della “Swarm Intelligence”, la cosiddetta Intelligenza Sciame, è solo una delle più recenti manifestazioni del Totem.
Intelligenza Sciame
L’agenzia aerospaziale americana NASA veniva in Italia nell’ormai lontano 2003, a Pisa, per tenere incontri con ricercatori locali al fine sviluppare le prime ANTS (Autonomous Nano-Technology Swarm), tecnologia pionierata per agevolare le comunicazioni tra satelliti nello spazio e che viene ora principalmente usata per fini militari, basilarmente per comandare sciami di droni (al momento).
Come si evince dal testo del workshop fonte delle nostre considerazioni, le ANTS
si basano su di un ordine gerarchico sociale tipico degli insetti e s’avvalgono di un sistema di rete neurali gerarchicamente simili, dove il veicolo spaziale individuale rappresenta il più alto livello dello snodo … usano l’intelligenza sciame ottenuta tramite interazioni cooperative collettive di tutti gli snodi del sistema neurale.
La mente alveare
È il fenomeno, purtroppo ormai non solamente connesso alle ANTS, della cosiddetta “Hive Mind”, letteralmente “Mente Alveare”. Un’idea di mente collettiva basata su comportamenti collettivi di sistemi decentralizzati ed auto-organizzati costituiti da agenti relativamente semplici ed interagenti localmente l’un l’altro con l’ambiente, esattamente come gli sciami naturali fanno. Tema su cui la NASA, e non solo, continua a lavorare alacremente, nonostante le grandi perplessità affioranti nel momento in cui si vadano ad analizzare i potenziali rischi.
C’è già poco di cui esser entusiasti al riguardo, visto che, come riportano “NY Post“, MSN, RT e altre testate, di episodi d’attacchi svolti da droni autonomamente e contro obiettivi civili esiste già una certa casistica. Sono molto probabilmente i primi casi in cui si palesa la cosiddetta “overinterpretation” delle Intelligenze Artificiali. Per “sovrainterpretazione” s’intende l’inclusione computazionale di dati senza senso a cui le macchine attribuiscono senso in via autonoma ed indipendente, fenomeno che si presume esser alla base dei succitati problemi con i droni e potenzialmente di molti altri in futuro. Sorprende infatti notare come certe tematiche siano anche in cima all’agenda del World Economic Forum.
Tornando alle IA, sorge spontaneo chiedersi se, essendo ora in grado d’organizzarsi ed agire autonomamente in sciami, siano capaci di farlo anche autonomamente.
Intelligenza Autonoma ed Intelligenza Forte
La risposta è affermativa, seppur l’idea d’Intelligenza Artificiale Autonoma, anche detta Full AI, sia concetto un po’ più elaborato. S’intende infatti la “capacità dell’intelligenza artificiale di comprendere o apprendere ogni compito intellettuale finora appartenente in via esclusiva a noi umani”.
E non è tutto. Gli accademici postulano infatti con sempre maggior ardore (purtroppo correttamente agli occhi di chi scrive) una ulteriore definizione per il prossimo livello di follia tecnologica alle porte, la cosiddetta “Strong AI” o Intelligenza Artificiale Forte. Un’intelligenza artificiale capace di far esperienza di sensazioni ed emozioni; una IA senziente, cosciente, come direbbe Ben Goertzel, il padre dell’IA Forte e fondatore di “SingularityNET”.
Nato a Padova nel 1980, appassionato di lingue, storia e filosofia. Scrive fin da giovanissimo e dal ‘99 collabora con organi di stampa. Ha lavorato nel settore della musica elettronica, distinguendosi come talent scout e agente di alcuni degli artisti più importanti degli ultimi 15 anni. Ha fatto esperienze nella moda e nel tessile e vissuto in nove città differenti. Attualmente vive in Tunisia.
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