di Fabio Bozzo

Il marxismo non era per persone delicate

Marx ed Engels inventarono il comunismo. Traendo spunto da teorie preesistenti (soprattutto del francese Babeauf) assemblarono i pezzi della loro ideologia, così come un muratore usa i mattoni per costruire una casa. Poi la casa venne su così mal fatta e innaturale da torturare i popoli che furono costretti a viverci dentro. Infine è crollata. Ciò non toglie che Marx e i suoi epigoni avessero in mente una società comunista virile, fatta di “uomini nuovi” che, con forza di volontà e vigore fisico, avrebbero plasmato il mondo a loro immagine e somiglianza. L’ideologia si sarebbe sostituita alla religione e le masse proletarie, sotto la guida di una leadership marxista inflessibile, avrebbero fatto nascere la società perfetta. Ovviamente la società comunista.

Al di là delle aberrazioni ideologiche, filosofiche, economiche ed umane delle teorie comuniste, una cosa va riconosciuta: il marxismo non era per persone delicate. Al contrario, era un’ideologia che richiedeva uomini dotati di forza, disciplina e mancanza di scrupoli morali. Uomini che avrebbero fatto la rivoluzione e se necessario sterminato i nemici del popolo, a costo di massacrare il popolo stesso (ovviamente in nome del bene finale).

Russia e Cina: il comunismo rosso sangue

La storia ha contribuito ad indurire ancor di più questa base ideologica, già di per sé non proprio morbida, perché un’idea rivoluzionaria e dichiaratamente omicida può crescere solo dove vi sia disperazione. Ciò ha fatto sì che il primo Paese a cadere sotto il dominio comunista fosse la Russia, politicamente arretrata e ridotta alla fame dal primo conflitto mondiale. La leadership leninista si trovò a guidare un Paese devastato, in guerra, odiato da tutti, alle prese con la guerra civile e segnato da secoli di tradizione autocratica zarista. Tutto questo si sommò a crudeltà e durezza intrinseche dell’ideologia comunista. Risultato? Lenin e la sua gang non esitarono a sterminare milioni di persone per mantenere il potere. Ci riuscirono, poi vennero sostituiti da Stalin, il quale fece impallidire gli stessi precedenti leninisti. In seguito alla morte di Stalin la dirigenza sovietica attenuò repressione e crudeltà, ma senza modificare il dato di fondo: per mantenersi al potere la leadership comunista doveva perdurare la spietata dittatura nata nel 1917.

La storia della Cina comunista è simile, con Mao e la sua fazione che vinsero una spietata guerra civile e governarono sterminando 60/70 di milioni di persone. Le differenze con i territori dell’ex impero russo stanno solo nei numeri più elevati (conseguenza della vastità delle masse umane cinesi) e in alcuni eccessi che a noi occidentali appaiono ancor più folli di quelli sovietici (causati dalla maggiore differenza culturale che abbiamo coi cinesi rispetto a quella coi russi).

I vecchi comunisti italiani

E in Italia? Che gente erano i comunisti italiani? Diciamolo senza timore, anzi con un po’ di stima: fino agli anni ’80 erano gente di spessore. Avevano capacità politica, addestramento amministrativo (e a volte militare), un’ideologia forte ed una disciplina da KGB. Emblema del militante comunista è Peppone: personaggio frutto del genio letterario di Guareschi, si tratta di un militante anni ’50, sindaco del piccolo comune di Brescello ed eterno avversario di don Camillo (ai tempi di Guareschi la Chiesa era conservatrice). Non solo. Il compagno Peppone sa usare le armi, è stato partigiano e tiene la doppietta ben oliata (nasconde pure un carro armato), non ha idee ecologiste per la testa, l’immigrazione non la concepisce perché nel dopoguerra già ci sono troppi poveri italiani ed ha il telefono sempre attaccato, in caso il Partito lo chiami per la rivoluzione. I gay probabilmente non sa nemmeno cosa siano, forse una corruzione capitalista inventata dagli statunitensi per distruggere il proletariato. Che in effetti in Unione Sovietica vengono mandati nei gulag a rieducarsi in senso socialista.

Questi erano gli anni ’50. Poi, piano piano…la consapevolezza che la rivoluzione non sarebbe arrivata. Una consapevolezza sempre più chiara ed ineluttabile. Il mondo non sarebbe cambiato. Poco male avrà pensato Peppone: resta il Partito! Il Partito è una famiglia (per di più tradizionale) che renderà comunque migliore questo Paese. In fondo anche la Chiesa dal ’62 comincia a farci l’occhiolino, quindi c’è speranza per il futuro. Il Terzo Mondo è sempre più filo-sovietico, a cominciare dai Paesi arabi. Sarà che l’islam non è più “oppio dei popoli” in quanto religione? Boh…mi diranno in Federazione, io penso al Comune di Brescello.

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Il partito comunista in assenza di comunismo

Ma un partito che non ha più un sogno è come una macchina senza benzina. Può essere una Ferrari, una FIAT Panda o un carro armato sovietico, ma poco cambia: senza benzina si resta fermi. Con la fine del sogno rivoluzionario e, soprattutto, col collasso del mondo sovietico, ai comunisti italiani rimase un’unica missione: sopravvivere. Se poi fossero riusciti a riciclarsi, ossia rendersi presentabili, avrebbero pure raggiunto il potere a lungo agognato. Ma senza più i sovietici a dare la benedizione e col proletariato che sta dando il ben servito elettorale che potevano fare i compagni? Solo una cosa: allargare il recinto a tutte quelle forze antioccidentali che finora avevano sottovalutato. Quindi tutti dentro: islamici che vogliono distruggere l’Occidente (così questo impara a sconfiggere il comunismo), ecologisti confusionari che si scandalizzano per le emissioni della FIAT Panda ma non sanno cosa hanno fatto i sovietici al Lago d’Aral, immigrati che neanche sanno parlare in italiano (ma un giorno li educheremo e li iscriveremo a cooperative e Sindacato) e varie associazioni gay e transgender, il cui unico scopo non è la libertà sessuale (pienamente garantita nelle democrazie occidentali), ma l’annientamento della famiglia. E la famiglia, deve aver spiegato il figlio di Peppone (ora dirigente di cooperativa) al papà anziano ed un po’ confuso, è il nucleo dell’odiato Occidente capitalista. “Se lo dici tu…” avrà pensato l’uomo vecchio stampo…

L’ideologia dell’autoestinzione

I percorsi storici tuttavia non si fermano. Per i comunisti della generazione di Berlinguer/Occhetto era impossibile aprire alle forze nuove lasciando il controllo del Partito a quelle vecchie. La storia cammina sempre, in una direzione o nell’altra. Tornare indietro ai vecchi valori sociali degli anni ’50 era impossibile: in assenza di un ideale comunista il Partito sarebbe diventato più conservatore di Ronald Reagan. Avanti tutta coi “giovani” quindi. Poco male se al posto della doppietta hanno la bandiera arcobaleno. Poco male se invece di una moglie contadina e quattro figli convivono con un altro ragazzo conosciuto all’università e fuori corso come loro. Diciamoci la verità, avrà pensato il figlio di Peppone, se non abbiamo più i carri armati sovietici alle spalle non possiamo più emanare un ideale di forza, buttiamoci quindi su un ideale di debolezza, nichilismo ed autoestinzione. L’Occidente infame che ha sconfitto Marx morirà lo stesso, questo è quel che conta. Nel frattempo i Governi di centrosinistra moderato stanno trovando tanti immigrati per la mia cooperativa socio-ecologista-umanitaria-accogliente, quindi la pancia piena i compagni me la garantiscono.

E il vecchio? Il buon Peppone ormai è anzianissimo, in Paese si sta preparando il festone per il centesimo compleanno. Per evitargli un infarto il nipote gli ha detto che Kevin è un suo amico, non il suo fidanzato, e ha omesso che sono pure vegani.
L’unico momento di imbarazzo è stato quando il nonno ha messo la televisione al massimo, per ascoltare una tribuna politica. Dopo qualche minuto Peppone ha chiesto al nipote se quei “sovranisti ed identitari” fossero i nuovi dirigenti del PCI, al ché il nipote s’è spaventato: “Ma vah nonno! Sono fascisti che pensano ai lavoratori italiani prima che a quelli immigrati, che voglion garantire la legittima difesa in casa propria e che dicono che i bambini si possono fare solo tra uomo e donna senza uteri in affitto e cose simili…sono fascisti nonno!”.
Al che il vecchio Peppone, dopo qualche istante di perplessità: “Meno male che son vecchio, non ci capisco più un c…”.

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Laureato in Storia con indirizzo moderno e contemporaneo presso l'Università di Genova. Saggista, è autore di Ucraina in fiamme. Le radici di una crisi annunciata (2016), Dal Regno Unito alla Brexit (2017), Scosse d'assestamento. "Piccoli" conflitti dopo la Grande Guerra (2020) e Da Pontida a Roma. Storia della Lega (2020, con prefazione di Matteo Salvini).