di Kara Frederick

(Traduzione autorizzata da Heritage Foundation)

Mentre il mondo si concentra sull’invasione russa dell’Ucraina, una minaccia enorme si materializza in patria.

Come ha dimostrato il Canada, i governi occidentali e le aziende tecnologiche si stanno mobilitando per estromettere comuni cittadini dalla vita pubblica e limitarne la vita privata. Protestare contro gli eccessi del governo, esprimere idee “contro le autorità”, o semplicemente condividere “disinformazione” sui social media sono tutte azioni che da ora possono essere classificate come terrorismo. Tutto ciò è tipico dei regimi totalitari, che mirano a portare “ogni aspetto della società sotto il controllo di un’ideologia”. Come nota il saggista Rod Dreher, “uno Stato totalitario … aspira a niente di meno che definire e controllare la realtà”. Suona familiare?

Dobbiamo immediatamente arrestare questo slancio verso una nostra versione del sistema di credito sociale. Altrimenti, rischiamo di finire come la Cina, dove l’integrazione di sfera pubblica e privata ha creato il più efficiente totalitarismo tecnologico mai conosciuto dall’uomo – tutto finalizzato al controllo sociale. Negli Stati Uniti, la collaborazione sempre più oppressiva tra entità pubbliche e private non è imposta dalla canna di una pistola. Nasce da una simbiosi ideologica tra i titolari del settore tecnologico e i funzionari governativi. Ciò ha permesso ai governi di incoraggiare con successo le aziende tecnologiche ad aiutarlo a sorvegliare i discorsi dei comuni cittadini.

Per esempio, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha ammesso, nel luglio scorso, che l’Amministrazione lavora con “Facebook” per monitorare e controllare ciò che viene detto; successivamente ha insistito che altre piattaforme private dovrebbero “fare di più” su questo fronte. Il ministro alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas ha comunicato che la sua organizzazione sta lavorando con le aziende tecnologiche per rafforzare “l’uso legittimo” delle piattaforme private. “Twitter”, a quanto si dice, si rimette all’ufficio del Segretario di Stato della California quando deve segnalare e scrutinare domande riguardanti le elezioni del 2020 o critiche al Presidente Biden.

Queste aziende tecnologiche – che controllano i binari della comunicazione su cui molti americani (e miliardi di persone in tutto il mondo) fanno affidamento – monitorano i punti di vista per verificare se siano conformi alla versione della realtà fornita dai politici di sinistra. Se è una narrazione della classe dominante, le aziende tecnologiche la difendono. Se si discosta dalla linea “approvata” – ad esempio perché suggerisce la possibilità che il coronavirus sia uscito da un laboratorio, o ripete la storia del “New York Post” sul portatile di Hunter Biden – viene soppressa.

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La collaborazione ideologica va ben oltre la censura dei social media. Il sistema cinese di liste nere finisce per limitare le promozioni lavorative, gli acquisti immobiliari, i viaggi, la capacità di ottenere un prestito e altro ancora. In Occidente le misure di censura si sono estese all’online banking, al web hosting e ai servizi di posta elettronica. “GoFundMe”, cedendo alle pressioni del governo canadese e della polizia di Ottawa, ha congelato milioni di dollari destinati al Freedom Convoy. Altre aziende, come “Airbnb”, “PayPal”, “Stripe”, “MailChimp” e “GoDaddy”, continuano a eliminare gli account di destra in tutta la filiera digitale.

Questa crescente vulnerabilità stimola l’autocensura. Gli americani stanno imparando, nel modo più duro, che rischiano di non poter più sostenere enti di beneficenza, affittare case, raccogliere fondi online, avere un conto corrente e persino guadagnarsi da vivere se dissentono dalla prevalente ortodossia di sinistra, imposta dal governo e dalle aziende private di comune accordo. E siamo in un territorio inesplorato quando un’azienda dominante sul mercato (o più aziende in uno specifico mercato) decide che è meglio seguire le preferenze del governo piuttosto che schierarsi con i singoli cittadini. Costoro non hanno nessun altro posto dove andare.

Cosa viene dopo? Stiamo scivolando verso il sistema di credito sociale, dove il “pensiero sbagliato” porta a conseguenze indesiderate. Il vostro punteggio individuale di conformità climatica sarà soddisfacente? Supponiamo che quest’inverno usiate troppo riscaldamento. Spiacente: non puoi ottenere un prestito bancario per comprare quella nuova casa. Pompate troppa benzina per il viaggio in macchina della vostra famiglia? Scusaci, niente biglietti aerei per te la prossima estate.

Gli americani devono capire quello che sta succedendo e combatterlo più efficacemente. Se non prendiamo misure forti per rispondere a questo problema nuovo ed eccezionale – che è una questione politica, culturale e morale quanto una questione economica – allora stiamo rinunciando alla capacità di auto-governarci.

Ricercatrice del Centro di Politica Tecnologica di Heritage Foundation, USA. Precedentemente ha lavorato per il Center for a New American Security (CNAS), Facebook e Dipartimento della Difesa americano. BA in Affari esteri e Storia (Università della Virginia) e MA in Studi bellici (King's College London).