Corsi e ricorsi storici lungo il Bosforo
Si trovano impressionanti analogie tra la guerra di Troia e l’attuale guerra in Ucraina.
Gli Achei, dopo aver esteso il loro dominio nel Mar Egeo, nel voler espandersi commercialmente a oriente si trovarono ad essere ostacolati dalla città di Troia, situata proprio all’imbocco dell’Ellesponto. Di qui il conflitto che si concluse con la distruzione di Troia. Le ragioni di quella guerra furono di natura economica, commerciale ed egemonica, basate sul controllo dello stretto dei Dardanelli, del Bosforo e del Mar Nero.
Così, ancorché in senso inverso, con la guerra scatenata da Putin in Ucraina è tornata alla ribalta l’importanza geopolitica, militare e strategica di quegli stretti. Con la Turchia, la Bulgaria e la Romania – appartenenti alla NATO – che si affacciano sul Mar Nero, insieme alla Russia e alla Georgia, con i porti ucraini in mano alla NATO e con la Crimea logisticamente dipendente dall’Ucraina, era facile comprendere come il Mar Nero potesse essere oggetto di potenziali pericolosi contenziosi tra la Russia e la NATO stessa. Le manovre sul campo vanno lette secondo questa prospettiva.
L’importanza del Mar Nero per la Russia
Per la Russia il Mar Nero è indispensabile poiché è il passaggio obbligato non solo verso il Mediterraneo, ma anche verso l’Atlantico e l’Oceano Indiano. È attraverso il Mar Nero che Mosca può raggiungere linee di comunicazione marittime strategiche che altrimenti le sarebbero – de facto – precluse. Il traffico di navi in quegli stretti è di 55 mila unità all’anno, quattro volte di più dei canali di Suez e di Panama. Il Bosforo costituisce la principale rotta per il trasporto di petrolio dal Caucaso ai Paesi dell’Europa e dell’Asia. Il 65% dell’export russo passa attraverso il Bosforo e, oltre al petrolio, passa anche il grano che dai mercati di Russia, Ucraina e Kazakistan copre il 25% del fabbisogno mondiale. Inoltre, ghisa e semilavorati siderurgici passano dal Mar Nero per il 10% del fabbisogno europeo e l’Italia oggi ne soffre la carenza.
Strategicamente parlando, per la Russia è più importante il possesso della base navale di Odessa, di Mariupol e dei cantieri navali di Mykolaiv piuttosto che di Kiev.
La prospettiva dell’Italia
L’Italia si dovrebbe allarmare sulle conseguenze del conflitto che, con la Russia vincente, condizionerebbe gli equilibri geostrategici nel Mediterraneo con la presenza di una forte ed agguerrita potenza mondiale sull’uscio di casa nostra, come se non bastasse la scomoda presenza turca. Alla Russia presente nel Sahel, in Libia, in Egitto ed in Siria, nel Corno d’Africa, serve il libero passaggio nel Mediterraneo, la costruzione in Siria ed in Libia di basi aeronavali di tutto rispetto.
La flotta russa è ora la più agguerrita e numerosa nel Mar Nero e ipotetiche intese con la Turchia sono prevedibili così come già fatto in Siria e in Libia, a scapito di un’Italia senza una strategia di sicurezza nel Mediterraneo se non quella di illudersi di avere l’appoggio dell’Ue (come nel caso della gestione del flusso migratorio clandestino: cioè nullo). Nonostante il passaggio delle navi attraverso il Bosforo sia regolato dalla Convenzione di Montreux, la Turchia – che ha il diritto di negarne il transito – ha permesso, prima della guerra, l’ingresso in Mar Nero di una nutrita flotta russa.
Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli. Ammiraglio di divisione (ris.), già comandante di cacciatorpediniere e fregate, ha svolto importanti incarichi diplomatici, finanziari, tecnici e strategici per gli Stati Maggiori della Difesa e della Marina Militare, sia in Patria sia all’estero, in mare e a terra, perseguendo l'applicazione di capacità tese a rendere efficace la politica di difesa e di sicurezza italiana.
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